di Barbara Gobbi
Coronavirus: come assistere una persona in isolamento domiciliare
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Rinviare tutte le cure procrastinabili a dopo che lo tsunami Covid-19 avrà lasciato l'Italia. Questa la parola d’ordine arrivata con il decreto legge messo in campo dal Governo per fronteggiare il virus con 20mila operatori in più. La direzione è chiara: «rimodulare o sospendere le attività di ricovero e ambulatoriali differibili e non urgenti», incluse quelle in libera professione intramuraria.
La frenata delle cure “non Covid” nelle Regioni
Da Nord a Sud e come al solito in ordine sparso quando si tratta di sanità le Regioni rispondono alla chiamata: chiusura di interi presidi territoriali per ospitare i pazienti Covid, come è successo in Liguria, sospensione degli interventi chirurgici ordinari e dell'uso delle sale operatorie a eccezione di urgenze, operazioni salvavita e interventi oncologici (Piemonte). O ancora: stop a ricoveri, visite ambulatoriali, esami diagnostici e operativi, ricoveri programmati differibili fatti salvi quelli oncologici e di Pronto soccorso considerati indifferibili (Puglia). Proroga fino al 30 giugno dei piani terapeutici dei farmaci e dei dispositivi per i malati cronici (Sardegna). Gestione telefonica di tutti i pazienti in “follow up” rinviabili (Toscana).
Distribuzione diretta dei farmaci limitata a quelli a esclusiva erogazione ospedaliera e blocco delle attività distrettuali salvo le urgenze e le cure domiciliari (Veneto). La sospensione di tutti gli ambulatori che non abbiamo priorità urgente e breve, con la garanzia di attività vaccinali screening oncologici (Lazio). E' un puzzle di risposte alla crisi sanitaria che tutela i bisogni di salute più urgenti ma nel complesso si traduce in una brusca frenata per tutti i pazienti non Covid.
Diritto alle cure più debole
«È chiaro che l'emergenza coronavirus oggi è tale da giustificare ogni misura – spiega il coordinatore di Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato Antonio Gaudioso – ma in questo contesto rischia di affievolirsi il diritto alle cure dei cittadini che presentano altre malattie e che spesso possono proprio per questo essere più vulnerabili al Covid». Un rischio che si prova ad arginare facendo squadra: è partita proprio da Cittadinanzattiva e dai medici internisti ospedalieri Fadoi la richiesta all'Aifa di prorogare la validità dei piani terapeutici per dieci milioni di pazienti cronici. Che sono poi spesso anziani multi-patologici, prime vittime del virus.
Le linee guida per l'oncologia
Per i pazienti oncologici le direttive arrivano dall'Associazione di oncologia medica Aiom: «Il rinvio delle visite di follow-up e dei percorsi di verifica preventiva via mail o telefono – spiega il presidente eletto Saverio Cinieri - è la strada che indichiamo per i guariti e per i controlli, mentre nel caso di pazienti in trattamento attivo chiediamo la valutazione caso per caso di un eventuale rinvio in base al rapporto tra i rischi legati all'accesso all'ospedale e i benefici attesi dalle cure».
Liste d'attesa senza tregua
Il Servizio sanitario quindi quando può mette in stand-by e rinvia le «altre cure», restringendo anche fisicamente gli spazi o liberando interi reparti e ospedali per i posti letto Covid. Con buona pace delle liste d'attesa, bestia nera della Sanità pubblica: c'è il rischio concreto che i tredici mesi di attesa per una mammografia, i 12 per una radiografia e i 10 per una Tac - quando il Covid ce lo saremo lasciate alle spalle - non crescano ancora. L'unico antidoto sarà dare stabilità a contratti e piante organiche potenziate e riorganizzate in fretta e furia per arginare l'emergenza.
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