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L’economista Lusardi: «Insegnare la finanza con l’educazione civica»

di Davide Colombo

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La direttrice del Comitato Edufin, Annamaria Lusardi

La direttrice del Comitato Edufin, Annamaria Lusardi

La direttrice del Comitato Edufin: «La pandemia ci ha dimostrato che avere conoscenze di base di economia e finanza ci può aiutare a “navigare” più agevolmente nel mondo intorno a noi»

7 marzo 2021
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5' di lettura

Una crisi sanitaria che ha cambiato il nostro modo di vivere e lavorare non poteva non rivoluzionare anche le nostre scelte di consumo, risparmio e le abitudini di pagamento. Il salto per molti è stato traumatico, per altri è servito per capire quanto siano irreversibili certe trasformazioni e, soprattutto, perché questa pandemia ci ha confermato quanto sia importante una buona educazione economica e finanziaria. Abbiamo chiesto a Annamaria Lusardi, direttrice del Comitato per la programmazione e il coordinamento della attività di educazione finanziaria come valuta la situazione attuale.

«La pandemia ci ha dimostrato che avere conoscenze di base di economia e finanza ci può aiutare a “navigare” più agevolmente nel mondo intorno a noi, in particolare nei momenti di difficoltà. Per citare solo tre esempi: per prima cosa, abbiamo capito che conoscere l’abc della finanza ci aiuta non solo a trovare le informazioni di cui abbiamo bisogno, ma anche a filtrarle, a contenstualizzarle e quindi ad utilizzarle al meglio. In quest’ultimo anno, i governi e il settore privato hanno fornito informazioni e sostegni economici per affrontare la pandemia, ed è stato importante conoscerli per poterne usufruire in modo appropriato. Secondo, in una pandemia è estremamente importante essere consapevoli dei rischi per poterli gestire. Terzo, gestire i nostri risparmi diventa ancora più difficile in periodi nei quali i mercati sono volatili e i tassi di interesse sono molto bassi».

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Su questo fronte la crisi ha colpito in modo asimmetrico penalizzando i risparmiatori e consumatori più fragili?
I dati che il Comitato ha raccolto in collaborazione con la Doxa hanno messo in evidenza che chi aveva conoscenze finanziare di base ha parato meglio i colpi della pandemia. La scorsa estate, dopo il primo lockdown, dalla nostra indagine è risultato che il 30% delle famiglie in Italia non riusciva a far fronte a spese impreviste. Ma la percentuale scendeva intorno al 19%, se si consideravano solo degli intervistati con un livello di alfabetizzazione finanziaria più alto.

Professoressa, abbiamo come presidente del Consiglio Mario Draghi, la cui firma sta su ogni banconota in circolazione. È il momento giusto per introdurre l’educazione economica e finanziaria nei piani didattici?
È sempre il momento giusto per introdurre l’educazione finanziaria nei piani didattici, anzi siamo già in ritardo, perché il mondo intorno a noi sta cambiando velocemente e i giovani hanno bisogno di queste competenze per affrontare meglio il loro futuro. La crisi generata dalla pandemia ha poi accelerato questa consapevolezza.

Da dove si può partire?
Un modo per farlo è inserire l'educazione finanziaria nella educazione civica che è diventata materia curriculare ed è insegnata a partire dalle scuole elementari. Anche l'educazione finanziaria deve cominciare molto presto, appunto quando si inizia ad andare a scuola, e non deve fermarsi alla scuola dell'obbligo. Questa materia deve essere prevista anche nei percorsi formativi della scuola secondaria superiore trasversalmente e nei diversi corsi universitari. Molti Paesi l’hanno già resa obbligatoria nelle scuole e hanno inserito la finanza personale nei corsi degli atenei.

Qual è il piano del Comitato Edufin, giunto al suo terzo anno di attività, per la scuola?
Il Comitato per l’educazione finanziaria ha redatto delle linee guida per l'educazione finanziaria dei giovani. Esse entrano nel merito degli argomenti da inserire nei percorsi formativi e offrono indicazioni e suggerimenti da cui attingere per la progettazione curricolare della scuola. È importante anche predisporre materiali didattici e investire sulla formazione degli insegnanti, perché è una materia nuova. E non basta conoscere i concetti per poterli insegnare, è necessario anche adottare metodi efficaci per facilitare l'apprendimento. Credo sia anche fondamentale coinvolgere e motivare gli studenti. . Nascono con questo scopo iniziative come le Olimpiadi di Economia e Finanza o concorsi come “Inventiamo una banconota” o “Un'idea per il futuro” dove sono i giovani a insegnare i concetti della finanza e della previdenza ai loro coetanei. Coordiniamo anche manifestazioni internazionali dedicate ai giovani come la Global Money Week, che si terrà dal 22 al 28 marzo. Non posso poi non ricordare le numerose iniziative per le scuole che abbiamo promosso durante il Mese dell'educazione finanziaria che da tre anni si tiene a ottobre.

Il distanziamento sociale e le regole anti-contagio hanno fatto crescere comportamenti di pagamento digitali. Quanto di questo cambiamento resterà e come lo si può utilizzare per migliorare l’alfabetizzazione finanziaria?
Credo che l’utilizzo, anche se forzato, della tecnologia ci abbia aiutato a capire le sue potenzialità e sono convinta che in tempi brevi riusciremo ad utilizzarla sempre meglio. Non dimentichiamo però che con la tecnologia aumentano anche i rischi. Se posso muovere somme di denaro o investire con un click, diventa ancora più importante avere delle conoscenze finanziarie di base.

Si parla di un nuovo ecosistema dei pagamenti, non c'è il rischio di nuove esclusioni per chi non è preparato?
La tecnologia si può anche utilizzare per informare e per insegnare, e lo sviluppo del fintech può fare molto. Come evidenziato dall’Ocse, che parla proprio di “digital financial inclusion” in particolare dei giovani, la digitalizzazione ci offre l’opportunità di raggiungere un pubblico più ampio e aumentare l'impatto dei programmi e delle politiche di alfabetizzazione finanziaria. La sfida ora è capire in che modo progettare programmi di educazione finanziaria efficaci per migliorare la resilienza e il benessere finanziario di tutti. La parola chiave è “personalizzazione”. Perché non esiste un programma di educazione finanziaria valido per tutti. E occorre che l'accesso alla tecnologia sia ampio ed equo.

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Le faccio la stessa domanda per l'eccesso di risparmio cautelare che si è generato nel 2020, è un’occasione utile per il programma Edufin e come lo è?
È una occasione molto utile. La gestione del risparmio accumulato è un chiaro esempio dell'importanza dell'educazione finanziaria. Sapere investire bene i propri risparmi quando i tassi di interesse sono molto bassi e i mercati volatili ha un effetto non solo per la ricchezza delle famiglie, ma anche per lo sviluppo del Paese: è bene che il risparmio sia indirizzato ad attività produttive. Adesso, inoltre, è possibile fare investimenti che tengano conto dell'impatto sull'ambiente, un fattore in più da considerare. I dati e la ricerca ci dicono che chi ha maggiori conoscenze finanziarie risparmia di più, investe meglio e lo fa usando strumenti finanziari complessi. Una ragione in più per fare educazione finanziaria e farla per tutti.

Chi resta indietro è un po’ come un risparmiatore che rischia senza rendersene conto?
È sicuramente utile avere a disposizione strumenti finanziari diversificati per rispondere alle varie esigenze dei cittadini che dispongono di cifre, piccole o grandi, da investire. Ma è fondamentale che tali strumenti siano compresi in tutte le loro implicazioni. Molti nel passato hanno parlato dei costi dell’educazione finanziaria, ma la pandemia ci ha insegnato che i costi dell'ignoranza sono ben più grandi e il conto lo paghiamo subito.


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