di Chiara Beghelli
Fabio Antonini, ad di 3A Sport
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Non c’è bisogno di essere grandi per dare grandi esempi. Prendiamo il percorso verso la sostenibilità: da tempo i giganti della moda e del lusso gli dedicano budget sempre più ampi, report specifici, azioni e comunicazioni ad hoc. Su questo percorso, tuttavia, camminano sempre più numerose anche le piccole e medie imprese, con scelte molto concrete e immediatamente riconoscibili.
L’ingresso del nuovo hub di 3A Sport
Una di queste aziende è 3A Sport, fondata nel 1982 ad Affi, piccolo comune nel veronese affacciato sul Lago di Garda, che dal 2013 distribuisce in esclusiva per l’Italia brand globali come Nike, Converse, Nike Swim e il gruppo Haddad, la multinazionale americana licenziataria mondiale dell’abbigliamento da 0 a 16 anni dei Brand Hurley, Jordan, Converse e Nike. Con 100 dipendenti fra diretti e indotto e un fatturato di oltre 45 milioni di euro, 3A Sport ha appena inaugurato la sua nuova sede nella vicina Cavaion Veronese, un hub polifunzionale che è anche un tributo di sostenibilità sociale e ambientale per la sua comunità.
«Il Covid non ci ha fermato, avevamo deciso di aprire e l'abbiamo fatto, anche se si è trattato di un investimento molto importante - racconta via Zoom proprio da Cavaion l’amministratore delegato Fabio Antonini, che è anche fra i fondatori di 3A Sport -. Abbiamo recuperato il vecchio stabilimento del calzaturificio Canguro e lo abbiamo modernizzato rendendo più efficienti gli impianti e i consumi. Ma soprattutto abbiamo voluto condividere con la comunità il nostro 3A Campus, una zona di svago realizzata accanto a dei vigneti, dove creeremo un percorso della salute, con un playground da basket e uno skatepark: ne beneficeremo noi stessi, ma la apriremo gratuitamente anche al territorio che ci ospita, soprattutto alle scuole che non hanno impianti adatti. È un progetto che guarda molto agli adolescenti, che ora più che mai hanno bisogno di incontrarsi e restare in contatto».
Fabio Antonini, ad e chief visionary officer di 3A Sport
Ai più giovani è dedicato anche un format di negozio molto innovativo messo a punto da 3A Sport, chiamato Just Play: «La vicinanza a un osservatorio globale come quello di Nike ci ha portato a sperimentare delle innovazioni già cinque anni fa - prosegue Antonini -, con un modello di “vertical e-store”, cioè focalizzato sui ragazzi e molto integrato con il digitale. Non avevamo previsto neppure le casse. Ma se nel 2016 eravamo in qualche modo troppo avanti, oggi questa formula ibrida è perfetta: si tratta di uno spazio dove un cliente può venire con i figli, che poi saranno accompagnati in un percorso lungo prodotti ed esperienze, potranno fare acquisti e poi averli recapitati a casa».
L’interno del nuovo hub di Cavaion Veronese
Il nuovo hub è il coronamento di un percorso di crescita e sviluppo che ha portato 3A Sport a conquistare la fiducia di Nike e degli altri big, che si sono affidati all’azienda per essere distribuiti in tutta Italia: «È un rapporto di fiducia che abbiamo costruito nel tempo rispettando le loro strategie e le loro regole, e facendo anche da test in alcuni casi per nuove strategie e regole», spiega l’ad.
Questa passione per l’avanguardia si è declinata anche nell’apertura dei “District” a partire dal 2019, showroom polifunzionali inaugurati a Napoli, Catania e Roma, dove i clienti di 3A Sport possono incontrarsi e scoprire i prodotti, ma concepiti anche come spazi di coworking e per workshop, quando sarà possibile organizzarne. 3A Sport, infatti, ha anche messo a punto un servizio di formazione rivolto ai propri clienti: #weleadyourexcellence è un vero e proprio percorso di accompagnamento a supporto dei quei piccoli e medi rivenditori che il Covid, ma anche il veloce sviluppo dei canali di shopping, ha messo in difficoltà.
«Lavoriamo con grandi clienti come AW Lab o Cisalfa, ma anche con moltissimi negozi indipendenti, che sono poi la cifra del nostro Paese rispetto al resto del mondo - prosegue Antonini - . Vogliamo proteggere questa categoria, aiutandoli a evolvere, ad avere una visione più ampia, condividendo ciò che abbiamo imparato dai brand globali. I negozi fisici non spariranno, come molti avevano previsto durante il primo lockdown. Ma certo, il boom dell’ e-commerce ci ha abituati ad avere servizi migliori, più velocità, più flessibilità. Quando torneremo nei negozi avremo delle aspettative più alte. E solo chi saprà adeguarsi a questi cambiamenti resterà sul mercato».
In questo contesto, anche i negozi indipendenti possono trovare un nuovo ruolo: «Offrire a questo consumatore più maturo e consapevole un'esperienza più su misura. Il negozio di vicinato verrà riscoperto e offrirà uno shopping più curato. Così anche l'indipendente può contribuire alla brand awareness di un grande marchio».
Anche 3A Sport ha comunque subito i contraccolpi della pandemia, pur se attenuati da un sistema digitale molto rodato: «Tramite il nostro portale abbiamo generato il 32% delle vendite nel 2020, anche perché abbiamo puntato sugli ordini più ravvicinati, a scapito di quelli “futures”, cioè a 6-8 mesi. Una flessibilità che ha permesso ai negozianti di chiedere un riassortimento in brevissimo tempo e al bisogno. Il Covid ci ha tolto, ma ci ha anche dato delle lezioni: questa flessibilità, la velocità di decidere, la capacità di selezionare i progetti che funzionano».
E ha anche cambiato, forse per sempre, i guardaroba, dove entrano sempre più capi casual e meno formali, conseguenza di questo nuovo modo di vivere più intimo e domestico: «L'abbigliamento sportivo oggi fa parte della nostra quotidianità, non è più usato solo da sportivi - spiega Antonini, appassionato collezionista di sneakers -. E proprio le sneakers stanno diventando anche un bene rifugio, un investimento, come un orologio o un’opera d’arte, come dimostra la scelta di Sotheby’s di battere all’asta per la prima volta un paio di Nike Air Jordan, vendute lo scorso anno a 560mila dollari».
Chiara Beghelli
Redattore
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