di Angelo Flaccavento
Valentino PE 2024
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Il sapere come ultima frontiera dell'apparire? La moda cannibalizza e superficializza ogni cosa, ma quest'ultimo prospetto è invero allettante. La settimana milanese della moda maschile si è aperta ieri nel grande cortile porticato dell'Università Statale con la sfilata di Valentino - un doppio ritorno per il marchio, solitamente presente a Parigi: in calendario e con una sfilata solo maschile dopo anni di co-ed. Non è la prima volta che gli spazi ariosi e solenni della Statale vengono prestati alla moda, ma è forse una delle prime in cui l’Università intesa come centro di formazione e sapere accessibile a tutti penetra - più o meno plausibilmente - nel racconto di una sfilata.
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L'annuncio di una donazione a sostegno delle borse di studio per i meritevoli e bisognosi - il 2% della cifra totale stanziata dalla Regione Lombardia in questo senso - è un segno di concretezza da parte della maison. L'invito, una copia brandizzata del discusso romanzo A little life di Anya Yanagihara - ottocento pagine ottocento di pornografia della sciagura in un contesto molto upper class - è invece meno credibile. Certo, la fragilità maschile intorno a cui la scrittrice gira con sguardo morboso e compiaciuto è riflessa nella ricerca di Pierpaolo Piccioli di una mascolinità meno normativa e machista, ma i paralleli si fermano qui. Piccioli non è morboso. Semmai languido e preciso. Lo strumento del suo decostruire iconografie stantie è costruttivo: la sartorialità più classica, piegata alla definizione di nuovi volumi e più liquide categorie.
Nella moda maschile pochi centimetri fanno grandi differenze. Piccoli riduce i pantaloni a shorts, allarga giacche e camicie, lavora di colori compatti e superfici solide, e il risultato è una idea di uniforme non uniforme, per nulla connotata in termini di rappresentazione di genere. La prova è intrigante quanto monocorde, con quel tanto di infantilismo - gli shorts lí puntano - che cattura davvero lo spirito del tempo. Scardinare un codice, però, è costruirne uno nuovo che poi andrà anch’esso scardinato, in un ciclo infinito che si chiama progresso.
È un ciclo senza fine anche la vita e l'identità di un marchio ultracentenario come Gucci. In attesa del debutto del nuovo direttore creativo, che avverrà a settembre, si moltiplicano occasioni e uscite, perché il silenzio, oggi, non è nemmeno una opzione. Una selezione di look per l'estate 24 - tailoring dalle proporzioni allungate, sportswear logato, sete stampate, pelli inconfondibili - viene così presentata all'interno di una installazione immersiva che celebra i settant'anni del mocassino con il morsetto, vera icona del marchio. Il passato e il presente in divenire si incontrano mentre l'attesa si accorcia e il next è ormai pronto a materializzarsi.
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