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Riaperture, convocato il Cdm ma è caos Governo-Regioni su pagelle sanitarie e linee guida

L'Alto Adige va da solo: dall'11 aperti ristoranti, parrucchieri

Cdm slitatto alle ore 21. All’ordine il decreto con le nuove regole per le riaperture

14 maggio 2020
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3' di lettura

Dopo il via libera del governo, il 18 maggio potranno alzare le saracinesche negozi, bar, ristoranti e parrucchieri. Le Regioni si preparano a decidere in autonomia cosa riaprire, in base all’accordo raggiunto con l’esecutivo, pronto a varare un decreto legge che serve a restituire alle Regioni i poteri per riaprire le attività dopo il lockdown: a patto che i dati siano in linea con il monitoraggio del ministero della Salute. Il decreto è all’ordine del giorno del Cdm convocato per venerdì 15 maggio alle 12 e poi slitatto alle 21.

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Mancano le pagelle regionali
Esiste però un doppio problema. Le prime pagelle, attese per giovedì 14 marzo, per fotografare l’indice di rischio di ciascuna regione non sono ancora arrivate. Alcune regioni hanno mandato dati parziali e incompleti che impediscono la misurazione dell’andamento dell’epidemia e la capacità del sistema sanitario di reagire all’esplodere di nuovi focolai. La cabina di regia che si è insediata presso il ministero della Salute il 4 maggio ha il compito di esaminare 21 indicatori che devono soddisfare tre requisiti per ciascuna regione: capacità di monitoraggio; capacità di accertamento diagnostico, indagine e gestione dei contatti;  risultati relativi alla tenuta dei servizi sanitari.

Come anticipato dal Sole 24 Ore, in una lettera inviata dal ministro per gli Affari regionali Fracesco Boccia e dal ministro della Salute Roberto Speranza al presidente della Conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini si evidenziano «segnali di criticità nella disponibilità di dati per gli indicatori che misurano la “resilienza dei servizi sanitari preposti nel caso di una recrudescenza dell'epidemia da COVID-19”». Di qui la richiesta di «porre in essere ogni opportuna azione per completare con la dovuta sollecitudine l'implementazione dei dati come richiesti». Senza pagelle regionali, infatti, manca un parametro fondamentale per decidere cosa e quando riaprire.

Le critiche alle linee guida ufficiali
A ciò si aggiunge un altro problema. Le linee guida stilate da Istituto superiore della sanità e Inail per ristoranti, balneari e parrucchieri sono considerate troppo restrittive dai settori produttivi - balneari e ristoratori in primis - e anche le Regioni hanno cominciato a mettere le mani avanti spiegando che le linee guida saranno reinterpretate a livello locale con flessibilità. Lo schema di decreto legge sulle riaperture prevede attualmente che le singole regioni possano adottare propri protocolli (anche sulle distanze dunque, ndr) ma nel rispetto dei principi contenuti nei protocolli o nelle linee guida nazionali.

Governatori divisi
Ma nel corso dell’incontro in corso con tra presidenti di Regione e governo (presenti i ministri della Salute Roberto Speranza e degli affari Regionali Francesco Boccia) c’è Da registrate la spaccatura del fronte delle Regioni. Il braccio di ferro sarebbe sorto dopo che il governatore della Lombardia, Attilio Fontana, ha preso la parola chiedendo linee guida uguali per tutti, ovvero un quadro che accomuni l'Italia da Nord a Sud. Con lui, il presidente dell'Anci Antonio Decaro, che ha raccolto l'appello di Fontana, «altrimenti qui diventa una Babele», le parole del rappresentante dei sindaci italiani. Fermamente contrari a linee guida uniche, vale a dire uguali per tutti, i presidenti del Veneto Luca Zaia - tra i più agguerriti - lo stesso Bonaccini, il governatore Michele Emiliano, Massimiliano Fedriga, nonché il vicepresidente della Regione Campania Fulvio Bonavitacola.

Regioni in ordine sparso
I governatori sono pronti a muoversi in ordine sparso. «Abbiamo nostre linee guida - ha detto giovedì 14 maggio il governatore del Veneto Luca Zaia - concertate con le realtà che detengono interessi, e interfacciate con le linee delle altre regioni. Però ci deve essere nel Dpcm la previsione e la possibilità per le regioni di mettere altre linee guida rispetto all'Inail. Se sono una “condizione sine qua non” nessuno sarà in grado di applicare linee guida alternative».

La Regione Liguriavuole dare indicazioni meno restrittive e in deroga rispetto alle linee guida dell'Inail sul distanziamento di persone e tavoli nei bar e ristoranti.Ed è emersa la volontà di ridurre l'indicazione per gli stabilimenti balneari rispetto ai 5/4,5 metri di distanziamento tra i singoli ombrelloni emerso nelle linee guida Inail, con un'ipotesi indicativa di scendere a 2,5 o 3 metri di distanziamento.

L’Emilia Romagna ha già preparato le sue linee guida per le strutture ricettive, per assicurare agli ospiti e al personale che lavora nel settore, un soggiorno sicuro . Nel dettaglio si tratta di due documenti - uno per alberghi e residenze turistico-alberghiere, l'altro per campeggi, villaggi turistici e marina resort.

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