Commenti
Pubblicità

Commenti

Tutto ciò che serve? Anche investimenti e scelte forti per la rete

di Guido Gentili

Immagine non disponibile

Nel «whatever it takes» deve entrare uno sforzo straordinario per supportare la trasformazione digitale del Paese a cominciare dalle infrastrutture tecnologiche

13 marzo 2020
Pubblicità

2' di lettura

Tutto quello che serve, whatever it takes, ricordando Mario Draghi che nel luglio 2012 iniziò così l’operazione di salvataggio dell’euro. E se questo è vero, nel tutto ciò che serve deve entrare uno sforzo straordinario per supportare la trasformazione digitale del Paese a cominciare dalle infrastrutture tecnologiche.

Pubblicità

Si dice giustamente che coronavirus sta cambiando e cambierà stili e modalità di vita, personali e sul lavoro. Smart working, e-learning, lavoro agile, teledidattica. Informazione, servizi pubblici e privati, la spesa on line al supermercato e tantissimo altro.
Abbiamo necessità assoluta di investimenti su questo terreno, anche questo tema è parte integrante dell’emergenza. Ma i radar sembrano essersi spenti, paradossalmente (ma non troppo, considerando la radicata abitudine a bruciare futuro in nome di scelte contingenti nella campagna elettorale permanente) proprio nel momento in cui dovrebbero moltiplicarsi le azioni per passare dalle parole ai fatti.
Sia chiaro. Che il Governo, supportato dalla sua maggioranza e dalla stessa opposizione, punti a contrastare la recessione con un pacchetto forte (25 miliardi, di più se necessario) di misure che dalla sanità al reddito per lavoratori dipendenti e autonomi, dal sostegno alla produzione alla liquidità per le imprese, è un punto fermo, necessario e indiscutibile. Ma che si lasci sottotraccia, o addirittura si dimentichi, la questione delle reti, delle infrastrutture capaci di sostenere la svolta digitale, sarebbe un errore madornale. Perché è anche qui che si gioca, in una stagione drammatica per il Paese, la partita della fiducia degli italiani, chiamati ora a stare più a casa e a cambiare comunque modalità di lavoro, anche nel luogo esterno dove dovranno svolgerlo passata la prima emergenza.
I dati di fondo del divario digitale italiano li conosciamo e fiumi di parole, pubbliche e private, hanno spiegato che le nuove tecnologie possono favorire, e non deprimere, la crescita. Il ministro per l’Innovazione, Paola Pisano, ha spiegato che questo è il momento della svolta digitale, che l’emergenza spinge al cambiamento e aveva chiesto la “solidarietà digitale” alle aziende per supportare le zone rosse e aumentare la connettività per le zone critiche (appello raccolto ed esteso con varie modalità al territorio nazionale, come ha fatto ad esempio Tim).
Tuttavia occorre guardare oltre la solidarietà. Ed occorre che lo Stato, assieme a tutte le aziende impegnate su questo terreno, investano risorse importanti (finanziarie e di coordinamento) per fare un salto e fornire il Paese di una dotazione tecnologica adeguata ai nuovi bisogni. Rivedendo se necessario le strategie.
Per fare un solo esempio. Ci accorgiamo in questi giorni che lo smartphone può non bastare e che non tutto può passare su questa strada-device. Abbiamo necessità di autostrade. Di nuove, capienti e veloci linee “fisse” a casa, riscoprendo magari il personal computer. O no?

Coronavirus, raddoppia il traffico mobile, boom di connessioni al Nord

Coronavirus: Liuzzi (Mise) alle telco: «ora accelerare sulle reti»

Riproduzione riservata ©
Pubblicità
Visualizza su ilsole24ore.com

P.I. 00777910159   Dati societari
© Copyright Il Sole 24 Ore Tutti i diritti riservati
Per la tua pubblicità sul sito: 24 Ore System
Informativa sui cookie  Privacy policy