di Nino Amadore
(Ansa)
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Per avere un’idea chiara bisognerà aspettare ancora un po’ ma da subito si può dire che Catania e Palermo si preparano ad affrontare l’impatto che la crisi da lockdown avrà sui rispettivi bilanci comunali. In questa fase il dato è uno: alla certezza del calo delle entrate corrisponde l’incertezza delle coperture esterne come quelle che ha assicurato la Regione siciliana che nella legge di stabilità del 2020 ha appostato 300 milioni per tutti i Comuni siciliani o quelli dello Stato: «Si parla di 3 miliardi di euro che lo Stato centrale dovrebbe dare ai Comuni italiani e 500 milioni per le Città metropolitane- dice il sindaco di Catania Salvo Pogliese - La Regione ha stanziato 300 milioni per i Comuni, ma sono fondi europei e c'è il problema di come utilizzarli». Mentre l’assessore al Bilancio del Comune di Palermo Roberto D’Agostino è ancora più netto: «È stata fatta una norma salva imprese ne servirebbe ora una salva Comuni».
Palermo, crolla l’incasso della Tari
A conti fatti intanto il Comune di Palermo al 30 aprile registra un calo sul fronte dei tributi comunali di quasi 11 milioni di cui poco più di 10,5 milioni attribuibili alla Tari e quasi 500 mila euro all’imposta sulla pubblicità (la cartellonistica è praticamente azzerata, per dire). Discorso diverso quello che riguarda le partecipate: «Per quanto riguarda il trasporto - spiega l’assessore - la legge di stabilità ha previsto contributi che coinvolgeranno anche il tram. L’altro tema è quello dei rifiuti e anche in questo caso la Regione ha previsto un sostegno per la Rap, la società che si occupa della raccolta e dello smaltimento. C’è anche da dire che questa società beneficerà, almeno per questi due mesi, di minori costi: il conferimento di rifiuti indifferenziati in città è diminuito di un terzo e in proporzione anche i costi per raccoglierli e smaltirli».
A Palermo risparmi nei rifiuti grazie al lockdown
Miracoli del lockdown: a Palermo, viste le indicazioni di rimanere a casa, è crollato quello che qualcuno ha battezzato il “turismo della monnezza” riferendosi all’abitudine di cittadini provenienti da altri paesi di conferire i rifiuti differenziati in città magari per aggirare l’obbligo di differenziarli . «Complessivamente comunque per avere un’idea chiara bisognerà fare un ragionamento a consuntivo - dice ancora D’ Agostino -. Per quanto riguarda la Tari, per esempio, noi abbiamo detto: chi può la paghi. Certo intanto questa situazione mette un po’ la cassa in sofferenza». Si vedrà a consuntivo anche il “buco” della tassa di soggiorno: «Incassavamo dieci milioni - dice l’assessore - ora il turismo si è azzerato».
La complicata situazione di Catania
Situazione diversa quella di Catania, Comune che arriva da un dissesto «ma era stato dato il via libera al bilancio stabilmente riequilibrato che ora è in attesa dell’approvazione da parte del ministero » dice l’assessore al Bilancio Roberto Bonaccorsi. La questione del dissesto, al di là degli impegni del Comune a pagare i creditori, non è di poco conto: ha un peso, per esempio, nella possibilità per il Comune di accedere alla rinegoziazione dei mutui di Cassa depositi e prestiti: «C’è una norma che comporterebbe un risparmio di 8 milioni di euro per Catania e che al momento non possiamo utilizzare. Stiamo cercando di farla modificare, chiedendo la possibilità di accesso per i Comuni in dissesto purché abbiano approvato il bilancio» spiega l’assessore. Sul fronte dei tributi la situazione è questa: il Comune di Catania ha sospeso e posticipato a data da destinarsi la Tari mentre non vi sono news per l’Imu, che scade a giugno. «Per quanto riguarda la Tari - dice il sindaco - dovrebbero essere novità nazionali a breve, perché si parlava di una proroga oltre il 30 settembre ma occorrono risorse per compensare i mancati introiti altrimenti non saremo in condizione di pagare gli stipendi». Il lockdown ha sicuramente vanificato lo sforzo fatto dall’amministrazione comunale etnea di recuperare le sacche di evasione che vi erano: «Le faccio un esempio - dice l’assessore Bonaccorsi - che riguarda la tassa di soggiorno: quando ci siamo insediati il Comune incassava 700mila euro e siamo arrivati nel 2019 a incassare 2,2 milioni che abbiamo destinato sempre a iniziative nel settore turistico. In questa situazione quell’incasso non c’è più». E la preoccupazione è anche un’altra: che il lavoro fatto sul fronte del recupero dell’evasione vada perduto. Preoccupazione che riguarda a maggior ragione altri tributi come la Tari: «Quando si sospende un tributo in una fase di emergenza, una parte di questo introito poi non viene più riscosso. Ogni anno, al 31 marzo, incassavamo 15 milioni di euro dalla Tari: è realistico pensare che ne incasseremo 10 o 11».
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