di Andrea Carli
Naufragio di Steccato di Cutro, faro della procura sulla catena dei soccorsi
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La tragedia del naufragio di un’imbarcazione a 150 metri dalla battigia davanti a Steccato di Cutro in Calabria ha riportato il tema migranti al centro del dibattito. Un fenomeno, quello migratorio, che, negli ultimi anni è andato assumendo caratteristiche diverse, dimostrando ancora una volta che il dossier è foriero di molteplici sfaccettature. Basta leggere il XXVIII Rapporto sulle migrazioni 2022, elaborato da Fondazione Ismu Ets (Iniziative e studi sulla multietnicità) e presentato mercoledì 1 marzo a Milano all’Università Cattolica del Sacro Cuore, per farsi un’idea dei vari tasselli che compongono il mosaico.
Il primo riguarda il sistema di istruzione. Nell’anno 2020/2021, per la prima volta da circa 40 anni si registra una diminuzione del numero degli alunni con background migratorio (sono circa 865mila, con una flessione di 11.413 rispetto al precedente anno scolastico). Dato il costante declino numerico della popolazione scolastica italiana, la quota degli alunni con background migratorio rimane però pari al 10,3% del totale degli iscritti nelle scuole italiane. Nell'a.s. 2020/21 il 57,1% degli alunni non italiani presenti nel sistema di istruzione frequenta il primo ciclo.
Un secondo tassello è rappresentato dai Paesi di provenienza delle persone. Gli sbarchi registrati sulle coste italiane nel 2022 sono stati 105.129 (+55,8% rispetto al 2021). Se il numero di quelli registrati è indubbiamente in crescita, la loro composizione complessiva per cittadinanza è molto cambiata rispetto agli anni della crisi 2014-2017, quando – fatta eccezione per i flussi dalla Siria nel 2014 – a prevalere erano persone originarie dell’Africa sub-sahariana. Nel 2022 i maggiori flussi provengono da Egitto (20.542), Tunisia (18.148) e Bangladesh (14.982). Anche gli attraversamenti registrati alla frontiera terrestre, in particolare con la Slovenia, sono particolarmente consistenti: i dati più recenti parlano di circa 8mila ingressi tra l'inizio dell'anno e ottobre 2022.
Il numero di cittadini non comunitari regolarmente presenti in Italia al 1° gennaio 2022 è pari a 3 milioni e 562mila unità, circa 6 ogni 10 stranieri presenti (+5,6% rispetto all’anno precedente). L’età mediana per l’insieme dei presenti è di 36,3 anni e i maschi rappresentano il 51%. I cittadini non comunitari provengono per la maggior parte da Marocco (408mila), Albania (397mila), Cina (291mila), Ucraina (230mila).
L’indagine stima che al 1° gennaio 2022 gli stranieri presenti in Italia siano poco più di 6 milioni , 88mila in più rispetto alla stessa data del 2021. Il bilancio demografico del 2021 quindi mostra una moderata ripresa della crescita della popolazione straniera in Italia, tant’è che il rapporto tra il numero di cittadini stranieri che vivono in Italia e quello della popolazione “abitualmente dimorante” sul territorio italiano passa dal 9,88% dello scorso anno al 10,1% del 2022 (entrambi al 1° gennaio). Mentre l’insieme dei residenti segna una crescita modesta (+22mila) e gli irregolari registrano una moderata riduzione (506mila unità, contro le 519mila dell’anno precedente; -2,5%) anche per via degli effetti dell’“emersione 2020”, il gruppo che ha registrato la crescita maggiore – dovuta sostanzialmente alla rivitalizzazione del flusso annuo dei permessi di soggiorno - è quello dei “regolari non residenti”, che sono aumentati di 79mila unità. Il 2021 segna un significativo aumento di nuovi permessi di soggiorno (circa 242mila, +127% rispetto all’anno precedente).
Nel corso del 2021 gli stranieri, compresi i cittadini UE, che hanno acquisito la cittadinanza italiana sono stati 121.457 (oltre 10mila in meno rispetto all’anno precedente), il 90% (pari a quasi 110mila) dei quali erano precedentemente cittadini non comunitari. Questa flessione, viene spiegato nel report, potrebbe essere stata causata da rallentamenti burocratici dovuti alla pandemia. Il 41% delle acquisizioni tra i nuovi italiani provenienti da paesi terzi è avvenuta per residenza, l’11,9% per matrimonio, mentre tra le restanti “altre motivazioni” (47,1%) assume il consueto ruolo dominante la trasmissione dello status dai genitori ai figli minori ai sensi dell’art.14 dell’attuale legge. I cittadini non comunitari divenuti italiani nel 2021 sono in prevalenza albanesi, marocchini, brasiliani. Dal punto di vista territoriale i nuovi italiani si concentrano soprattutto in Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Piemonte, Lazio e Toscana.
Dal punto di vista lavorativo, nel 2021 abbiamo assistito a una crescita sia del tasso di attività degli stranieri sia del tasso di occupazione. Non migliorano invece i dati sulla povertà: nel 2021 quella assoluta interessa il 30,6% delle famiglie di soli stranieri, quasi quattro punti percentuali in più rispetto al dato rilevato nel 2020. Inoltre si osserva che l’alta incidenza di famiglie immigrate in condizioni di povertà assoluta e relativa, anche tra gli stranieri regolarmente occupati, è la spia del diffondersi del lavoro “povero”, non più in grado di generare integrazione, ma che anzi produce disagio sociale. Le numerose criticità che caratterizzano il mercato del lavoro degli immigrati evidenziano la necessità di una nuova governance dei processi migratori e di inclusione.
Per quanto riguarda infine le confessioni religiose, Ismu stima che al 1° luglio 2022 i cristiani nel loro complesso rappresentino la maggioranza assoluta (53,1%) tra gli stranieri residenti in Italia, con una presenza di immigrati cattolici che si attesta al 17,1% (i musulmani sono il 29,4%).
Andrea Carli
Redattore
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