Cultura
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Le tre seggiole di Maria Jole Serreli

di Stefano Biolchini

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Foto di Ettore Cavalli

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La mostra “A casa mia avevo tre sedie” è all’EXMA EXhibiting and Moving Arts, fino all'11 ottobre 2020

30 luglio 2020
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2' di lettura

Il canestro che riluce è come un sole al centro di una candida tovaglia ricamata da mani sapienti e antiche. E racconta quella “corbula” di un mondo lontano, fatto di silenti presenze femminili, di ore e ore di lavoro e di un grano lucente e profumato che era vita e storia nelle case di Sardegna fino a pochi decenni orsono; dimore chiuse dove si confondevano la voglia di emancipazione e gli affetti, sapienti solitudini e malcelate, silenziose inquietudini.

Maria Jole Serreli in mostra a Cagliari

7 foto

Foto di Ettore Cavalli
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Henry David Thoreau

Scriveva il filosofo Henry David Thoreau: «a casa mia avevo tre sedie: una per la solitudine, due per l'amicizia, tre per la società».

E alle tre seggiole si richiama la mostra-installazione di Maria Jole Serreli all'Exma di Cagliari intitolata proprio “A casa mia avevo tre sedie”, curata dalla direttrice artistica del centro comunale d'arte cagliaritano, Simona Campus. Una mostra dal sapore nostalgico che guarda al futuro con la risoluta determinazione che accomuna spesso le donne di Sardegna.

Casa atelier dell'artista a Marrubiu

Nella installazione - che riproduce la casa atelier dell'artista a Marrubiu, nella provincia di Oristano, che Jole ha realizzato dopo averla ricevuta in eredità da una prozia - ci sono il letto in ferro e l'immancabile “su comou”, il comò che era sovrano indiscusso delle camere da letto d'un tempo. E ancora la specchiera e i copriletti oltre a un'intera collezione di vestitini di bimbe e di teneri modellini di “mani di Fata”, con la presenza trionfante e immarcescibile della macchina da cucire. Buone cose gozzaniane avvoltolate e segnate da lunghissimi fili cotone e lana rossa che tutto stritolano e ricoprono, benevoli o meno.

Maria Lai ,Pinuccio Sciola

Maria Lai è una presenza evocata, come evocato per echi e non solo è Pinuccio Sciola, che della Serreli è rimpianto maestro. Ma è con la ceramica che questa artista offre uno spaccato meraviglioso della sua creatività. Nei quadri posati sul tavolo le lastre invetriate portano i segni di trame di lino, e i leggeri “ideogrammi neri” risaltano e sembrano prender vita al confronto con i sigilli di cera lacca rossa che ne segnano il passo.

I “lettini” di Costantino Nivola

La lezione dei “lettini” con trama di lino di Costantino Nivola qui si colora di richiami cinesi. E proietta il percorso di Serreli nei remoti spazi dell'International Ceramics Forum, a Chongqing, nello storico distretto della ceramica di Rong Chang, dove è impegnata nell'ambito del progetto governativo “One Belt One Road”, finanziato dalla Repubblica Popolare Cinese. E' questa mostra un poetico ponte tra il passato di un'isola antica e il presente, anche quello più lontano, e che per sinuosi fil rouge vuol ricondurre i visitatori a un più armonico e rispettoso rapporto con la natura e con le cose. La Serreli, una mitica Aracne contemporanea con gli occhi bistrati e i capelli rasati, riannoda e confonde passato e presente con una profonda leggerezza, che ammalia e lascia il segno, ancor più nell'oggi macchiato da un Covid che neppur la sonnacchiosa e quasi indenne Cagliari riesce a dimenticare.

Maria Jole Serreli, A casa mia avevo tre sedie, a cura di Simona Campus, EXMA EXhibiting and Moving Arts, fino all'11 ottobre 2020 - Cagliari.


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