di Andrea Gagliardi
Covid, restano mascherine al chiuso e green pass
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È caos in commissione Affari sociali della Camera sull’esame del decreto Covid del 7 gennaio che ha introdotto per gli over 50 l'obbligo di vaccino (con multe a partire dal 1° febbraio) e il super pass per lavorare a partire dal 15 febbraio. I lavori sono stati sospesi e aggiornati, dopo che la maggioranza si è spaccata su un emendamento presentato dalla Lega in cui si chiede di eliminare il green pass dopo il 31 marzo. L’emendamento, che è stato accantonato, aveva il parere contrario del governo.
Alla ripresa della seduta alle 17.30, l’emendamento è stato bocciato con 13 voti a favore, 22 contrari e 5 astenuti. Nelle dichiarazioni di voto, hanno annunciato il voto favorevole Lega, FdI e Alternativa. I deputati di FI come annunciato si sono astenuti. I deputati M5S, all’inizio propensi a votare l’emendamento della Lega, sono rientrati nei ranghi consentendo la tenuta della maggioranza. Ma c’è un’altra mina in commissione alla Camera. E questa volta a parti invertite: l’emendamento a firma M5S che consentirebbe anche alle parafarmacie di effettuare i tamponi Covid. Qui è la Lega a essere contraria e per il Governo rischia di profilarsi una nuova spaccatura.
Insomma non è bastata la strigliata di Draghi ai capidelegazione della maggioranza dopo che la scorsa settimana sono stati approvati in commissione quattro emendamenti al decreto milleproroghe, con maggioranze variabili, malgrado il parere contrario del governo. La maggioranza continua a dare segni di mancata compattezza. E il destino del green pass continua a dividere la maggioranza. Che lo stato di emergenza non sarà nuovamente prorogato allo scadere il 31 marzo è ormai assodato nel governo. E lo stesso premier Mario Draghi, con tutte le cautele del caso, non ha nascosto la volontà di uscire dalle restrizioni «al più presto possibile», annunciando a stretto giro una road map per il ritorno alla normalità, «in modo da eliminare ogni incertezza». Ma è sui tempi che si consuma lo scontro.
Il leader della Lega è in pressing per abolire ovunque il green pass (compreso quello al lavoro per il over 50) al termine dello stato di emergenza. «Se nei prossimi 40 giorni la situazione migliora, si supera lo stato d’emergenza e dal nostro punto di vista si superano anche tante restrizioni. Riparliamone il 21 marzo, quando mancheranno pochi giorni. Oggi mi sembra che la situazione sia fortunatamente sotto controllo» ha scandito in mattinata Matteo Salvini a “24 Mattino” su ’Radio 24’. «Se tra 40 giorni arriviamo con gli ospedali vuoti, gli italiani iper vaccinati, i bimbi tranquilli a scuola non si vede perché complicare la vita a chi lavora», ha proseguito, con riferimento al super green pass per gli over 50, la cui durata attualmente è prevista fino al 15 giugno, data di scadenza dell’obbligo vaccinale per questi soggetti.
Che l’aria stia cambiando lo testimonia del resto anche la recente presa di posizione del leader di Fi. «Come deciso in molti Paesi europei, è arrivato anche in Italia il momento di rendere meno stringenti le norme per contrastare la diffusione del Covid, di restituire un po’ di libertà e serenità agli italiani» afferma in una nota Silvio Berlusconi, che annuncia: «Siamo al lavoro per scrivere un piano di graduale dismissione del Green pass a partire dai contesti che, secondo gli esperti, risultano meno pericolosi per la salute pubblica, come le attività commerciali e di intrattenimento. Questo piano verrà consegnato al governo nei prossimi giorni»
I malumori sono trasversali. Anche se nel M5s Conte e i capigruppo riescono ancora a garantire fedeltà alla linea del governo in commissione e in Aula, sul certificato verde nelle ultime settimane si sta creando un fronte trasversale nelle varie anime del corpaccione pentastellato per chiedere di cancellare la norma in concomitanza con la fine della proroga dello stato di emergenza.
Del resto, qualche ritocco minore il decreto del 7 gennaio in Commissione Affari sociali della Camera lo ha già avuto. Per esempio è stato approvato all’unanimità un emendamento in base al quale dal 10 marzo sarà nuovamente possibile «consumare cibi e bevande anche in sale teatrali, da concerto, al cinema, nei locali di intrattenimento e musica dal vivo, in altri locali assimilati e in tutti i luoghi in cui svolgono eventi e competizioni sportive». Dunque via libera a popcorn, patatine, birra e coca cola al cinema e allo stadio.
La linea del premier Mario Draghi è ispirata a un mix di cautela e voglia di riaprire. Prima di alleggerire le misure antiCovid si aspetta di verificare il calo costante della curva dei contagi, l'allentamento della pressione sugli ospedali e la continuità della campagna vaccinale sul fronte delle terze dosi. Sullo sfondo c'è l’ipotesi dell’abolizione del green pass ad aprile (quando stadi e impianti sportivi dovrebbero tornare a piena capienza) per le attività all’aperto e del ritorno del Green Pass base per altre, a cominciare dagli alberghi. Anche se c'è chi nel governo preme per un allentamento già a marzo di alcune prescrizioni (come l'addio al green pass base per shopping, banche e uffici postali).
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Andrea Gagliardi
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