di Valérie Perrin
Valérie Perrin e il suo ultimo romanzo, Cambiare l'acqua ai fiori, uscito in Italia nel 2019.
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Dopo avermi seguito per trent'anni e dieci case, dopo aver fatto a lungo parte dell'arredo delle camere dei miei figli, il mio grande armadio normanno ha trovato un nuovo posto: la cucina della casa in Normandia del mio compagno, il regista Claude Lelouch, un luogo d'incontro per la nostra amata famiglia allargata. Me ne innamorai e lo acquistai a 23 anni al mercato delle pulci, che è sempre stata una mia grande passione, una scelta bizzarra per l'età che avevo e anche per il prezzo, una piccola follia. Ricordo ancora lo sconcerto e le urla dei facchini alla notizia che, in quella mia casa parigina al quinto piano, l'ascensore non c'era. Ad aspettarli, al termine dell'infinita scalata, c'era invece mio padre, che mi aiutò nell'impresa di montare l'armadio. Ho sempre avuto un'attrazione per le cose antiche, per gli oggetti su cui il tempo ha lasciato il segno, soprattutto per tutto ciò che va dagli anni Venti agli anni Cinquanta.
Testimone di questo amore per il passato è la mia grande collezione di scodelle per il latte. Ne ho tantissime e ancora oggi giro per mercatini e piccoli antiquari di tutta la Francia per trovarne sempre di nuove. Il tempo ha il potere di dare importanza sentimentale anche a ciò che altrimenti non lo avrebbe. Penso alla collana di perle che mi ha donato la sorella di Claude, un gesto che mi ha profondamente toccato. Il collier apparteneva alla loro madre e questo lo rende speciale. Lo conserverò per tutta la vita e so già che a mia volta lo lascerò a Gabrielle, mia amatissima nipotina, se non di sangue sicuramente del cuore, figlia della figlia di Claude, Salomé. Trovo che trasmettere gli oggetti e le conoscenze tra le donne di una stessa famiglia sia una cosa bellissima. Io spero di farlo anche con un altro oggetto che mi è molto caro, il primo pigiamino dei miei figli, Valentin e Tess, passato dall'uno all'altra e pronto per essere indossato dai nipoti che verranno.
Con Tess, la più giovane, che oggi fa l'attrice, dividiamo anche un piccolo talismano, una medaglietta della Vergine Maria. Ne ho comprate recentemente due, una per me e una per lei, in uno di quei negozietti vicini al Vaticano, mentre ero in Italia per un festival letterario. A Valentin, che non è credente, da quel viaggio ho preferito portare pasta, olio e aceto balsamico. Quella per il cibo italiano e i suoi profumi è una passione condivisa, sono sapori che ritrovo nei piatti semplici del Midi. Basta il ricordo dei peperoni marinati a riportarmi in uno dei miei luoghi del cuore, Les Calanques di Marsiglia. È la mia madeleine, sufficiente per regalarmi l'illusione di un tuffo nel Mediterraneo in pieno agosto, con la sensazione del sole sulla pelle e il suono delle cicale ad accompagnare le mie nuotate. È un paesaggio incantevole, con quelle cattedrali di pietra grigia da cui spuntano i pini marittimi e i cespugli inebrianti di timo e rosmarino, un meraviglioso preludio alle colline provenzali, universo del mio amato Marcel Pagnol.
I profumi hanno un grande potere evocativo e simbolico. Adoro Rêve d'Ossian, un'essenza speciale, che sa d'incenso e candele, dell'aria che si respira in certe chiese. Lo amo a tal punto da averlo voluto nelle pagine del mio romanzo. È il profumo di Sasha, uno dei personaggi di Cambiare l'acqua ai fiori, una fragranza confortante per la protagonista, Violette. Una delle tante cose belle che mi sono accadute dopo l'uscita del libro è stato ricevere a casa Rêve d'Ossian dalla Maison Oriza, che lo produce dal 1900, e che mi ha rintracciato per ringraziarmi, una vera sorpresa. Un altro profumo accompagna tutto il romanzo, quello della crema alla rosa per le mani di Violette, un elemento che è parte integrante del personaggio, così come lo sono il tè al gelsomino servito con un po' di miele, l'annaffiatoio e le due gocce serali di Porto annata 1983.
Sono elementi che ho appuntati su un quaderno che ho appena ritrovato, quasi per caso, sulla mia scrivania. Me ne ero completamente dimenticata. Sulla copertina di questo taccuino intitolato Le livre à venir (letteralmente, Il prossimo libro, ndr), che nella grafica riprende la storica La Blanche, la collana dedicata alla letteratura francese di Gallimard, ho scritto per la prima volta a penna il nome di Violette Toussaint e, all'interno, ho ritrovato tutti quelli dei personaggi e degli animali citati nel romanzo. Per me è un ricordo prezioso e ho pensato che sarebbe bello metterlo all'asta e devolvere il ricavato a un'associazione benefica. Se devo pensare a un oggetto evocativo e dal forte potere narrativo, la prima cosa che mi viene alla mente sono proprio i romanzi. Il mio desiderio di scrivere è nato da quello che ho letto altrove e per questo ci sono libri da cui non amo separarmi. Accanto al letto tengo, infatti, quella che per me è una piccola Bibbia, Mal di pietre della scrittrice sarda Milena Agus. La giovane nipote, che nel romanzo racconta la storia d'amore della nonna, è stata una fonte d'ispirazione per il personaggio di Justine, protagonista de Il quaderno dell'amore perduto. Il potere dei libri è straordinario, a volte salvifico, come per la mia Violette. Quando il suo sguardo incontra, in una vetrina, la copertina de Le regole della casa del sidro di John Irving, la sua vita cambia. Grazie a quel libro imparerà a leggere per sé e per sua figlia, lo vorrà sempre accanto a sé, un oggetto del cuore come il mio grande, vecchio armadio normanno.
(Valérie Perrin è una scrittrice, fotografa e sceneggiatrice francese. Ha lavorato a lungo come fotografa di scena delle più importanti produzioni cinematografiche d'Oltralpe. Il suo romanzo d'esordio, Il quaderno dell'amore perduto, è stato pubblicato in Italia nel 2016. L'ultimo, Cambiare l'acqua ai fiori, è uscito in Italia nel 2019 per Edizioni E/O)ht.
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