di Benedetta Blancato
(Credit: Courtesy Pasino Grand Aix-en-Provence)
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Il lavaggio regolare dei gettoni, i guanti in latex per i croupier, le bottiglie di gel idroalcolico su tutti i tavoli e il divieto di baciarsi, abbracciarsi e stringersi la mano. Alle prime avvisaglie dell'epidemia, le sale da gioco francesi avevano subito messo in campo misure sanitarie rigorose; poi si sono dovute arrendere alle disposizioni generali governative, che hanno imposto la chiusura di tutti i «luoghi non essenziali alla sopravvivenza del Paese».
Per i casinò, è una battuta d'arresto che arriva al termine di una lunga serie di rovesci di fortuna. I guai iniziano nel 2006, con la norma che rende obbligatoria la presentazione di un documento di identità all'entrata delle 193 sale sparse in tutta la Francia; continuano l'anno successivo con il divieto di fumare nei luoghi pubblici; culminano nel 2009 con la crisi economica. Gli operatori del settore tremano. Eppure, l'industria del gioco riesce a rialzarsi, il 2019 registra un +3,5 per cento di pubblico rispetto all'anno precedente.
Le sale si sono progressivamente trasformate in luoghi di aggregazione. Oggi, si va al casinò anche per cenare, guardare un film o assistere a un concerto. Il gruppo Barrière, famoso per coniugare gioco d'azzardo e hôtellerie di lusso, eccelle nell'intrattenimento a 360 gradi. Per sedurre i giovani appassionati di gaming, gli stabilimenti si sono arricchiti di proiettori olografici e maxischermi interattivi con contenuti spettacolari, in grado di far vivere esperienze immersive. Il casinò del futuro è più grande, più digitale e anche en plein air, come ha dimostrato la scelta del gruppo Partouche di inaugurarne uno sotto il cielo blu della La Ciotat, vicino a Marsiglia. Il casinò, sviluppato interamente all'aperto, allieterà i giocatori con jacuzzi e animazioni da villaggio vacanze. Stessa scelta per il terzo gruppo francese, Joa, che nel 2016 ha aperto uno stabilimento “per famiglie” nella baia di Tolone: 5mila metri quadrati di vetrate sulle onde del Mediterraneo, con due ristoranti panoramici. Attirare i non giocatori, «offrire un vero momento di intrattenimento: ecco il futuro», aveva dichiarato a Le Parisien Fabrice Paire, presidente di Partouche, prima che un un virus sconosciuto gettasse un'ombra sinistra sull'avvenire.
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