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Chi vivrà, vedrà

di Fabio Tamburini

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L'impressione, anzi la certezza, è che, dopo l'esordio di Caltagirone in Mediobanca, l’amministratore delegato Nagel avrà un problema in più

4 marzo 2021
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2' di lettura

Negli ultimi anni le grandi sfide nel mondo dell’alta finanza made in Italy sono diventate sempre meno frequenti e sono diminuite d'intensità. In passato i protagonisti erano Enrico Cuccia e la sua Mediobanca, Gianni Agnelli e Cesare Romiti, Carlo de Benedetti, Raul Gardini, i banchieri al vertice delle tre banche d’interesse nazionale, cioè Comit, Credito italiano, Banca di Roma.

Poi, sia perché l'orologio biologico non lascia scampo, sia perché i tempi sono cambiati, le cronache finanziarie hanno avuto sempre meno protagonisti e sempre meno colpi di scena.

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Ieri invece c'è stata una comunicazione che merita attenzione. Francesco Gaetano Caltagirone, a cui certo non manca liquidità abbondante, stimata in oltre 1 miliardo di euro, ha annunciato in Consob l’acquisto dell’1 per cento di Mediobanca. E tutto lascia prevedere che altri acquisti seguiranno.

Caltagirone non ha speso una parola di commento sulla operazione ed è facile prevedere che non lo farà neppure nei prossimi giorni. Ci sono però alcune considerazioni da fare, che è opportuno tenere ben presente. La più importante è che, ormai da qualche tempo, l'imprenditore sta comprando titoli Generali, di cui Mediobanca è azionista al 13 per cento e di cui, da sempre, rappresenta il socio di riferimento e di comando. Lentamente, ma inesorabilmente, Caltagirone è arrivato quasi al 6 per cento. Un percorso che vede una naturale convergenza con Leonardo Del Vecchio di EssilorLuxottica, anche lui azionista di peso delle Generali e di Mediobanca, anche lui molto liquido. Nel primo caso con un pacchetto di titoli intorno al 5 per cento, a cui va sommato un altro 13,2 per cento dell'istituto di piazzetta Cuccia.

Va tenuto conto, inoltre, della presenza nell'azionariato di Generali e di Mediobanca dei Benetton, a cui fanno capo rispettivamente un altro 4 per cento del gruppo assicurativo e il 2,1 per cento della banca. Già oggi, quindi, Mediobanca non è più nelle condizioni di dettare legge in Generali, al contrario di quanto è sempre avvenuto da almeno mezzo secolo. Lo confermano anche vicende recenti come il mancato passaggio di Banca Generali dal gruppo assicurativo triestino alla stessa Mediobanca, che è stato fortemente voluto dall'amministratore delegato dell'istituto, Alberto Nagel, ma che non è andato in porto.

Ugualmente, su molti fronti ormai, gli orientamenti di Mediobanca su scelte di competenza Generali non risultano coincidenti con quelli di Del Vecchio e Caltagirone. L'impressione, anzi la certezza, è che, dopo l'esordio di Caltagirone in Mediobanca annunciato ieri, Nagel avrà una gatta in più da pelare. Chi vivrà, vedrà.

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