di Lorenzo Pregliasco*
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L'emergenza coronavirus sta avendo un impatto significativo sulla vita del Paese: non solo per la grave crisi sanitaria, ma anche per gli effetti che produrrà sul lavoro, sull'economia e sui rapporti tra Italia e Europa.
Quorum/YouTrend insieme a Cattaneo Zanetto & Co ha cercato di capire percezioni e previsioni del mondo politico-economico sull'Italia durante e dopo la crisi tramite una ricerca su un campione di “addetti ai lavori” del settore, 83 “policy & business influencers” italiani intervistati tra il 31 marzo e il 2 aprile e scelti tra componenti di organizzazioni di rappresentanza e associazioni di categoria, sindacati, membri di staff di governo e politico-istituzionali, policymakers, studiosi, giornalisti politico-economici, imprenditori e manager.
Per prima cosa, abbiamo chiesto al campione di stimare due variabili economiche di particolare importanza: l'importo da mettere a bilancio quest'anno per affrontare le conseguenze economiche della crisi del COVID-19 e l'andamento del prodotto interno lordo nazionale.
All'Italia, secondo la media delle risposte alla nostra ricerca, servono 115 miliardi nel 2020, da aggiungere ai 25 già stanziati con il decreto “Cura-Italia”. Risorse per fronteggiare una crisi economica che, stando al campione di esperti interpellato, assumerà dimensioni ancora maggiori della recessione del 2009. La previsione media è infatti di un PIL italiano a -8,3% quest'anno, in linea con alcune delle previsioni macro-economiche formulate da organizzazioni internazionali e istituti finanziari.
Sul versante dei conti pubblici, la grande maggioranza del campione auspica interventi in deficit. Qualora non arrivassero aperture dalla Ue su Mes senza condizionalità o Eurobond, per l'88% degli intervistati il governo italiano dovrebbe comunque adottare misure di sostegno all'economia. Il 49% sostiene che l'Italia dovrebbe procedere comunque in deficit, anche correndo i rischi di un aumento del debito e di una crescita dei rendimenti dei titoli di stato. Un altro 39% è favorevole a mettere in campo provvedimenti espansivi, ma sfruttando il quantitative easing della Bce e prestando attenzione a non aumentare eccessivamente il debito. Appena il 12% degli intervistati, infine, ritiene che senza aperture di Bruxelles non vi sarebbero in ogni caso le condizioni per stanziare risorse.
L'impressione è che, comunque, la crisi generata dalla pandemia coronavirus avrà impatti di larga scala. Sul piano delle abitudini di consumo e degli stili di vita degli italiani (per il 91% dei policy & business influencers sondati le nostre vite cambieranno, anche una volta superata l'emergenza). Ma conseguenze profonde si registreranno anche sul piano del commercio internazionale: il 76% crede che la pandemia favorirà spinte protezionistiche, in controcorrente rispetto allo scenario globalizzato che ha connotato la scacchiera internazionale negli ultimi decenni.
E la politica? Le misure di contenimento adottate dal governo Conte sono ritenute adeguate dal 70% degli addetti ai lavori coinvolti in questa expert survey, mentre il 13% ritiene che siano troppo restrittive e il 17% che, al contrario, siano troppo permissive.
Quando inizierà l'allentamento delle attuali misure di lockdown? Oltre 6 intervistati su 10 indicano il mese di maggio (il 46% la prima metà del mese, il 16% la seconda metà). Un 36% è fiducioso che le riaperture cominceranno nella seconda metà di aprile, subito dopo Pasqua e dopo la scadenza della proroga decisa dal governo. L'1% prevede, infine, che non assisteremo a un alleggerimento dell'attuale disciplina prima del mese di giugno.
D'altra parte, le valutazioni sono più critiche quando dalla gestione dell'emergenza COVID-19 si passa a ragionare sulle misure finora messe in campo dall'esecutivo per famiglie, lavoratori e imprese (il 54% esprime giudizi favorevoli, da 6 a 10 in una scala da 1 a 10, ma il giudizio medio è di 5,5 su 10 – a cavallo della sufficienza). E soprattutto a lasciare perplessi è la comunicazione dell'emergenza da parte dell'esecutivo. I tre quarti degli intervistati esprimono un voto insufficiente, e la media dei giudizi degli esperti è di appena 3,8 su 10.
Il campione è diviso sull'ipotesi, che molto ha circolato negli ultimi giorni, di un cambio di fase con un governo istituzionale, magari guidato dall'ex presidente della Bce Mario Draghi, che prenderebbe il posto del governo giallo-rosso guidato da Giuseppe Conte. Il 54% ritiene che si tratti di uno scenario molto o abbastanza improbabile, il 46% è invece convinto che sia molto o abbastanza probabile.
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