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Sicilia, la nautica prova a ripartire

di Nino Amadore

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Il salone palermitano che si tiene al marina di Villa Igiea  dal 29 ottobre

Il salone palermitano che si tiene al marina di Villa Igiea dal 29 ottobre

Il settore si dà appuntamento al Seacily che si terrà a Palermo dal 29 ottobre al primo novembre

16 ottobre 2020
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4' di lettura

Un totale di 55 aziende per complessivi 310 addetti. Sono i numeri contenuti nel patto di distretto della nautica in Sicilia e dunque contengono solo i dati delle aziende dell’intera filiera che hanno scelto di aderire al distretto che ha ottenuto il riconoscimento da parte dell’assessorato regionale alle Attività produttive all’inizio di luglio.

Ed è già un buon punto di partenza per un settore che, si dice e si ripete, in Sicilia ha grandi potenzialità e che potrebbe svilupparsi ulteriormente. Un tema che verrà affrontato al Seacily, il salone nautico che si terrà a Palermo al Marina di Villa Igiea dal 29 ottobre al primo novembre. «Seacily – sottolinea Carlo Ramo, rappresentante del distretto produttivo Nautico del Mediterraneo – rappresenta una grande occasione per gli addetti ai lavori che potranno comunicare con il loro pubblico di riferimento e mantenere vivo l'interesse nei confronti di un settore che svolge un ruolo significativo per lo sviluppo». Il salone sarà l’occasione per fare il punto su un comparto che ha forse perso lo smalto di un tempo e che deve fare i conti con i gli effetti della pandemia. La sensazione è che in questo nuovo contesto mondiale si possano creare nuove opportunità per la nautica da diporto. La Sicilia vuole giocare un ruolo di primo piano sia sul fronte dell’ospitalità, sia sul fronte industriale con le sue produzioni di nicchia ma di grande qualità. Per quanto riguarda l’ospitalità l’isola, secondo i dati dell’ultimo rapporto della “Nautica in cifre”, è protagonista di un paradosso: è prima in Italia per numero di infrastrutture che sono in totale 141 per complessivi 17.625 posti barca di cui 2.334 (il 13,2% del totale) nei cosiddetti marina, cioè nati per ospitare i diportisti. La Sicilia invece primeggia per i punti di ormeggio (sono 4.126) seguita da Sardegna (4.026) e Veneto (2.000): «Queste tre regioni raggiungono quasi il 60% dei punti di ormeggio complessivamente disponibili» si legge nel rapporto La nautica in cifre.

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Ci sono dunque grandi spazi di manovra per capitalizzare le potenzialità: «La nautica è un settore in crescita e una delle grandi opportunità che la Sicilia non può permettersi di perdere soprattutto adesso con una crisi che ha messo al tappeto un settore strategico come quello del turismo» dice Alessandro Albanese, vicepresidente vicario di Sicindustria e presidente della Camera di Commercio di Palermo ed Enna. Albanese non lo dice ma il vero tema resta quello degli investimenti da fare nei marina, nei porti turistici con servizi adeguati per attrarre chi, in questo momento, sceglie di lasciare la barca nei porti del Nord o addirittura in altri lidi del Mediterraneo. «Stiamo assistendo a un fenomeno strano - spiega Ivo Blandina, imprenditore del setttore (è proprietario tra le altre cose del porto turistico Marina di Nettuno a Messina) e presidente della Camera di commercio peloritana -. Tutto quello che speravamo negli anni scorsi si sta verificando in un momento in cui l’offerta è superiore alla domanda. Intanto a Messina stiamo lavorando per rafforzare il settore: abbiamo ricostituito l’Assonautica provinciale, abbiamo incontrato il presidente della Federazione nazionale di motonautica con cui abbiamo discusso di organizzare in riva allo Stretto un grande evento». Il riferimento di Blandina sull’offerta è ai nuovi posti barca qualificati che stanno arrivando sulla costa tirrenica del Messsinese tra Sant’Agata di Militellio e Santo Stefano di Camastra oltre a quelli delle Eolie che si aggiungono ai posti barca del porto turistico di Capo d’Orlando già disponibili.

Un ruolo importante nello sviluppo del settore potrebbe svolgerlo il charter nautico che coinvolge una sessantina di aziende, con un numero di addetti diretti tra 150 e 200 unità, ai quali si aggiungono quelli dell’indotto, e con un parco barche stimato in circa 350 unità: secondo stime il fatturato di questo specifico segmento si aggira sui 60 milioni. «Abbiamo fatto questo calcolo - spiega Andrea Ciulla, presidente di Assonautica Palermo - considerando tutto ciò che ruota attorno a questo segmento della nautica da diporto. Non è poco ed è un segmento che, per fortuna, questa estate ha retto molto bene. La pandemia ha spinto le persone verso questo tipo di turismo e nei mesi di luglio e agosto e fino alla metà di settembre era difficilissimo trovare una barca ritenuta più sicura e una garanzia di distanziamento. Si tratta soprattutto di turismo di prossimità. Mancherà quest’anno il flusso di turisti stranieri che permettevano di allungare la stagione».

Si spera ovviamente che le cose possano cambiare rapidamente e che già nel 2021 si possa tornare alla normalità Intanto il grande lavoro da fare è strutturale e riguarda il settore. Si prenda la cantieristica: vi sono sicuramente poli interessanti sul fronte della costruzione nel messinese (per esempio a Patti c’è un piccolo polo della cantieristica) ma anche nel palermitano dove invece almeno un paio di cantieri hanno anche mercati internazionali. In generale si tratta, al netto di un paio di cantieri storici e di livello soprattutto a Palermo, di aziende piccole che fanno grande fatica ad “aggredire” i mercati che contano. E ci sono anche segnali di un rinnovato interesse come l’annunciato investimento da parte di una società americana nel messinese (si veda articolo in basso).

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