di Vera Viola
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Il Covid 19 ha impattato fortemente sul traffico marittimo da e per l’Italia: l’import export marittimo, nei primi sei mesi del 2020, è calato infatti del 21% (in valore). Al Mezzogiorno è andata un po' meglio.
La movimentazione complessiva di merci dai porti del Sud d'Italia ha infatti subito una contrazione (in tonnellate) dello 0,8% contro il calo dell'11,5% del totale Italia nei primi sei mesi del 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019. Si registra insomma una perdita di traffico minore al Sud rispetto all'Italia nel complesso.
Al Mezzogiorno è dedicato un intero capitolo del settimo Report annuale “Italian Maritime economy: L'impatto del Covid-19 sui trasporti marittimi: rotte strategiche e scenari globali. Intermodalità e sostenibilità le chiavi per il rilancio italiano», curato da Srm, Società di ricerche e studi sul Mezzogiorno, collegata al gruppo Intesa San Paolo.
«I porti del Sud hanno retto un po' meglio – precisa il dg di Srm Massimo Deandreis – grazie soprattutto alla forte vocazione ai settori agroalimentare ed energetico che non si sono mai fermati». Si rileva un andamento in controtendenza, anche rispetto al passato, se si considera che il Mezzogiorno aveva registrato performance meno brillanti nel periodo 2016-2019 attestandosi su 203 milioni di tonnellate movimentate nel 2019. Nel primo semestre del 2020 ne sono state movimentate 84 milioni.
Nel semestre passato ha tenuto soprattutto il traffico container, pari al 31% del totale gestito dai porti del Sud, contro la quota del 23% del traffico italiano.
Il calo dei container movimentati dai porti meridionali è stato più contenuto rispetto a quanto registrato a livello Paese (2 punti percentuali in meno). Ciò è avvenuto soprattutto grazie alla performance dello scalo di Gioia Tauro, operativo nel transhipment, che ha mostrato un andamento in controtendenza crescendo addirittura del 45% ad aprile 2020 sui primi 4 mesi dell'anno precedente. Il brillante risultato del traffico container dell’hub di Gioia Tauro, favorito anche da fondali adatti alle mega navi, lo ha collocato tra i primi 4 porti del Mediterraneo.
Anche il traffico Ro-ro (materiale che viaggia su auto, autocarri e treni), tipico dei porti del Mezzogiorno, resiste. Si tratta del traffico verso le isole, soprattutto Sardegna e Sicilia, pari al 26% del totale Sud; al 22% del totale Italia.
Per Srm «a difendere gli scali meridionali nei mesi della grande diffusione del Covid potrebbe essere stata anche la minore diffusione e il maggior controllo del contagio. Pertanto, ripartire dai porti del Sud, per Srm, potrebbe essere una delle idee per la ripresa. In particolare per gli scali meridionali Srm azzarda una previsione. «Ipotizziamo che già nel 2021 – dice Deandrei – possa esserci un rimbalzo significativo». Sempre che la diffusione del contagio in corso non pregiudichi la situazione.
Il trasporto via mare ha una particolare valenza per l’economia meridionale. Basta pensare che il Mezzogiorno concentra nei suoi porti il 20% circa del traffico container gateway italiano e il 43% del traffico totale di merci movimentate. Non solo, ma Srm sottolinea che si tratta di «un territorio che riconosce come «una delle chiavi del suo sviluppo l'import-export via mare». Gli scali meridionali – scrive Srm rafforzando il concetto «hanno l'esperienza di un territorio che utilizza il mare per il 62% del suo import-export».
Lo studio della società collegata a Intesa San Paolo non si limita a fotografare un andamento congiunturale, ma amplia l’indagine anche a nuovi fenomeni che vedono protagonisti gli scali meridionali. Si parla infatti di un ritorno di appetibilità da parte di investitori esteri. Tra i casi segnalati: il porto di Taranto, in cui sono in corso investimenti turchi e su cui non si sono smorzati ancora gli interessi dei cinesi; Gioia Tauro, eletto a principale hub dalla svizzera Msc; e infine, lo scalo di Cagliari su cui investitori olandesi sono pronti a impegnarsi (si vedano gli articolo in pagina e a pagina 3).
Di fronte a questo scenario, Srm nel formulare una serie di indicazioni sulle politiche da adottare nei prossimi mesi, e proprio considerando l’attrattività dei porti meridionali, propone il «rilancio immediato delle Zone Economiche Speciali e delle Zone Logistiche Semplificate per dare impulso ulteriore agli investimenti imprenditoriali».E rafforzare così le aree manifatturiere a ridosso dei porti. Le Zes, però, sono ancora in una fase di “stallo tecnico” per la mancanza di decreti di attuazione che rendano operativi alcuni provvedimenti sulla semplificazione amministrativa.
Ma soprattutto, Srm propone che venga impostata la programmazione dei fondi strutturali 2021-2027 prevedendo un grande rilancio dei porti del Mezzogiorno. «Il Coronavirus – scrive Srm – ha messo in evidenza come due punti strategici siano, in primo luogo, quello di avviare processi di digitalizzazione delle procedure portuali e quindi di evitare quanto più possibile contatti umani e, in secondo luogo, puntare su integrazione infrastrutturale e quindi favorire lo sviluppo della ferrovia e dell'intermodalità».
Vera Viola
vice caposervizio
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