di Gianluca Nicoletti
Roberto Molinelli nasce a Genova nel 1961. Vive e lavora a Castelnuovo diPorto (Roma). Inizia a dodici anni a coltivare il gusto per il modellismo, che lo accompagnerà fino a oggi. Inizialmente influenzato dalla passione per il cinema, nella sua prima produzione artistica si ispira a registi come David Cronenberg, Tim Burton e David Lynch. Nel 1986 si trasferisce a Roma, dove comincia da subito a collaborare con la ZED S.F.X., società di effetti speciali con la quale realizza installazioni e oggetti per il cinema, la pubblicità e il teatro. Dal 1989 affianca a questa anche l'attività di attrezzista per fiction, film e programmi tv. Nel 2019 ha realizzato il costume che indossa Luca Argentero nel film Copperman, diretto da Eros Puglielli. Il protagonista è un ragazzo autistico per il quale un fabbro confeziona, con materiali di recupero, una fantastica armatura, in modo da farlo sentire un supereroe.
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Chiunque collezioni con folle accanimento segue un percorso segreto, spesso indecifrabile per chi non ne condivida il punto di vista eccentrico. La sconnessione epocale è quindi la cifra comune che accomuna le persone che, ancora, hanno necessità di spazio concreto per ammassare il prodotto della loro stravaganza. Quella genìa di menti balzane assimila coloro che non si accontentano di filtri digitali e app di fotoritocco per contemplare la patina del trascorso surreale sui loro tesori strampalati, come accade nella mediocre e comune valutazione del seducente.
Tra questi cervelli ribelli, Iacopo Briano va girando il mondo alla ricerca di reperti per una personale e particolarissima storia della nostra evoluzione, che comprende tutto quello di straordinario che si è potuto produrre nella finestra temporale compresa tra gli scheletri di allosauro di 150 milioni di anni fa e i gadget delle imprese spaziali. Passando per mummie di animali reali, messe accanto a chimere posticce costruite per dare realtà ai fantastici bestiari; tra gli esseri mai esistiti un pesce palla con la testa di un roditore e le corna di uno stambecco, che digrigna i denti arrabbiato. È una tra le tante fake news d'epoca, che mercanti di meraviglie assemblavano per chi forse cercava la dimostrazione di un possibile esito di diabolici connubi, quando ancora non si immaginava quanto nel creare simili mostruosità sarebbe un giorno intervenuto il disastro di Chernobyl. A chiudere il ciclo temporale di Briano una collezione di tute di cosmonauti, tra cui un rarissimo prototipo del modello SOKOL K-11 sviluppato per le missioni Apollo-Soyuz del 1975, la prima collaborazione tra gli Stati Uniti d'America e l'Unione Sovietica che suggellò la fine della gara per la conquista dello Spazio.
Iacopo Briano è un ricercatore di oggetti eccezionali, esperto in storia naturale e grande appassionato di Wunderkammer. Ha iniziato sin da bambino a interessarsi a questo mondo, seguendo nei viaggi il padre malacologo. Crea collezioni per amanti dell'eccentrico. Lavora come esperto per case d'asta internazionali, ha fondato con Alessandro Ferrada e Jonathan F. Kugel la galleria Art Sablon di Bruxelles. Nel 2018 ha curato l'asta record Nature et Merveilles presso Drouot a Parigi, vendendo a un collezionista privato una coppia di dinosauri combattenti a 2.850.000 euro. Attualmente sta seguendo la preparazione di uno scheletro completo di allosauro di 10 metri che sarà presentato il prossimo giugno.
Restando con i piedi a terra, l'abisso della stravaganza può raggiungere profondità ben oscure e indicibili, non posso non pensarlo mentre Giano Del Bufalo accarezza quello che sembra essere un grande e panciuto fantoccio di pezza: vuole mostrarmi il punto esatto in cui sono contenute le spoglie mortali dello sciamano che quel simulacro raffigura e contiene. I disegni che lo ornano altro non sono che i tatuaggi che lui da vivo si portava sulla pelle.
Una testa enorme di elefante con zanne lunghissime appesa alla parete con la proboscide in resta, un leone impagliato con tanto di corona in testa, un fenicottero rosa… Tutti animali morti allo zoo che Giano intercetta e regala all'immortalità. Fino a qui possiamo pensare a una semplice passione naturalistica, ma a un certo punto da una teca comincio a mettere a fuoco una testa di capretto “ciclope”, uno scherzo di natura rarissimo che un paio di secoli fa qualcuno repertò come singolarità veterinaria, ma ora assume tutt'altra connotazione, soprattutto se messo accanto al cranio di una mummia egiziana, un sacerdote che aveva perso qualche dente, ma in compenso ha ancora tutti i capelli ben pettinati, affiancato a una delle 50 testine rimpicciolite censite al mondo, trofeo di quei cacciatori di teste di cui pensavo si parlasse soltanto nei libri di Salgari; sullo sfondo qualche femore umano trasformato in flauto cerimoniale e delle mazze di potere spaccacranio africane.
Si spalanca così una porta verso uno dei tanti tunnel che trasformano quei cento metri di atelier che affaccia sul Circo Massimo in vero contenitore di mirabilia. Ecco che si entra in un mondo parallelo in cui trapela la passione per il “Mysterium Tremendum” che si nasconde dietro a quegli oggetti che banalmente definiamo folk. Provate a prendere in mano il feticcio voodoo di legno trafitto da decine di grossi chiodi – fatale quello che trapassa i genitali –, immaginate che quella specie di “reliquia” che ha incastonata in mezzo al torace contenga materiale organico di un essere umano e subito potrebbe capitare che quei chiodi ve li sentiate infilati nella vostra carne. Al soffitto vedo appeso a volo d'angelo uno scheletro umano. Proviene da un ospedale inglese, era forse un clochard, o un uomo senza più nessuno che lo pensasse e quindi destinato a essere mappa ossea per studenti. Ora sembra felice, ci guarda tutti dall'alto e sorride beffardo, l'Apocalisse noi la subiremo interrati, lui già pronto a prendere il volo verso la destinazione celeste.
Giano Del Bufalo, figlio di Dario Del Bufalo, architetto e grande specialista in marmi antichi e scultura lapidea, vive con il padre nel Castello della Cecchignola di Roma, già dimora di Papi. Giano è appassionato di tassidermia, la tecnica da sempre usata per imbalsamare i trofei di caccia. Gli animali della sua collezione sono però tutti deceduti per morte naturale in zoo o riserve faunistiche. Gli oggetti che più gli piacciono si collocano spesso in atmosfere noir, con possibili citazioni necromantiche esoterico-sciamaniche. I pezzi più originali, tra quelli raccolti nei suoi numerosi viaggi per il mondo, sono esposti nello spazio “Mirabilia”, la sua personale Wunderkammer in via San Teodoro 14, di fronte al Circo Massimo a Roma.
La post-umanità sta invece facendo il suo test in un garage nella
collina laziale. Qui Roberto Molinelli (nella foto in apertura del pezzo) lavora di frullino, saldatore e aerografo per la resurrezione dei rottami della nostra tecnologia defunta. Da bambino sognava di fare il palombaro e così ha cominciato a costruirsi fantastici caschi da immersione, assemblati con serpentine idrauliche, tubo corrugato di ogni diametro che porta ossigeno a immaginari esploratori abissali, che respirano dentro calotte di plexiglas, che in origine erano contenitori per birra artigianale, montati su imbracature infarcite da interiora metalliche, cannibalizzate da ogni possibile meccanismo destinato alla discarica. In quella catacomba, Molinelli ha seppellito frullatori, macinacaffè, asciugacapelli, vecchi giocattoli e suppellettili di ogni tipo. Dalla stessa fossa comune si leva un esercito di piccoli robot multicolore e arguti che sembrano popolare l'asilo infantile dei prossimi abitatori della Terra.
Provo a infilarmi i suoi avambracci mostruosi che sembrano zampe di drago, mi sento un mutante post-atomico, scampato a qualche devastazione termonucleare; tutto è possibile nel crogiolo in cui materiale organico, plastica e metallo si fondono e ridanno vita a esseri di nuova generazione. Molinelli non è solo un'artista e collezionista di frattaglie di elettrodomestici, ancor di più è il profeta della sconfitta dell'antropocentrismo, le sue fatali centurie da Nostradamus del cannello ossidrico sono i grandi androidi che tanto assomigliano a presagi di sconfitta di ogni nostra umanità. Dall'eclissi di noi perfidi progetti in pelle, nasceranno questi automi bonaccioni e pazienti, scampati al loro amaro destino della raccolta differenziata e dell'inceneritore, che con gratitudine omaggeranno noi che li abbiamo usati, accettando di essere nostro simulacro con braccia ricavate da tubi da lavandino, mani fatte con stoviglie, fari di bicicletta al posto di quelli che una volta chiamavamo occhi e spalancavamo a misura di ogni nostra meraviglia.
FUORI DALL’ORDINARIO
Briano, Del Bufalo e Molinelli sono alcuni tra i numerosi collezionisti e artisti che parteciperanno al progetto Out of the Ordinary, ideato per parlare di autismo raccontando – attraverso un podcast, un appuntamento in onda su Radio 24, un docufilm su Sky Arte e un'asta – ciò che non è omologabile e che è fuori dall'ordinario. Gianluca Nicoletti e il figlio Tommy, un ragazzo autistico di 22 anni, hanno attraversato l'Italia alla ricerca di collezionisti di oggetti fuori dal comune, una sorta di diario di viaggio per narrare persone straordinarie parlando di oggetti altrettanto fuori dall'ordinario.
Gli oggetti raccolti saranno protagonisti di un'asta speciale (alla Casa d'Asta Cambi, a Milano) che avrà come tema centrale opere e oggetti caratterizzati dal “non essere convenzionali”; parte del ricavato sarà destinata alla realizzazione dell'atelier artistico e artigiano per persone autistiche, il Cervelli Ribelli Lab.
A Melog, il programma condotto da Nicoletti tutti i giorni alle 12 su Radio 24, da febbraio gli ascoltatori sono stati chiamati a raccolta per proporre i loro “oggetti straordinari”, che sono stati valutati da esperti per far parte, se particolarmente interessanti, dell'asta. Il viaggio di Gianluca e Tommy sarà raccontato nel docufilm, Tommy e l'Asta dei Cervelli Ribelli, prodotto da Kulta e con la regia di Massimiliano Sbrolla, in onda prossimamente su Sky Arte.
Il progetto Out of the Ordinary è un evento speciale dedicato a ciò che non è omologabile e che è fuori dall'ordinario, ed è stato creato dalla Factory Cervelli Ribelli (www.cervelliribelli. it) mirata alla valorizzazione delle differenze e dell'unicità, creata da Insettopia Onlus e da Kulta, agenzia multicanale.
Solo per IL il fotografo Fabrizio Intonti, che lavora a Melog, ha realizzato il servizio qui pubblicato, selezionando con Nicoletti tre storie e tre collezionisti molto speciali .
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