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Coronavirus, è emergenza anche per le autoscuole: 30mila lavoratori a rischio

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(IMAGOECONOMICA)

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Le autoscuole in Italia sono circa 7.000 e sono tra i settori maggiormente colpiti dal blocco delle attività che sta accompagnando l'emergenza sanitaria da Covid-19.

22 aprile 2020
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2' di lettura


È emergenza anche per le autoscuole, 30.000 i lavoratori a rischio
Le autoscuole in Italia sono circa 7.000 e sono tra i settori maggiormente colpiti dal blocco delle attività che sta accompagnando l'emergenza sanitaria da Covid-19. Ferme tutte le iscrizioni e i corsi, finiscono così a rischio circa 30.000 posti di lavoro tra addetti al front-office, insegnanti di teoria e istruttori di guida. La prima preoccupazione è la liquidità, strettamente collegata con le incognite sui tempi di riapertura.
A rappresentare il settore c'è Unasca, Unione Nazionale Autoscuole Studi Consulenza Automobilistica, che in questi giorni ha lanciato l'allarme per le gravi ripercussioni che il blocco sta avendo su un comparto fondamentale ma purtroppo dimenticato finora dal dibattito pubblico. Inoltre, l'emergenza economica è aggravata dal fatto che - a fronte di un sostanziale azzeramento degli incassi - le autoscuole devono sostenere numerose spese correnti legate ad utenze, stipendi e contributi, bolli, assicurazioni, affitti di locali e box auto.
La didattica delle autoscuole è sospesa dai primi di marzo e, al momento, non è nemmeno chiaro quando si potrà ricominciare e in quali condizioni. Il problema, a cascata, va ad incidere sia sulle migliaia di utenti in attesa di poter svolgere tutto l'iter per il conseguimento della patente di guida, sia sugli autisti professionali che necessitano di rinnovo della carta di qualificazione del conducente (cqc), documento essenziale per poter circolare.

“Il pericolo è che si continui a pensare all'istruzione come una attività a rischio contagio – sottolinea il Segretario Nazionale di Unasca Emilio Patella - e che pertanto anche per le autoscuole si pensi ad una ripresa dopo l'estate. Una scadenza temporale che non ci possiamo permettere. Molti colleghi sono già al limite, anche perché da gennaio alle patenti di categoria B è stata applicata l'iva al 22% e questo ha rallentato la richiesta da parte di molti giovani. E ad oggi nessun titolare ha ancora percepito il bonus di 600 euro e nessun dipendente è stato beneficiato della cassa integrazione. Chiediamo dunque al Governo che sia data attenzione alla nostra situazione. Vogliamo riprendere a lavorare – conclude Patella - appena le condizioni di sicurezza lo permetteranno, adottando tutti i dispositivi di protezione che l'Istituto di Sanità riterrà opportuni”.

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