di Celestina Dominelli
Bollette, nuovo tetto Isee per il «bonus sociale»
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Come previsto dal decreto legge milleproroghe, la fine della maggior tutela per le bollette di luce e gas è fissata al 1° gennaio 2022. Ci sarà quindi più tempo per passare al mercato libero. E, a giudicare dall’ultima fotografia scattata dall’Autorità per l’energia, le reti e l’ambiente (Arera), contenuta nella Relazione annuale sullo stato dei servizi e dell’attività svolta che sarà presentata il prossimo 11 settembre, i passaggi al mercato libero continuano: dei quasi 30 milioni di clienti domestici censiti nel 2019, 15 milioni sono infatti serviti in maggior tutela, mentre 14,6 milioni risultano passati al mercato libero. Il 49,4% del totale rispetto al 46,4% dell’anno prima: il 3% in più.
A fronte di un milione e 690mila punti di prelievo domestici persi nel mercato tutelato nel 2019, quello libero ne ha guadagnati 1 milione e 768mila. Le famiglie che acquistano energia sul mercato libero sono cresciute del 13,2%, mentre quelle servite in maggior tutela sono diminuite dell’8,7 per cento. A dodici anni di distanza dalla completa apertura del mercato elettrico, avvenuta il 1° luglio 2007, il servizio di maggior tutela riguarda ancora poco più della metà della clientela domestica.
Ma dove si concentrano maggiormente i passaggi al mercato libero? La ripartizione delle diverse tipologie di mercato a livello territoriale, fa osservare l’Arera, è molto simile a quella del 2018: la porzione di energia acquistata sul mercato libero risulta più ampia nelle Regioni centro-settentrionali, mentre nella maggior parte di quelle meridionali i segmenti della maggior tutela e della salvaguardia sono più estesi della media nazionale (pari al 15,9% nella maggior tutela, all’1,4% nella salvaguardia e all’82,7% nel mercato libero)
Sfogliando la relazione, si scopre infatti che sono Valle D’Aosta, Umbria, Friuli-Venezia Giulia , Emilia-Romagna e Lombardia i territori con le quote di mercato libero più elevate (circa sei punti percentuali o più sopra la media nazionale). Le Regioni in cui la quota del mercato libero ha raggiunto o superato l’80% nel 2019 sono divenute 14, mentre nel 2018 erano 11: le tre Regioni in più rispetto al 2018 sono il Molise dove la quota del mercato libero è passata dal 76% all’84%, la Basilicata, dove è salita dal 79% all’81 per cento, e la Liguria, passata dal 78% all’80,5 per cento.
Al contrario, le Regioni con le percentuali più basse sono le seguenti: la Calabria mantiene il primato con la più bassa quota di apertura al mercato, quest’anno pari al 60,8%, seppur in lieve e costante crescita (era al 59,2% nel 2018). Percentuali ridotte si riscontrano poi in Sicilia (69,3%), Campania (68,6%) e Puglia (72,9%).
Passando alla diffusione del mercato libero tra le diverse famiglie, nel 2018 erano solo due le Regioni in cui più della metà delle famiglie acquistava elettricità nel mercato libero: Umbria (55%) ed Emilia-Romagna (52%). Nel 2019 il numero delle Regioni con oltre il 50% delle famiglie che compra l’energia elettrica nel mercato libero è salito a 10. Oltre all’Umbria (in cui nel frattempo la quota è salita al 62%) e all’Emilia-Romagna (passata al 57%), si sono aggiunte anche il Piemonte con il 55%, l’Abruzzo, la Valle d’Aosta e le Marche, tutte al 53 per cento, la Lombardia e la Toscana, al 52%, il Trentino-Alto Adige e il Lazio, con il 51 per cento.
Celestina Dominelli
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