di An.C.
G20, le decisioni dei leader su clima, global minimum tax, aiuti e vaccini ai paesi poveri
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Impegno a sostenere «la scienza per abbreviare lo sviluppo di vaccini, terapie e diagnostica sicuri ed efficaci da 300 a 100 giorni» per le nuove pandemie. Senza dimenticare gli «sforzi per garantire un accesso tempestivo, equo e universale a vaccini, terapie e diagnostica sicuri, convenienti, di qualità ed efficaci, con particolare riguardo alle esigenze dei paesi a basso e medio reddito», e «per contribuire ad avanzare verso gli obiettivi di vaccinare almeno il 40% della popolazione in tutti i Paesi entro la fine del 2021 e il 70% entro la metà del 2022». Con l’obiettivo di mettere in campo «iniziative per aumentare la fornitura di vaccini e prodotti medici essenziali nei Paesi in via di sviluppo e rimuovere i relativi vincoli di approvvigionamento e finanziamento». Sono questi i passaggi sul tema vaccini, nelle venti pagine del comunicato finale del G20.
Nel corso della prima sessione dei lavori del Summit di Roma, incentrati su Salute ed Economia i leader del G20 hanno posto l’accento sulla necessità di uscire dalla crisi scatenata dalla pandemia in modo più equo e il modo migliore per farlo è abbattere le diseguaglianze fra Paesi nella disponibilità e nella distribuzione dei vaccini. Il tutto in linea con la necessità, messa in evidenza da tutti i leader nei loro interventi, di mantenere un approccio multilaterale alle sfide globali(come il Covid).
Al termine del G20 il presidente del Consiglio Mario Draghi ha ricordato che quello di vaccinare il 70% della popolazione mondiale a metà 2022 «è un impegno gigantesco, cui prestare attenzione. La produzione dei vaccini è sufficiente - ha aggiunto -, le quantità sono grandi e continuano a crescere. Fa difetto la logistica, la capacità di consegnare nei posti giusti e iniettare alle persone giuste. È un aspetto importante. L’altro punto è come si fa a permettere la produzione di vaccini anche dove devono essere usati, per esempio in Africa, ci sarà una discussione al Wto. E poi c’è il problema degli investimenti, come sempre. Ma - ha sottolineato Draghi - l’impegno per il 70% della popolazione c’è».
Il presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdogan, in occasione della conferenza stampa a conclusione del G20 di Roma, ha ricordato che «il nazionalismo dei vaccini è ancora presente» e «questo non può essere accettato». Erdogan ha sottolineato che i vaccini «non possono essere utilizzati per ricatti a livello internazionale».
Andrea Carli
Redattore
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