di Claudio Tucci
Reddito di emergenza per colf e lavoratori a termine non rinnovati
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C’è una emergenza nell’emergenza. Che riguarda quelle migliaia di lavoratori precari, dalle colf ai badanti, a coloro a cui sta per scadere il rapporto a termine, che stanno rimanendo senza reddito, a causa della difficile crisi sanitaria che si sta ripercuotendo, con forza, sul mondo del lavoro (in primis quello “non alle dipendenze”). Il tema è estremamente delicato; e al momento non trova risposte efficaci nel primo decreto del governo “cura Italia” che ha affrontato soprattutto l’aspetto del rafforzamento della cassa integrazione (ordinaria, e in deroga), a vantaggio perciò dei lavoratori dipendenti.
È allo studio dell’esecutivo un nuovo provvedimento: un decreto di aprile che - stando alle indicazioni fornite dalla viceministra dell’Economia Laura Castelli - sarà chiuso «entro i primi dieci giorni di aprile, in modo di poterlo varare tra il 12 e 13, prima però dobbiamo tornare in Parlamento per chiedere nuovamente di scostarci dai saldi di finanza pubblica».
Castelli: ora reddito d’emergenza
A lanciare il sasso nello stagno, nei giorni scorsi, è stata proprio la vice ministra pentastellata che in una intervista su La Stampa ha coniato il termine reddito d’emergenza proprio per tutelare questi lavori e lavoretti, oggi in forte difficoltà. L’esponente grillina ha sostenuto l’opportunità di raggiungere questo obiettivo, intervenendo su uno strumento esistente, vale a dire il reddito di cittadinanza, allargandone le maglie e mitigandone le condizioni previste.
Gualtieri: tutelare chi non ha più un reddito
Le ipotesi allo studio sono però diverse, come ha ammesso il premier, Giuseppe Conte. Sul tema ieri, 29 marzo, ad esempio, è intervenuto anche il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, che ha riconosciuto il problema, ma ha ipotizzatodi rafforzare e allargare il bonus di 600 euro oggi decollato per lavoratori autonomi e professionisti iscritti alle casse private, attraverso il fondo di ultima istanza introdotto dal dl «cura Italia». «Non è tanto il momento di riformare strumenti ordinari - ha detto Gualtieri -, ma di far fronte a una situazione straordinaria». Il bonus insomma, è il pensiero del titolare dell’Economia, dovrà essere reso più universale e attribuibile, perciò, anche «a chi non usufruisce di una fonte di reddito».
Il nuovo fronte: contratti a termine non rinnovati
Oggi il nuovo fronte caldo sono i tanti contratti a termine in scadenza, molti dei quali non vengono rinnovati per via della crisi. Spesso per questi lavoratori, fanno notare i tecnici del Mef, c’è a disposizione solo la Naspi (la nuova indennità di disoccupazione), ma che per costoro è di importo bassissimo (il sussidio infatti è legato a contributi versati e retribuzione, che in questi casi non sono elevati). Per loro, quindi, c’è bisogno di una tutela ad hoc, che potrebbe essere rappresentata dal fondo di ultima istanza. O appunto dal nuovo reddito d’emergenza.
Il nodo colf e badanti
Altro fronte caldo, ad esempio, sono colf e badanti. Sono circa 850mila quelli regolari (con le irregolari si supera abbondantemente il milione). Ebbene anche costoro, a oggi, non hanno specifiche tutele. Non a caso sul sito del Mef, nelle nuove Faq, si scrive che la situazione di colf e badanti , appunto, «è attualmente in considerazione, in vista di un loro inserimento tra i beneficiari del Fondo residuale previsto nell’articolo 44» del dl cura Italia. Anche per costoro quindi si tratta di mettere in campo gli strumenti migliori per sostenere il loro reddito.
Per approfondire:
● Conte: 4,3 miliardi ai Comuni per l'emergenza alimentare
● Coronavirus, dal Pd a M5s a Iv: pressing nella maggioranza per misure a sostegno delle famiglie
Claudio Tucci
Redattore
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