di Ce.Do.
Recovery Plan, Dombrovskis: progressi, ma molto lvaoro da fare
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La scelta del governo Draghi di assoldare nel percorso di riscrittura del Recovery Plan il big americano della consulenza aziendale, McKinsey, già chiamato in passato a collaborare con Palazzo Chigi e il ministero dell’Economia su vari dossier, accende lo scontro politico. E costringe il Mef a precisare il perimetro del coinvolgimento della società Usa: «La governance del Pnrr italiano è in capo alle amministrazioni competenti e alle strutture del Mef che si avvalgono di personale interno degli uffici. McKinsey, così come altre società di servizi che regolarmente supportano l'amministrazione nell'ambito di contratti attivi da tempo e su diversi progetti in corso, non è coinvolta nella definizione dei progetti del Pnrr», si legge in una nota diramata da Via XX Settembre.
«Gli aspetti decisionali, di valutazione e definizione dei diversi progetti di investimento e di riforma inseriti nel Recovery Plan italiano restano unicamente in mano alle pubbliche amministrazioni coinvolte e competenti per materia.L'amministrazione si avvale di supporto esterno nei casi in cui siano necessarie competenze tecniche specialistiche, o quando il carico di lavoro è anomalo e i tempi di chiusura sono ristretti, come nel caso del Pnrr». In particolare, chiarisce ancora il comunicato dell’Economia, «l'attività di supporto richiesta a McKinsey riguarda l'elaborazione di uno studio sui piani nazionali “Next Generation” già predisposti dagli altri paesi dell'Unione Europea e un supporto tecnico- operativo di project-management per il monitoraggio dei diversi filoni di lavoro per la finalizzazione del piano».Il contratto con McKinsey, fa sapere il Mef, «ha un valore di 25mila euro più Iva ed è stato affidato ai sensi dell’articolo 36, comma 2, del Codice degli Appalti, ovvero dei cosiddetti contratti diretti “sotto soglia”».Le informazioni relative al contratto, conclude la nota, «saranno rese pubbliche, come avviene per tutti gli altri contratti del genere, nel rispetto della normativa sulla trasparenza».
Insomma, il governo prova a spegnere le polemiche che si sono scatenate dopo i rumors rilanciati stamane da alcuni organi di stampa e che aveva scatenato diverse critiche anche all’interno della stessa maggioranza. L’affondo più duro era arrivato dall’ex ministro Dem Francesco Boccia interpellato da Rainews24: «Con tutto il rispetto per McKinsey, se le notizie uscite oggi fossero vere, sarebbe abbastanza grave».
Sulla stessa falsariga anche un altro ex componente del Conte 2, l’ex ministro del Sud, Giuseppe Provenzano. «Un giorno trapela che Draghi “il Recovery se lo scrive da solo”, e va bè... Oggi che invece ci lavora McKinsey... - scrive su Twitter l’esponente democratico -. Un po' di chiarezza? Dobbiamo richiamare i migliori nello Stato, magari tra i giovani, non delegare a privati esterni funzioni fondamentali. C'è una norma, si attui».
Anche l’ex viceministro Antonio Misiani non aveva risparmiato bordate al governo: «La governance del Pnrr è incardinata nel Ministero dell'Economia e Finanza con la strettissima collaborazione dei Ministeri competenti aveva detto Draghi al Senato. Se lo schema è cambiato, va comunicato e motivato al Parlamento», sottolinea il senatore del Pd su Twitter.
Chi, invece, era sceso in campo in soccorso dell’esecutivo è l’ex ministro e leader di Azione, Carlo Calenda: « I consulenti McKinsey o altro, si usano per scrivere piani strategici straordinari. Quando hai bisogno di elaborazioni veloci e verifica di fattibilità su progetti. Ma se la guida rimane saldamente nelle mani dei Ministri non vedo alcun problema, anzi. No polemiche inutili».
Tra le prese di posizione della politica, anche quella della presidente di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni. «È possibile che con tutti i ministri, viceministri, sottosegretari, capi dipartimento, capi uffici legislativi, task force, dirigenti, tecnici e funzionari dello Stato che abbiamo, il governo Draghi debba affidare la stesura del Recovery Plan ad una società privata di consulenza?», è l’affondo su Twitter.
«Il Governo Draghi chiama McKinsey per la scrittura del Recovery Plan: i tecnici dei tecnici. No, così proprio non va. Così, si umiliano le competenze delle pubbliche amministrazioni e si allontana l'accountability politica. Il Parlamento deve intervenire», attacca il deputato di LeU, Stefano Fassina. Più conciliante, invece, l’esponente di Cambiamo!, Osvaldo Napoli. «Non trovo né sconveniente e meno ancora scandaloso se il ministro dell'Economia Daniele Franco ha chiesto l’aiuto di McKinsey, società di consulenza manageriale, per accelerare la revisione e la redazione del Piano nazionale di resilienza e ripresa che va consegnato alla Commissione europea entro il 30 aprile. Sarebbe utile e positivo, però, offrire un minimo di spiegazioni su questa consulenza, soprattutto per allontanare ogni ombra o sospetto dai tecnici di via XX Settembre circa la loro adeguatezza e competenza».
Celestina Dominelli
Vicecaposervizio
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