di Chiara Di Cristofaro e Enrico Miele
Perché Trump non vuole il crollo del petrolio
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Il tweet di Trump ha riacceso sul finale le Borse europee, che chiudono la seduta di giovedì 2 aprile quasi tutte in territorio positivo. A Milano il Ftse Mib ha terminato con un rialzo dell'1,75% e lo spread che si è “raffreddato” in area 196 punti mentre sono risultati più deboli gli altri listini europei. Secondo il presidente Usa, infatti, Russia e Arabia Saudita dovrebbero a breve tagliare la produzione di greggio fino a 15 milioni di barili al giorno. A stretto giro è subito arrivata la frenata del Cremlino ma l’annuncio del presidente Usa ha messo lo stesso le ali al petrolio, con il Wti che ha riconquistato la soglia di 30 dollari al barile, schizzando al rialzo del 30%. E così è bastata la sola ipotesi di un accordo tra Russia e Arabia Saudita per far dimenticare almeno in parte agli investitori il boom dei sussidi di disoccupazione negli Stati Uniti - con le richieste raddoppiate nel giro di una settimana - segno che gli effetti della pandemia sulla locomotiva Usa sono solo agli inizi.
A Piazza Affari hanno ingranato la marcia le azioni del settore petrolifero, con Eni che sul finale ha registrato un progresso del 6,9%. Hanno fatto abbastanza bene le azioni delle banche, anche se UniCredit è andata in controtendenza e ha lasciato sul parterre l'1,18%. Fca ha registrato un calo dello 0,6%, reggendo abbastanza bene al crollo dati, comune a tutti i costruttori europei, sulle immatricolazioni di marzo, che in Italia per il gruppo sono calate del 90% circa. Fuori dal paniere principale, Giglio è volata del 35% festeggiando l’accordo raggiunto con Confindustria per fornire mascherine alle aziende associate, circa 150mila.
In Usa balzo dei sussidi disoccupazione
Nei sette giorni conclusi il 28 marzo, il numero dei lavoratori che per la prima volta hanno fatto richiesta per ricevere sussidi di disoccupazione negli Stati Uniti è aumentato più di quanto atteso dagli analisti. L’impennata è da attribuire agli effetti dell’epidemia da coronavirus, ha detto il dipartimento del Lavoro. Secondo quanto riportato, le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione sono cresciute di 3.340.000 di unità a 6.648.000 unità. Le attese erano per un rialzo di 3,1 milioni di unità. Si tratta di un dato record che supera i 3.307.000 della settimana precedente. Il numero complessivo dei lavoratori che ricevono sussidi di disoccupazione da più di una settimana – relativo alla settimana terminata il 21 marzo, l'ultima per la quale è disponibile il dato – ha registrato un rialzo di 1.245.000 unità a 3.029.000.
I petroliferi hanno dominato la seduta, ok Atlantia
A Piazza Affari, come detto, tra i titoli in evidenza ci sono stati per tutta la seduta i petroliferi con Saipem, Eni e Tenaris mentre Snam ha recuperato dopo i cali del 1 aprile e sono proseguiti gli acquisti su Atlantia dove è ripartito il dialogo con il governo Conte sul destino delle Autostrade. Anche Fca ha assorbito senza particolari scossoni il crollo delle immatricolazioni mentre in coda al listino a fine giornata ci sono Amplifon, Cnh e Moncler. Giglio Group è balzata più del 30% dopo l’accordo con Confindustria per fornire mascherine a 150mila aziende.
Petrolio, tweet Trump e Cina spingono gli acquisti
Il petrolio ha vissuto un exploit clamoroso dei prezzi dopo l'annuncio via Twitter del presidente Usa Donald Trump secondo cui Russia e Arabia Saudita sarebbero d'accordo sull'operare tagli alla produzione. Il valore del Wti maggio sale oltre il 30% a più di 26 dollari al barile, mentre la scadenza giugno del Brent è balzata del 24% sopra 30 dollari. Inoltre, secondo indiscrezioni, la Cina starebbe utilizzando il recente crollo delle quotazioni per ricostituire le sue riserve strategiche. Il recupero, infatti è favorito anche dalle indiscrezioni provenienti dall'Asia, secondo cui Pechino ha intenzione di incrementare le proprie riserve strategiche di greggio, approfittando anche delle sue basse quotazioni.
Spread chiude in calo a 196 punti
Chiusura in calo per lo spread BTp/Bund che si consolida sotto la soglia dei 200 punti base. A fine seduta, il differenziale di rendimento tra il BTp decennale benchmark e il pari scadenza tedesco e' indicato a 196 punti base, dai 202 punti della chiusura di ieri. Scende leggermente anche il rendimento del BTp decennale benchmark che in chiusura ha segnato un'ultima posizione all'1,53%, dall'1,55% del closing della vigilia.
Euro perde quota sul dollaro
Sul fronte dei cambi, l’euro ha perso quota nei confronti del dollaro, nonostante il brutto dato sulle richieste iniziali alla disoccupazione, peggiore delle attese degli analisti. D’altra parte, secondo gli esperti, il biglietto verde è considerato come un bene rifugio e dunque continua ad apprezzarsi. Per altro, hanno ricordato alcuni analisti, la divisa americana beneficia anche delle mosse della Fed che sta fornendo dollari al mondo intero. L'euro vale 1,0851 dollari da 1,095 di ieri. La moneta unica vale anche 116,98 yen (da 117,4 yen), mentre il rapporto dollaro/yen è pari a 107,81 (ieri 107,).
Per approfondire:
(Il Sole 24 Ore - Radiocor)
Enrico Miele
Redattore Radiocor
Chiara Di Cristofaro
Redattrice esperta Radiocor
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