di Laura Cavestri
(Photononstop)
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La pandemia da Covid – che ancora sta colpendo duro su Milano – e l’appuntamento con le Olimpiadi invernali di Milano-Cortina 2026 non vanno vissuti come due punti di caduta o di arrivo. Ma come punti di partenza – anche opposti – per ripensare l’ecosistema urbano, riprogettare spazi e servizi di qualità per vivere e lavorare, rilanciarsi come polo di attrazione degli investimenti internazionali. Perchè la capacità di attrarre i grandi flussi di finanza globale sarà sempre meno tra sistemi-Paese, tra grandi nazioni, e sempre più tra microcosmi, aree metropolitane dinamiche ed allargate, perchè in grado di attrarre lavoratori, studenti, professionisti, in un mix di qualità e sostenibilità di vita e lavoro. Del resto, i mega eventi trasformano le città e Milano ha già vissuto questa esperienza con l’Expo e lo vivrà ancora con le Olimpiadi invernali.
«Oggi ci sentiamo sopraffatti dal Covid, ma la crisi può anche essere occasione per trarre lezioni ed essere un catalizzatore per le performance future – ha detto durante i lavori di “Investire in Milano” Chris Choa, vice president di Aecom – che si è occupato del masterplan delle Olimpiadi di Londra – , parlando di «quattro mega trend sottostanti che la pandemia ha accelerato, ovvero urbanizzazione, tecnologie emergenti, cambiamento climatico e nuove esperienze demografiche, per esempio sul lavoro».
«L’interconnessione, dai sistemi di trasporto all’accessibilità delle reti, la rigenerazione degli spazi in ottica green, per il massimo rendimento e il minimo spreco, sono oggi i driver per guidare lo sviluppo di grandi operazioni, che poi restituiscono benessere e attraggono ulteriore dinamismo – ha concluso Choa . Oggi, le aree urbane, più che i sistemi Paese, sono in grado di esercitare questa forza di attrazione».
«Anche Parigi sta lavorando sul suo villaggio olimpico – ha sottolineato Séverine Chapus, head of development major mixed-use projects di Bnp Paribas RE –, ovvero 300mila mq di spazi e 4 miliardi di euro di investimenti, con 68 nuove stazioni della metro e 200 km di nuovi binari. Tutto in ottica di “cronotopia”, cioè gli spazi e tutto ciò che verrà costruito sarà pensato in ottica di flessibilità e di riconversione per una “seconda vita”, sia nei materiali che nelle soluzioni»
Le Olimpiadi sono, del resto, «un punto di snodo, soprattutto se riusciremo a viverle come Expo 2015, non come un punto di arrivo, ma di partenza per uno sviluppo successivo – ha detto Piefrancesco Maran, assessore all’urbanistica, verde e agricoltura del Comune di Milano–. Dove il pubblico accende una miccia e poi fa squadra con il privato». Se l’emergenza sanitaria ha complicato la situazione e costretto persone e investitori a ricalibrare posizioni e strategie, è vero anche che «Milano – ha concluso Maran – sta subendo, ma ci sono segnali positivi. I progetti della città stanno andando avanti. Se nel 2015 i permessi di costruzione su progetti rilevanti, che generano oneri urbanistici, erano 645, nel 2019 sono arrivati a 1066. Quest’anno torneranno ai livelli del 2018 (poco meno di 900). Ma l’interesse per Milano e i grandi progetti resta».
Laura Cavestri
Redattrice di Economia
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