Italia
Pubblicità

Italia

Ristori: 9,5 miliardi a fondo perduto ma solo per gennaio e febbraio

di Marco Mobili e Gianni Trovati

Franceschini: ristori a settore spettacolo anche dopo riapertura

Verso il Cdm: nelle bozze del decreto un fondo perduto per coprire fra il 10 e il 20% delle perdite subite nei primi due mesi 2021 dalle partite Iva fino a 5 milioni di fatturato. Ipotesi nuovo deficit con il Def

6 marzo 2021
Pubblicità

4' di lettura

Poco meno di cinque miliardi al mese. È il costo del nuovo sistema di ristori ipotizzato al ministero dell’Economia per compensare le perdite subite dalle attività economiche alle prese con le restrizioni anti-Covid: sistema che infatti nel nuovo decreto, atteso in consiglio dei ministri fra mercoledì e giovedì, sarebbe destinato a occuparsi solo dei mesi di gennaio e febbraio di quest’anno.

L’indicazione arriva dalle prime bozze del provvedimento circolate il 5 marzo. Si tratta di testi non definitivi, che devono ancora chiudere l’istruttoria tecnica e soprattutto quella politica. Un passaggio che si annuncia tutt’altro che semplice.

Pubblicità

Il nodo dei costi

Il cuore del problema è rappresentato proprio dai costi del sostegno all’economia. La bozza ipotizza un meccanismo basato sulle differenze di fatturato fra i primi due mesi di quest’anno e lo stesso periodo del 2019. Alle partite Iva che in questo bimestre abbiano registrato una perdita di almeno il 33% arriverebbe un contributo a fondo perduto, sotto forma di bonifico o di credito d’imposta a scelta dell’interessato. L’aiuto sarebbe decrescente all’aumentare del fatturato (annuo, calcolato sul 2019): 20% fino a 400mila euro, 15% fino a un milione, 10% fra uno e cinque milioni. In ogni caso il sostegno sarebbe compreso fra un minimo di mille euro (2mila per le società) e 150mila euro.

Tutto questo, spiegano i tecnici dell’Economia nella relazione tecnica, costerebbe 9,475 miliardi, cioè qualcosa più di 4,7 miliardi al mese.

Leggi anche

La cifra è molto importante, e si spiega prima di tutto con l’abbandono del sistema dei codici Ateco che ha limitato la platea degli indennizzi di fine 2020. Ma ha delle implicazioni non banali. Primo: il decreto, in base a questa impostazione, non presenterebbe alcun meccanismo perequativo sul 2020, per venire incontro a chi è stato escluso dagli aiuti perché non rientrava nelle liste delle attività individuate con i codici Ateco o è stato penalizzato da un sistema di calcolo sempre ancorato alle perdite del solo aprile rispetto allo stesso mese del 2019, conservato fino alla fine dell’anno per accelerare la macchina degli accrediti. È un problema economico ma anche politico. Perché l’esigenza del «meccanismo perequativo» era stata ribadita dalle risoluzioni approvate in Parlamento da una maggioranza in parte non piccola sovrapponibile a quella attuale.

L’aumento del contagio e delle restrizioni

Ma c’è di più. La pandemia e le misure restrittive che l’accompagnano non hanno lasciato il Paese il 28 febbraio. E anzi i numeri di questi giorni, e le regioni che come Campania e Lombardia tornano a colorarsi di rosso o di «arancione rafforzato», indicano il rischio concreto che le prossime settimane siano ancora più difficili di quelle appena lasciate alle spalle. Presto quindi ci sarebbe da affrontare l’esigenza di nuovi aiuti, dai costi multimiliardari. Che potrebbero imporre un nuovo scostamento. Secondo più di una fonte interpellata dal Sole 24 Ore la questione sarebbe stata affrontata martedì in un vertice a Palazzo Chigi fra il premier Mario Draghi e il ministro dell’Economia Daniele Franco. Mancano ovviamente al momento conferme ufficiali: ma il tema è destinato a incrociare il nuovo programma di finanza pubblica che il governo sta iniziando a costruire in vista del Def da presentare entro il 10 aprile.

Anche perché i 32 miliardi di deficit approvati a gennaio sono destinati a esaurirsi in fretta per coprire le tante emergenze del decreto, che destina circa 6 miliardi al lavoro, 2 agli enti territoriali (1,25 miliardi agli enti locali e 600 milioni alle Regioni autonome), 2,1 miliardi all’acquisto dei vaccini e dedica altre risorse a reddito di cittadinanza, congedi parentali e così via. Senza dimenticare che in lista ci sono i 6,7 miliardi per coprire la parte di Transizione 4.0 uscita dal Recovery: che al momento, però, non compare nelle bozze del provvedimento.

Ecco un riepilogo delle misure.

AIUTI - Ristori per 9,5 miliardi a gennaio-febbraio

Contributi a fondo perduto

Arrivano i contributi a fondo perduto da mille a 150mila euro per tutte le attività andate in rosso causa del Covid. L’ammontare è calcolato in base alla differenza tra il fatturato di gennaio e febbraio 2021 con quello di gennaio e febbraio 2019. Il costo dell'operazione per il sostegno all'economia, secondo quanto emerge dalle relazioni della bozza del dl, sarà di quasi 9,5 miliardi dei 32 miliardi previsti dallo scostamento di bilancio.

ADEMPIMENTI - Stop ai pagamenti di cartelle e atti fiscali

Sospensione fino al 30 aprile

Le scadenze per i versamenti legati alle cartelle fiscali e gli avvisi esecutivi sono sospese fino al 30 aprile. Dal 1° marzo riparte però la macchina della riscossione con la notifica dei nuovi atti. I pagamenti “congelati” andranno saldati in un’unica soluzione entro il sessantesimo giorno dalla fine della sospensione.
La bozza del decreto legge Sostegni prevede che, sempre fino al 30 aprile,vengono sospesi i pignoramenti di stipendi e pensioni.

PACE FISCALE - A luglio e settembre le rate scadute

Rottamazione e saldo e stralcio

Il nuovo decreto legge sui ristori, ribattezzato decreto legge Sostegni prevede un ampio salvagente per le rate di rottamazione e saldo e stralcio del 1° marzo fermate in extremis dal comunicato legge di sabato scorso: 

per le rate in scadenza nel 2020 ci sarà tempo fino al 31 luglio, mentre per quelle di quest’anno (con termini al 28 febbraio, 31 marzo, 31 maggio e 31 luglio) si potrà aspettare fino al 30 settembre.

FISCO - Stralcio delle vecchie cartelle esattoriali

Nodo della soglia

La bozza conferma l’intenzione di muovere le forbici sulle cartelle affidate fra il 2000 e il 2015 sotto una certa soglia. Le ipotesi spaziano da 3mila a 50mila euro, fino all’opzione più ampia che non prevederebbe alcuna soglia. Il problema sono però ovviamente i costi: la via mediana, quella che cancellerebbe i vecchi crediti fino a 5mila euro, costerebbe secondo i calcoli del ministero dell’Economia poco meno di due miliardi spalmati su due anni.

AVVISI BONARI - Definizione agevolata senza le sanzioni

Partite Iva con perdite del 33%

Le partite Iva che hanno subito una riduzione almeno del 33% del volume d'affari dell'anno 2020 rispetto a quello dell’anno precedente per gli effetti delle misure anti-pandemia, possono accedere alla definizione in via agevolata (pagamento di imposta e interessi, senza sanzioni e somme aggiuntive) delle somme dovute a seguito del controllo automatizzato delle dichiarazioni relative ai periodi di imposta 2017 e 2018 comunicate con avvisi bonari.

LAVORO - Con 5-6 miliardi ancora Cig gratis

Nuova proroga Cig a giugno

Con 5-6 miliardi si finanzia la proroga fino a fine giugno della cassa Covid gratuita per le imprese, poi il proseguimento fino a fine anno sarà garantito alle aziende dei settori non in grado di ripartire, soprattutto nel terziario (turismo, commercio). Una semplificazione procedurale accorcerà i tempi di pagamento: il modello SR41 sarà sostituito dall’integrazione dei dati Cig nel flusso Uniemens.
Invece dei 2-3 mesi attuali serviranno fino a 40 giorni.

Riproduzione riservata ©
Pubblicità
Visualizza su ilsole24ore.com

P.I. 00777910159   Dati societari
© Copyright Il Sole 24 Ore Tutti i diritti riservati
Per la tua pubblicità sul sito: 24 Ore System
Informativa sui cookie  Privacy policy