di Donata Marrazzo
L’imprenditore Natalino Scarpelli mentre visiona i motori marini e le imbarcazioni pronte per la consegna
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Anticamente erano il luntro, la feluca, la passerella. Imbarcazioni costruite in legno di pino, di gelso o di quercia, utilizzate per la pesca del tonno e del pescespada, nelle acque tra Scilla e Cariddi. A Reggio Calabria, Bagnara, Gioiosa Jonica c’erano i migliori maestri d’ascia. A Cetraro, sul tirreno cosentino, si costruivano le barche per i re delle Due Sicilie.
Oggi, in Calabria, quella tradizione continua all'interno di cantieri navali che, in alcuni casi, rappresentano un'eccellenza del settore nautico internazionale, con soluzioni sempre più innovative ed ecosostenibili.
A Borgia, in provincia di Catanzaro, Aschenez, cantiere con vent'anni di esperienza nella costruzione di imbarcazioni da diporto, ha appena varato la SQ240, segnando l'ingresso del brand Capoforte nel mondo della propulsione elettrica. Firmato dall'architetto Christian Grande, il modello è stato presentato in anteprima mondiale all'ultimo salone nautico di Genova e ha vinto il Design innovation award: una nuova filosofia di navigazione che si concentra in meno di 8 metri di lunghezza, con una carena dalle forme morbide, realizzata con tecnologia a infusione e ottimizzata per le motorizzazioni elettriche Molabo Iscad da 50 kW e Yamaha 3,7 kW.
«Si tratta di un'esperienza di navigazione pensata nel rispetto dell'ambiente, in cui scompare ogni accenno alla velocità e all'aerodinamicità, che si colloca comunque a metà tra il mondo del motore e quello della vela, prendendo gli aspetti più positivi di entrambi», spiega Grande, designer visionario, che ha progetto la nuova “barca meditativa” del cantiere navale calabrese, di cui Rosario Alcaro è il fondatore. Da una vita nel mondo della nautica, Alcaro ha debuttato con il marchio Invictus, gamma di yacht di lusso interamente prodotti nello stabilimento di Borgia, dallo stampaggio della vetroresina, al montaggio, compresi i collaudi finali. Da lì raggiunge i mercati di tutto il mondo: Europa, Hong Kong, Stati Uniti, Messico, Inghilterra e Australia. Quattrocentocinquanta imbarcazioni in un anno, 170 dipendenti e 30 mln di euro di fatturato (con un incremento del 40%) esprimono in numeri la solidità di una realtà che ha ancora molti progetti per il futuro, e in particolare proprio quello di «ampliare la gamma elettrica per essere i pionieri di una rivoluzione che, dalla produzione al prodotto finale, sia sempre più sensibile al green project», dichiara l'imprenditore.
Anche la produzione di Ranieri International, a Soverato, si rivolge prevalentemente ai mercati esteri. Family brand da oltre 50 anni, nato dalla passione per la nautica di Pietro Ranieri, si è sviluppato a livello industriale all'interno dei 35mila metri quadrati del cantiere dove, tra l'altro, falegnami, elettricisti, tappezzieri, esperti in tubolari, realizzano l'80 % delle componenti delle imbarcazioni. Ed è così che sono nati i famosi gommoni Cayman e barche esclusive, di ultima generazione, con la caratteristica prua semirovesciata. In un nuovo reparto, dedicato alla laminazione, attrezzato con i più avanzati sistemi di controllo climatico e antinquinamento, squadre di artigiani e tecnici specializzati costruiscono gli stampi. Centotrenta i dipendenti, 500 tra barche e gommoni realizzati in un anno, 15milioni il fatturato.
A Isca sullo Ionio Ranieri Group costruisce imbarcazioni dagli anni '70. Antonio Ranieri, scomparso un anno fa, fratello di Pietro, ha avviato l'impresa in collaborazione con Tullio Abbate, noto pilota comasco e costruttore di imbarcazioni offshore famose in tutto il mondo. Nello stabilimento si sperimentano soluzioni tecnologiche innovative in collaborazione con l'Università della Calabria.
«Molte realtà della nautica calabrese sono scomparse, ma altre hanno resistito e si sono evolute. Tutto il settore è in espansione e, considerato lo scenario industriale della nostra regione, sarebbe questo il momento di supportarlo - spiega Natalino Scarpelli, brillante imprenditore che si occupa di rimessaggio nel suo cantiere Nauticaravans di Vadue, alle porte di Cosenza -. In Calabria ci sono spazi e competenze per rispondere alle nuove, crescenti domande del mercato. Dopo il Covid, le aziende di tutta Europa sono entrate in crisi proprio per il continuo aumento degli ordini e si prevede che sarà così almeno fino al 2025».
I lavori di cantieristica e i servizi di svernamento, di manutenzione e di assistenza tecnica per le imbarcazioni, rappresentano una voce rilevante del comparto. E Scarpelli, che è anche concessionario Cranchi in Calabria, da almeno 30 anni, ha il polso della situazione: con i suoi 11 dipendenti, la gestione di oltre 400 barche, un fatturato che sfiora i due milioni e attrezzature all'avanguardia («Investo di continuo, per non terziarizzare nessun lavoro», spiega), è diventato un punto di riferimento a livello nazionale.
«Il futuro – dice – è il noleggio. Come è già avvenuto per le automobili, anche per la nautica, che viaggia parallelamente, seppur a minore velocità, al mercato dell'automotive, c'è stato un boom di richieste. E continueranno ad aumentare. Qui da noi approdi e porticcioli, se messi in condizioni di funzionare, potrebbero accogliere il triplo delle imbarcazioni».
«Tutto il settore nautico, che si articola in molteplici attività, può avere in Calabria un maggiore impulso. La nostra regione è punto di arrivo e di partenza per le Eolie, ma per consentire, ad esempio, lo sviluppo dei charter, servizio sempre più richiesto, soprattutto dai velisti del nord Europa, è necessario ripensare la gestione della portualità», spiega Fortunato Amarelli, presidente di Confindustria Cosenza, che per passione, da qualche anno si occupa di Holiday and sail, piccola società di noleggio di barche a vela.
«Il caso dei Laghi di Sibari nel comune di Cassano allo Jonio è emblematico», sottolinea Amarelli. Il complesso portuale e residenziale, 3000 posti barca e 420.000 mq di specchio acqueo di darsene chiuse e sicure, realizzato negli anni '70 dal gruppo Furlanis – stranieri e imprenditori del nord lo chiamavano la Miami della Calabria - ha subito un forte degrado a causa dell'insabbiamento del canale degli Stombi. Ora sono stati realizzati interventi di dragaggio per ripristinare la navigabilità, ma si attendono i fondi stanziati dalla Regione (circa 10 milioni) per lavori radicali. Così, anche il grande cantiere nautico che si trova all’interno potrà riprendere appieno le attività e restare aperto tutto l'anno, tornando a intercettare turismo internazionale. È l'obiettivo di Antonio Vuoto, legale rappresentante della società che gestisce il cantiere, oggi in liquidazione volontaria: «Sto cercando di scongiurare il fallimento – dichiara – prima nella nostra struttura, con l'officina meccanica, quella motoristica, la falegnameria, i locali per la verniciatura e la sabbiatura, gestivamo centinaia di imbarcazioni. Oggi ne abbiamo solo poche decine».
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