di Davide Colombo
Riscatto laurea o fondo pensione? Ecco le scelte giuste da fare
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La ruota degli investimenti delle Casse previdenziali dei professionisti e dei Fondi pensione continua a girare sull'estero. Nel 2019 gli investimenti domestici delle 20 Casse privatizzate si sono fermati a 34,8 miliardi (il 36% delle loro attività), con un calo del 3,9% rispetto al 2018. Gli investimenti all'estero sono invece cresciuti del 4,1%, raggiungendo i 48 miliardi. Anche i fondi pensione hanno continuato a puntare sull'estero con investimenti per 99 miliardi (65,9% dell'attivo netto), in crescita del 3,4%, mentre gli investimenti domestici si sono stati 40,3 miliardi, in calo di un punto rispetto all'anno prima.
I nuovi dati sugli investimenti delle Casse previdenziali sono stati presentati da Mario Padula, presidente della Covip, la Commissione di vigilanza, nel consueto “Quadro di sintesi” annuale. E sono destinati a riaccendere l'annoso dibattito sulle effettive possibilità (e volontà) di orientare gli investimenti di Casse e Fondi pensione verso l'economia nazionale. Le motivazioni per cui la scelta dell'estero resta forte sono molteplici: maggiore offerta di strumenti finanziari, forte diversificazione del rischio, portafogli che replicano benchmark internazionali. Ed è pure da ricordare che gli investimenti in Italia restano molto orientati su immobili e titoli di Stato. Sia pure in lieve calo, gli investimenti in immobili delle Casse sono attorno ai 20 miliardi (20,8% dell'attivo), mentre gli investimenti in titoli di debito, pari a 36,5 miliardi di euro (32,6 nel 2018), formano il 38 % dell'attivo con un aumento di 0,5 punti percentuali rispetto al 2018
Secondo l'osservatorio Covip al netto degli investimenti immobiliari e dei titoli di Stato, le risorse finanziarie destinate alle imprese italiane da questi investitori istituzionali possono essere calcolate in 11,8 miliardi di euro (9,8 nel 2018), così suddivisi: 6,6 (5,4 nel 2018) da parte delle Casse di previdenza e 5,2 (4,4 nel 2018) impiegati dai Fondi pensione. Si tratta, complessivamente, di circa il 4% del totale degli attivi: il risparmio previdenziale intermediato da Casse di previdenza e Fondi pensione a fine 2019 ha raggiunto infatti i 281,1 miliardi di euro, il 15,7 % del Pil: 96 miliardi di euro fa capo alle Casse di previdenza e 185,1 miliardi ai Fondi pensione.
Mario Padula ha colto l'occasione della presentazione dei dati, nella sede dell'Autorità, per tornare a denunciare la mancanza di una regolamentazione unitaria per le Casse, un provvedimento atteso da nove anni e che nessuno dei diversi governi che si sono succeduti ha voluto adottare. “Le Casse – ha detto Padula - sono così gli unici investitori istituzionali privi di una regolamentazione unitaria, nonostante gestiscano risparmio previdenziale obbligatorio. Col risultato che continua ad ampliarsi il divario regolamentare tra Casse e Fondi pensione, anche per effetto dell'incidenza per questi ultimi della disciplina comunitaria (IORP II). L'emanazione del regolamento fornirebbe invece una cornice normativa oggettivamente necessaria per favorire il processo di rafforzamento di procedure e assetti organizzativi professionali e tecnici delle casse, ma anche sufficientemente flessibile da assicurare ai singoli enti l'adozione di scelte gestionali autonome e responsabili, in ragione delle rispettive specificità”.
Tra le singole Casse, nelle prime cinque si concentra l'83,8% del saldo tra contributi e prestazioni, pari a 2,8 miliardi di euro. Si tratta di Enpam, Cassa forense, Inarcassa, Cnpadc e Enasarco. Solo per due Casse, la Cassa geometri e l'Inpgi-gestione Ago, le prestazioni superano i contributi. In tutti gli altri casi, la differenza è positiva, con un'ampiezza variabile tra Casse e che in rapporto all'attivo varia tra lo 0,4% (Enpaia) e l'8,3% (Enpapi). Particolarmente significativo il disavanzo 2019 della Cassa dei giornalisti, che ha segnato un rosso di 188 milioni di euro.
Davide Colombo
redattore esperto
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