di Marta Casadei
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«L’industria calzaturiera ha subìto un colpo pesante, legato alla chiusura dei negozi fisici e al blocco delle frontiere. I risultati di una nostra indagine stimano, nel 1° trimestre, un calo di fatturato settoriale di 1,7 miliardi di euro e una flessione del fatturato medio del 38,4%. Ma per un’azienda su cinque la contrazione è di oltre il 50 per cento». A snocciolare i numeri del trimestre nero del calzaturiero made in Italy è Siro Badon, presidente di Assocalzaturifici, nell’ambito del convegno digitale Ecomm Fashion, organizzato da Velvet Media. Il Covid-19 è entrato a gamba tesa nel business delle calzature made in Italy che nel 2019 si era chiuso con esportazioni a 10 miliardi di euro, +6,8% rispetto al 2018, e un saldo commerciale attivo di circa 5 miliardi di euro.
Fiore all’occhiello di un settore che impiega oltre 77mila addetti, le esportazioni hanno subìto un calo drastico, secondo i dati di Confindustria Moda: a marzo 2020 l’export è crollato del -33,7% in quantità e del -30% in valore. Nel primo trimestre il calo è stato del 14,7% in volume e del 9,2% in valore, con un -15% nel saldo commerciale. Con contrazioni che, nel caso dei Paesi extra Ue, toccano il -18,2% in quantità e il -10,1% in valore.
Non va meglio sul fronte dei consumi: le rilevazioni di Sita Ricerca fotografano una riduzione delle vendite che nei primi quattro mesi dell’anno si è attestata su un -29,7%in volume e su un -33,7% in termini di spesa.
«Le aziende devono intraprendere la via della digitalizzazione per salvarsi, ma si tratta di una strada onerosa - ha concluso Badon -. Per questo auspico che il Governo preveda finanziamenti a fondo perduto per supportare le aziende negli investimenti nel digitale e nella partecipazione alle fiere».
Marta Casadei
redattore
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