di Luca Tremolada
"Gamer Grandma", 90enne da Guinness pazza di videogame e GTA
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Lo aveva anticipato Bobby Kotick numero uno di Activision in epoca non sospetta: «probabilmente i giochi free play e quelli sugli smartphone sono un buon modo per allargare il nostro pubblico». Il sottotesto è chiaro: l'incertezza del mercato e gli alti livelli di disoccupazione generati dal lockdown potrebbero indebolire la domanda tradizionale di videogame, quindi meglio correre al riparo,offrire giochi alla moda con un modello di business diverso: settanta euro per un gioco potrebbero diventare una barriera all’ingresso troppo alta. Nasce così Call of Duty: Warzone, un free-to-play ambientato nel mondo Cod ma con li gameplay Battle Royale di Fortnite e la potenza di fuoco dei giochi Activision.
Dal lancio del 10 marzo Cod: Warzone ha continuato a macinare record su record: 6 milioni di giocatori nelle prime 24 ore, 15 milioni dopo i primi 4 giorni, 30 milioni a 10 giorni dal lancio (Apex Legends si era fermato a 25 nello stesso periodo), 50 milioni il 10 aprile - nel picco del Covid-19 - fino a raggiungere i 60 milioni a maggio.
A 15 anni dalla sua nascita lo sparatutto più famoso della storia del videogame ha trovato un modo furbo per cambiare modello di business e rilanciarsi. La quarta stagione è stata annunciata pochi giorni fa e sta trainando le vendite di Modern Warfare, l’ultimo capitolo di Cod uscito a fine ottobre dell’anno scorso. A oggi, dicono in Activision, Modern Warfare ha venduto più unità e ha più giocatori dei titoli passati.
In termini di biodiversità del gaming, Warzone dimostra che giochi come Fortnite sono game as a service a tutti gli effetti, paragonabili a villaggi vacanze dove a ogni cambio di settimana tocca inventarsi qualcosa per tenere alta l’attenzione. Il copione è sempre lo stesso: vieni paracadutato su un'isola, raccatti armi e lotti per sopravvivere. Fuziona? Per quasi un anno il modello Battle Royale è diventato nel mondo quello che è Fifa per l'Italia: il videogioco più giocato dagli adolescenti (e non solo). IIl merito va agli sviluppatori che hanno saputo intrattenere la propria community fornendo quello che più chiede. A questa formula di successo Warzone aggiunge una estetica del modo di pensare la guerra unico e una comunità di giocatori che da decine di anni condivide queste mappe belliche. Non è poco.
Il claim del gioco anticipa tutto: fai squadra con i tuoi amici e lanciati in un campo di battaglia che può schierare fino a 150 giocatori. Promessa mantenuta. Le regole base sono quelle di sempre: stai nella lobby a prenderti a cazzotti, poi vieni gettato su un campo di guerra che richiamano in tutto l'ultimo Cod. A quel punto tocca sopravvivere. Si arriva a 150 guerrieri divisi in squadre da 50. Tecnicamente è un pezzo del multiplayer di Modern Warfare. Nel modello di business, come abbiamo visto, è Fortnite ma un po’ meno adolescenziale. Ricordiamo che il sistema di microtransazioni permette di acquistare esclusivamente oggetti estetici. Insomma, cambia la prospettiva. I fan storici di Cod non lo accetteranno mai. Quelli più giovani invece stanno gradendo. Infatti il gioco è un successo.
Luca Tremolada
Giornalista
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