di Giulia Crivelli
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Capita che chi possiede o acquista opere d’arte di valore elevato o pezzi di alta gioielliera – ovvero piccoli grandi capolavori di arte orafa – conservi gli originali in cassaforte o cassette di sicurezza e appenda o esponga in casa e, nel caso dei gioielli, indossi, copie conformi, per usare il gergo poco poetico dei periti. Esibire gli originali è considerato rischioso, il loro valore è evidente e attrae, indipendentemente dal periodo economico in cui ci si trova, gli appetiti dei ladri. Una scelta di fatto impossibile, per l’alta orologeria: fare una copia di un orologio complicato del valore di centinaia di migliaia – o milioni di euro – potrebbe facilmente costare come l’originale.
Tanto vale portare quello vero, quindi, visto poi che un orologio da polso può essere facilmente nascosto sotto il polsino di una camicia e nessuno è più così spericolato da appoggiare al finestrino aperto un braccio che sfoggi, ad esempio, un Rolex Daytona in oro da 500mila euro. L’alta gioielleria ha quindi un doppio vantaggio: l’innegabile valore estetico, frutto di anni di evoluzione del know how artigianale, la sua bellezza e fascino, e il valore intrinseco, visto tra l’altro che negli ultimi decenni metalli preziosi (oro e non solo) e pietre hanno visto crescere le loro quotazioni su ogni mercato e a ogni asta.
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Non basta: mentre per l’alta orologeria difficilmente verranno a mancare le materie prime, per l'alta gioielleria potrebbe succedere. Le pietre estratte dai giacimenti di smeraldi, diamanti, rubini, ad esempio, sono per definizione esauribili e diventeranno sempre più rare e preziose. Si spiega anche così la resilienza dell’alta gioielleria nell’annus horribilis del segmento dell’alta gamma: non succedeva da dieci anni che il mercato dei beni personali di lusso registrasse un calo, a doppia cifra per di più (-23%). Ma l’alta gioielleria ha fatto meglio del segmento nel suo complesso: l’Altagamma-Bain Worldwide Luxury Market Monitor prevede, per il 2020, un calo del 15%, delle vendite, che si assesteranno a 18 miliardi. Non solo, gli analisti interpellati da Altagamma per il Consensus che viene abbinato al Luxury Monitor, prevendono per il 2021 un rimbalzo (+14% delle vendite) che di fatto annullerebbe il passo indietro di quest’anno. Opere d’arte, quindi, ma sempre di più beni rifugio.
Uno status che pare una rivincita sulla crescente smaterializzazione e digitalizzazione del nostro vivere: la tecnologia ci aiuta, certo. A volte salva: è successo per l’e-commerce, ancora di sopravvivenza per molti settori, durante i lockdown da pandemia. Ma la tecnologia fagocita se stessa, ogni nuovo smartphone cancella quello precedente. Sappiamo che nel mondo – soprattutto in Africa, lontano dagli occhi di noi iper consumatori occidentali – ci sono discariche di ogni tipo di prodotto elettronico. Ma nessuno ha mai visto una discarica di gioielli.
Giulia Crivelli
fashion editor
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