di Serena Uccello
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Umberto Piersanti è uno dei più prestigiosi poeti contemporanei, ha vinto moltissimi premi dal Premio Gatto, al Premio Pavese, dal Premio Nazionale Letterario Pisa, al Premio Camaiore, dal premio Penne, al premio Caput Gauri, al premio Insula Romana . Insomma un elenco lunghissimo. Nel 2005 è stato candidato al Premio Nobel per la letteratura.
Con il suo Campi d'ostinato amore è da poche settimane di nuovo in libreria (La Nave di Teseo). Dentro ci sono tutti i suoi temi cari e soprattutto c'è l'idea della parola come restituzione di una visione. A lui abbiamo chiesto dell'importanza del sguardo poetico, di quanto questo può aiutarci.
La risposta sta nei suoi versi. Nei versi di Primavera triste, testo scritto all'indomani del primo lockdown:
“…più d'ogni altra primavera triste,
il male di vivere non lo incontri
solo in quel che cede e si dissolve
ma nel fiore che s'alza dalla terra
nell'albero che s'apre
e nuove foglie…”.
Ci dice: «In quei giorni non volevo più scrivere, mi cercavano ma io non volevo più scrivere…poi però». Poi la parola diventa rinascita e vince su ogni situazione, su ogni affanno. In questa intervista Piersanti racconta anche di una sua personale rinascita e di come si sviluppa in lui il suo processo creativo.
Serena Uccello
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