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Tecnica orologiera e lusso, Patek Philippe presenta il “Grande Sonnerie”

di Paco Guarnaccia

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Le sue sei complicazioni sono tra le più sofisticate dell’alta orologeria: grande suoneria, piccola suoneria, ripetizione minuti su tre timbri (grave, medio e acuto), secondi saltanti e indicatore della riserva di carica dell’intero movimento a carica manuale di manifattura, ma anche della riserva di carica della suoneria

13 novembre 2020
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3' di lettura

Visto l’anno che sta per avviarsi alla conclusione, la maison ginevrina Patek Philippe ha fatto un gran regalo agli amanti dell’altissima orologeria. Lo ha fatto nel modo che la contraddistingue, ovvero presentando un modello meccanico molto sofisticato, il Grande Sonnerie Ref. 6301P, che entrerà stabilmente in collezione, e ha sei complicazioni: grande suoneria, piccola suoneria, ripetizione minuti, secondi saltanti e indicatori della riserva di carica del movimento e della suoneria stessa.

Sei anni di studio

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«L’idea è nata nel 2014, quando abbiamo presentato il Grandmaster Chime (il più complicato orologio da polso mai creato da Patek Philippe, ndr) per il nostro 175° anniversario», racconta Thierry Stern, presidente e proprietario, insieme alla sua famiglia, di Patek Philippe. «Siamo partiti da quel pezzo straordinario e sapevamo che avremmo realizzato con Grande Sonnerie un modello più discreto e molto più classico che potesse essere replicato in tanti pezzi e fosse adatto a essere indossato sempre – aggiunge Stern –. L’abbiamo realizzato senza fretta e rispettando tutti i passaggi necessari. Inclusa la preparazione delle persone coinvolte internamente affinché, anche tra molti anni, in Patek siano in grado di riparare il modello nel caso ce ne fosse bisogno». I Grande Sonnerie sono un’eccellenza assoluta della tecnica orologiera, come confermano le parole del presidente della maison: «Abbiamo lavorato su moltissimi dettagli del meccanismo per arrivare a trovare un suono così potente. E questo nonostante la cassa sia in platino, materiale non facile da lavorare perché ha maggior densità rispetto agli altri».

Segnale di ottimismo

Sui motivi che hanno spinto la maison ginevrina a presentare il Grande Sonnerie Ref. 6301P in questo momento, Stern puntualizza: «Quando abbiamo lavorato a questo lancio il virus non c’era ancora. Ci siamo adattati alla situazione, ma pensiamo che sia un bel segnale introdurre un orologio così in un periodo sfortunato come questo». Aggiungendo: «Se si è leader nell’industria orologiera in termini di creazioni, ricerca e realizzazione è importante mostrare al mondo che, nonostante tutto, continuiamo ad andare avanti a presentare orologi meccanici bellissimi».

Questo prodotto va a chiudere un 2020 particolare per il marchio, non solo per la pandemia, ma anche per una serie di cambiamenti strutturali e strategici. «Siamo sempre stati pronti ad affrontare un eventuale periodo di crisi – spiega Stern –. Finanziariamente siamo forti, abbiamo tante riserve, e anche perché abbiamo una collezione con modelli che il pubblico apprezza. Certo, abbiamo registrato un -30% circa e non sarà un anno memorabile, ma andremo avanti a pagare i nostri dipendenti senza lasciarne a casa nessuno: non so se resisteremmo 10 anni in questa situazione, ma sono positivo per il futuro a medio termine, anche se non credo che il 2021 sarà molto diverso dal 2020. Siamo preparati e lanceremo nuovi modelli, sono preoccupato più che altro per i nostri fornitori e i concessionari che spero superino tutti il momento» sottolinea.

Riassetto dei canali di vendita

Stern è convinto che il retail fisico sia forte. Questo però non esclude di guardare in altre direzioni. «Mentirei se dicessi che non ne sto considerando altre. Preferirei non farlo perché la distribuzione con i concessionari è il canale che preferisco. Oggi abbiamo tre boutique di proprietà e va bene così: siamo produttori di orologi, non apriamo negozi. Per il momento abbiamo aumentato la comunicazione e il training via web e daremo un’accelerata sul digitale perché siamo Patek Philippe, siamo dei professionisti e ci dobbiamo adattare. Vedremo». La maison non esporrà più alla fiera di Basilea, dopo la decisione di trasferirsi dal 2021 a Ginevra, alle spalle del suo headquarter: «Non posso dire di più sui termini della nostra partecipazione. Presto li annunceremo, ma siamo ben organizzati. Tutto dipenderà dall’evolversi della pandemia: se i contagi non si fermeranno dovremo rinunciare». Stesso discorso per la Grand Exhibition itinerante della maison che, dopo Singapore nel 2019, dovrebbe approdare in Giappone nel 2021, ma non è ancora confermato.

Nuova sede

Patek quest’estate ha inaugurato, dopo cinque anni di lavori il building a Plan-les-Ouates, poco fuori Ginevra. Un investimento di circa 600 milioni di franchi svizzeri per uno spazio imponente (133.650 m² per sei piani, più altri quattro interrati). «È un asset che ci permette di razionalizzare la produzione e concentrare molte altre cose, come il training per gli stakeholder – conclude Stern –. Ho preferito investire adesso in un edificio così grande piuttosto che rimetterci mano tra pochi anni. Vista la spesa, potrebbe essere un rischio, ma vogliamo ancora una volta anticipare il futuro. Sarà stata una buona mossa? Lo vedremo tra 20 anni».

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