di Roberta Capozucca
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Continua a far discutere la recente notizia della chiusura del Museo Archeologico Nazionale “La Civitella” di Chieti per carenza di personale. Nonostante le rassicurazioni tempestive arrivate da Mariastella Margozzi, della Direzione regionale Musei Abruzzo, il caso sembra aver riaperto una questione annosa aggravatasi durante il periodo pandemico.
Il 3 febbraio, Adele Campanelli, già funzionaria e dirigente del MiBACT , annunciava sui social la chiusura del museo dedicato alla tutela e alla valorizzazione dei templi e dell'anfiteatro dell'acropoli di Chieti per carenza di personale: “A differenza delle altre istituzioni bloccate temporaneamente dal Covid, il museo dedicato alla storia della città di Chieti non riapre nemmeno con orari ridotti”. Immediatamente la notizia è stata smentita dalla Direzione regionale Musei Abruzzo, che assicura si tratti di una stop temporaneo dovuto alla necessità di effettuare lavori di manutenzione e con il pretesto far smaltire al personale ferie e permessi non goduti così da poter ripartire a organico pieno non appena gli interventi strutturali saranno terminati.
Purtroppo Chieti non è un caso isolato, ma solo l'ultimo in ordine cronologico ad aggiungersi a una lunga lista di istituzioni culturali sotto organico. Poche settimane fa si è registrata, infatti, una circostanza simile alla Biblioteca Nazionale di Lucca costretta a chiudere per pensionamenti e mancato turnover: rispetto alle 20-22 figure previste in organico, i dipendenti attivi sono soltanto 9. Lo stesso grido d'allarme è arrivato anche dalle file del MiBACT, che a fine gennaio ha denunciato attraverso 15 funzionari anonimi la grave situazione, lamentando insieme alla difficoltà di svolgere le funzioni d'ufficio anche l'inadeguatezza dei requisiti di selezione che rischiano di tagliare fuori molti professionisti competenti, ma con pochi anni di esperienza di lavoro continuativa. Certo lo stop dei concorsi pubblici imposto dalla pandemia non ha giovato alla situazione, ma non si può dire che ne sia la causa. Il problema, infatti, ha radici ben più profonde ed è sintomo della mancanza di una strategia pluriennale che affligge questo dicastero da tempo e contestualmente della poca rilevanza che i diversi governi gli hanno riservato all'interno delle politiche del nostro paese. Una problematica insomma strutturale, che da anni trova risposta in palliativi temporanei come l'esternalizzazione dei servizi e le collaborazione a tempo determinato, che spesso non permettono il trasferimento o il consolidamento delle competenze.
Lo stesso Consiglio Superiore dei Beni Culturali e del Paesaggio ha recentemente definito la situazione drammatica, attestando nel dicembre 2020 la carenza complessiva di personale al 40% rispetto alle dotazioni organiche del 2015-2016, con una previsione di crescita al 50% nel 2021, che può raggiungere punte anche del 60% nell'ambito dirigenziale e addirittura del 75% nel settore degli Archivi. Bisogna specificare che la mancanza di personale MiBACT non riguarda solo la capacità di espletamento delle funzioni di ufficio, ma danneggia ancora di più le singole istituzioni che hanno difficoltà a costruire progettualità a lungo raggio non sapendo quante risorse gli verranno assegnate e per quanto tempo.
A quando i prossimi concorsi? Del grande piano di assunzioni triennale (2019-2020) proposto dall'ex ministro Alberto Bonisoli nel 2018, ad oggi è stato bandito un solo concorso per 1.052 posti da vigilanti a cui sarebbero dovuti seguire altri concorsi pubblici nel limite massimo di spesa di 3,75 milioni di euro. Con la conversione in legge del Dl Ristori (Dl 137 del 2020), il 5 gennaio è stato pubblicato l'avviso di selezione per figure tecniche: architetti, archeologi, assistenti di cantiere, ingegneri, storici dell'arte e tecnici contabili su 43 Soprintendenze. Ma, anche in questo caso, ai selezionati sarà affidato un incarico di collaborazione della durata minima di 6 mesi, da concludersi in ogni caso entro il 31 dicembre 2021. All'alba della riconferma di Dario Franceschini come Ministro della Cultura, scorporato da Draghi da quello del Turismo, resta da augurarsi che la cultura venga realmente inserita nella strategia di ripresa del paese e che il consolidamento dell'organico ministeriale diventi una priorità.
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