di Luca Tremoada
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Siamo nel 2019 quando esce Sea of Solitude. Il gioco di Quantic Dream e Jo-Mei piacque, più che al pubblico, ai giornalisti, che spesso si appassionano quando i videogiochi si avventurano a raccontare altro rispetto al mix di battaglia e puzzle a cui il mercato ci ha abituato. Ritorna oggi come esclusiva Nintendo Switch e con una veste nuova.
Il gioco, a parte qualche funzionalità, è fondamentalmente lo stesso come sotto il profilo del gameplay. Cambiano i dialoghi, pezzi della trama e un po’ tutto il tono di fondo della narrazione, più cupo e asciutto. Il marketing e la comunicazione hanno voluto insistere inserendo la solitudine e la pandemia come chiavi di interpretazione di quella che però resta un viaggio simbolico (forse anche un po’ troppo didascalico) di rinascita.
Il trauma della violenza subita, la gabbia della solitudine, il disagio mentale non sono elementi inesplorati dai videogiochi. Siamo dalle parti di That Dragon, Cancer e To The Moon, esperienze che usano l’interattività come pretesto per dare una rappresentazione allegorica di un malessere. Sea of Solitude: The Director's Cut, questo il titolo completo, in questo senso non è una novità, è però la dimostrazione che si possono realizzare diversi fini senza sacrificare troppo delle caratteristiche endogene del videogioco.
In Sea of Solitude siamo Kay, una ragazza trasformata in un mostro dispersa in un mare che ha sommerso una città. Il buio è nemico come anche le creature mostruose che emergono dalle profondità marine. Il nostro compito è accompagnare Kay a recuperare il ricordo di quanto successo e con esso la chiave per superare il trauma e trovare la serenità.
Non è un gioco completamente nuovo ma per chi si fosse lasciato sfuggire Sea of Solitude sarà una esperienza davvero nuova. L’argomento è delicato, la materia è maneggiata con attenzione ma con qualche licenza poetica di troppo. L’esplorazione e la scelta del genere platform sono certamente l’ambiente migliore per rendere “giocabili” e pop queste esperienze che su Nintendo Switch si confrontano con un pubblico davvero giovane e quindi utile.
Tecnicamente risente le limitazioni di Nintendo Switch, in alcuni passaggi risulta un po’ di maniera nel suo volere essere a tutti i costi allegorico. I dialoghi però sono stati riscritti con senso e con coscienza. Resta un gioco che piace tanto ai giornalisti. Ma questa versione rivista e ripensata per Nintendo Switch è forse il segnale che qualche cosa sta cambiando.
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