di Nicola Barone
Lagarde: "Draghi e' fortuna per Italia, ripresa in 2021"
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Un orizzonte di «lungo periodo». Dovrà essere un governo marcatamente «europeista» e dalla «forte vocazione atlantista». Serviranno maggiori investimenti per la ripresa evitando con i ristori il più possibile contributi a fondo perduto. Messi insieme gli spezzoni venuti fuori dal secondo giro di consultazioni, prende forma mano a mano il disegno di programma che accompagnerà il presidente del Consiglio incaricato Mario Draghi verso il nuovo esecutivo. Agli esponenti dei vari partiti l’ex presidente della Bce ha rinnovato l’intenzione di puntare dritto a riforme nei gangli vitali dell'amministrazione dello Stato, dal fisco alla giustizia civile.
Nella impostazione di fondo abbozzata da Draghi sarà l’ambiente a «innervare» tutti gli ambiti di investimento, spingendo a una riconversione del sistema produttivo. Nell’immediato la priorità è quella di «implementare» l’attuale piano vaccinale perché diventi realmente «efficace». Soltanto raggiunto un livello alto di vaccinazione della popolazione si potrà tornare a una fase espansiva, prima di quel momento risulta infatti difficile pensare a una ripresa robusta dell’economia. Nel frattempo l’Italia si potrebbe trovare a gestire una alto tasso di disoccupazione; questo comporta che il governo dovrà «tutelare le persone che perdono il lavoro». Si tratta in buona sostanza di dare rilievo concreto alla coesione sociale richiamata dal premier nelle sue interlocuzioni degli ultimi giorni.
Mercoledì è in programma, nella tarda mattinata, il confronto tra Mario Draghi e le parti sociali. Per quanto riguarda le imprese, oltre al loro sostegno, una mina è la questione dell’indebitamento con le banche, dei crediti che potrebbero trasformarsi in crediti deteriorati. E dunque puntellare la solidità del sistema bancario appare una ulteriore necessità strategica nei piani dell’esecutivo nascente. In base a quanto anticipato molti degli investimenti interesseranno le infrastrutture.
Per dare slancio alla campagna di vaccinazione avviata il focus verrà posto in particolare sugli aspetti assai spinosi della produzione e della logistica. Ai gruppi parlamentari incontrati il premier avrebbe sottolineato la questione dell’approvvigionamento citando ad esempio, per bocca di alcuni interlocutori, la marcia innestata dal Regno Unito nella somministrazione a tappeto sul territorio.
Stando ancora a quanto riferito, per Draghi una autonoma capacità fiscale della Ue potrebbe dotarne il bilancio delle risorse necessarie per la mutualizzazione del debito buono. È un obiettivo non facile ma che l’alto profilo del premier incaricato, nella responsabilità che si trova ora innanzi, riporta in primo piano. Intanto sull’impianto del Recovery plan italiano sono arrivate in giornata non poche riserve nell’ambito delle audizioni in Parlamento, laddove - come sottolineato dall’Ufficio parlamentare di bilancio - «ragioni di efficacia richiederebbero verosimilmente di rinunciare a qualche linea di intervento e concentrare le risorse su un numero minore di priorità, per avere un impatto maggiormente visibile su quelle prescelte». Accanto alla riformulazione del piano da presentare a Bruxelles Draghi avrebbe fatto espresso riferimento a tre riforme da varare, in ordine cioè a Fisco, Pubblica amministrazione e giustizia civile. Sul primo punto non è più procrastinabile il metter mano a una razionalizzazione nella giungla delle cosiddette “tax expenditures”.
Anche l’istruzione è stata posta in cima all’agenda, nei colloqui con i partiti. In questo senso per il premier incaricato occorre lavorare da subito perché a settembre tutte le cattedre siano assegnate e i docenti siano in classe dal primo giorno del nuovo anno scolastico. Da evitare il ripetersi delle molte migliaia di cattedre vacanti come lo scorso anno, alla ripresa dopo l'estate. Inoltre il futuro governo dovrà «rimodulare il calendario scolastico» del periodo in corso, per recuperare i «numerosi giorni persi».
Nicola Barone
Redattore
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