di Alessandra Casella*
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«Where dreamers become doers»: quando un obiettivo sociale carico di valori diventa capace anche di generare valore. È il motto diventato realtà di Dynamo Academy, la scuola di formazione che offre una risposta innovativa ai bisogni articolati dei caregiver nella white economy ovvero nel contesto sanitario, educativo e del volontariato aziendale.
L'Academy risponde alle sfide con nuove competenze e sbocchi occupazionali, forte dell'impatto sociale e dell'efficacia del modello di caring di Dynamo Camp Ets, realtà che da 15 anni contribuisce al diritto alla felicità di bambini con patologie gravi.
Nata nel 2010, momento di attenzione crescente alla sostenibilità economica, Dynamo Academy è un'organizzazione in costante evoluzione: «Siamo partiti con un modello di sostenibilità chiaro, utilizzare gli spazi del Camp quando non animato dai bambini, ora siamo tutta un'altra realtà» afferma la ceo Serena Porcari.Il modello Dynamo ha anticipato i tempi sulla visione della sostenibilità economica, intuendo la necessità di avere un flusso costante e certo di entrate per sostenere le attività. Così ha scelto per l’Academy la configurazione giuridica di impresa sociale, la quale può distribuire una parte degli utili per finalità specifiche previste dallo statuto. Cosicché una parte degli utili di Dynamo Academy viene distribuita al socio di riferimento ovvero Dynamo Camp, che offre gratuitamente programmi di terapia ricreativa a bambini e ragazzi dai 6 ai 17 anni, affetti da patologie gravi o croniche e alle loro famiglie.
La scuola si impegna a rendere il “prendersi cura” uno strumento di relazione, offrendo programmi di corporate engagement ad aziende e non solo: la formazione chiama al cambiamento, con l'obiettivo strategico di promuovere l'attenzione al bene comune.
Oggi è nota una crescente attenzione al ruolo sociale dell'impresa, ma come si genera impatto? Il primo passo per l'organizzazione è garantire, coerentemente alla sua mission, sostenibilità economica all'interno delle proprie mura aziendali. Il secondo step è rispondere a una domanda di mercato specifica. Il terzo punto è cogliere le opportunità che l'ambiente offre.
È seguendo tale schema che Dynamo Academy ha sviluppato il percorso consulenziale “Social Path” che articola, sviluppa e misura l'impatto dell'impegno sociale di un'impresa sulla comunità, rendendo la sua azione più coerente ai fabbisogni degli stakeholder e sugli stessi obiettivi di business, tenendo sempre presente tutte le tematiche diversity, equity, inclusion (Dei).Un esempio? Contribuire all'inclusione di disabili in azienda. Un obiettivo tanto nobile quanto complesso da realizzare per un'azienda senza fare affidamento a un supporto esterno qualificato e strutturato.
Esemplare il caso Neet (Not in Education, Employment or Training), un progetto a più impatti dove le compagnie assicurative del gruppo Intesa Sanpaolo supportate da Dynamo Academy hanno erogato gratuitamente corsi di formazione rivolti alla categoria sociale a rischio dei giovani aventi né occupazione né formazione in corso, con l'obiettivo di trasformarli in persone con professionalità nell'ambito della cura. Secondo Porcari: «Questo è un progetto ideale, esemplifica il lavoro di sistema di Academy e dimostra l'impatto concreto che un'impresa sociale offre». La chiave del progetto? «Vivere sul filo dell'obiettivo - afferma la ceo - e uno staff qualificato derivante dal mondo delle imprese, appassionato, che sperimenti quotidianamente la priorità del prendersi cura».
L'idea vincente è che un percorso formativo che si basa sull'esperienza concreta fissa nella memoria un vero apprendimento. Se poi il tutto passa attraverso il divertimento anche meglio. È un metodo ispirato alla “Terapia Ricreativa”, che facendo leva sulle potenzialità dei punti di forza piuttosto che sui limiti, è il cuore di tutto il progetto Dynamo. In poche parole? Partecipazione, divertimento, sfida, riscoperta e potenzialità. La “Terapia Ricreativa” fa bene, non solo al Camp e non solo ai ragazzi: Dynamo Academy la fa uscire dagli ambienti di cura del Camp e la rende contenuto: la Terapia entra nelle mura aziendali per costruire un ambiente di lavoro solidale al cui interno possano sentirsi protagonisti tutti.Il metodo quindi come ingrediente del successo? Sì, sommato a tempo, curiosità e costanza. Questi i requisiti minimi per creare un modello di formazione che risponda effettivamente a una domanda di mercato. In un momento nel quale il contesto è dominato dall'incertezza dove tra le skill principali dei leader regna l'intelligenza emotiva. Il rischio di impresa rimane una costante, le competenze manageriali sono imprescindibili. Dedizione e passione altrettanto. D'altronde, come si trova scritto sui muri di Dynamo Camp: «who cares wins».
*Alessandra Casella partecipa a “Terzo Fattore”, una partnership tra Il Sole 24 Ore e l'Università Cattolica con il sostegno di TechSoup. L'iniziativa vuole promuovere la conoscenza del terzo settore. Gli studenti effettuano stage in organizzazioni non profit e raccontano gli aspetti più significativi delle loro esperienze.
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