di Giovanni Negri
Nuovo processo civile al via tra un mese, ma la partenza è a ostacoli
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Dal nuovo processo penale alle intercettazioni, dall'abuso d'ufficio all'ordinamento giudiziario, passando per la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri. Sono numerose le riforme, per ora solo annunciate, che il Governo intende presentare nelle prossime settimane, e quel barometro del clima tra politica e magistratura costituito dalle cerimonie di inaugurazione dell'anno giudiziario volge in maniera evidente alla bufera, sia pure con intensità diversa a seconda dei temi interessati. Certo la premier Giorgia Meloni incontrando il ministro della Giustizia Carlo Nordio nelle ultime ore ha sottolineato la volontà di non andare a uno scontro con le toghe, rinverdendo passate staglio di conflitto di queste ultime con Governi di centrodestra. E tuttavia la tensione resta elevata.
Sul fonte delle intercettazioni, il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha più volte espresso la necessità di un intervento che ne riscriva la disciplina, conservandole per i reati più gravi, collegati alla criminalità organizzata e al terrorismo, ma limitandole per altri valutati di minore allarme sociale e dove, di converso, è più forte il rischio di lesione della privacy. Centrale, per quella che Nordio considera una vera e propria urgenza, è infatti il rafforzamento di un meccanismo, anche di sanzioni, che eviti la divulgazione di ascolti che nulla hanno a che vedere con le inchieste e molto invece con il voyeurismo di una parte almeno dell'opinione pubblica. Netta l'ostilità sul punto soprattutto dei pubblici ministeri che temono di vedere irrimediabilemnte compromesso nei fatti un indispensabile strumento d'indagine.
Su questo punto il Governo è già dovuto correre ai ripari per evitare che la riforma Cartabia, in vigore dal 30 dicembre, provochi, soprattutto per il cambiamento delle condizioni di procedibilità per alcuni reati, la scarcerazione di detenuti in via cautelare e l'impossibilità di procedere ad arresti in flagranza per assenza di querela da parte delle vittime. Il Consiglio dei ministri ha così approvato un disegno di legge che esclude l'obbligo di querela quando è contestata l'aggravante mafiosa e di terrorismo e lascia 48 ore di tempo per presentarla quando l'arresto è stato effettuato. Da alcune Procure però arrivano ulteriori segnali di difficoltà applicative della riforma soprattutto per l'aggravio dei carchi di lavoro frutto delle nuove forme di controllo sui tempi delle indagini preliminari e sul successivo esercizio dell'azione penale.
A breve il ministero della Giustizia renderà nota la sua proposta di intervento su un reato che soprattutto il fronte degli amministratori locali invita da tempo a modificare. Tuttora in discussione l'ipotesi di una sua abrogazione, cui sarebbero favorevoli lo stesso Nordio e Forza Italia, e un suo comunque drastico ridimensionamento, appoggiato da Fratelli d'Italia e Lega. Contestualmente si ridimensionerà anche il reato di traffico d'influenze considerato di troppo imprecisa definizione. Per la maggioranza si tratta di attenuare la pressione penale sugli amministratori a fronte di dati che attestano la bassa percentuale di condanne rispetto ai procedimenti avviati, per la magistratura il pericolo è quello di indebolire l'attività contrasto nel delicato settore dei reati contro la pubblica amministrazione.
Politicamente mette d'accordo le forze di maggioranza e una quota di opposizione, Azione e Italia Viva, un intervento che chiuda definitivamente le porta al passaggio del magistrato da giudice a pubblico ministero e viceversa. Servirà però un disegno di legge costituzionale con tempi evidentemente più lunghi. Dalla magistratura si fa osservare che già oggi dopo le più recenti modifiche normative è possibile un solo passaggio da esercitare nella fase inziale della carriera, al netto delle considerazioni sull'opportunità di preservare un modello i cui benefici sono stati riconosciuti anche in Europa; con la separazione delle carriere il timore è poi quello di arrivare a un sostanziale controllo dell'Esecutivo sulla pubblica accusa, con una sua conseguente politicizzazione
Nordio ha espresso la volontà di esercitare la delega lasciata in sospeso nella passata legislatura e in scadenza a giugno, ma l'intervento che dovrebbe rafforzare trasparenza e prevedibilità delle scelte del Consiglio superiore della magistratura, resta, per ora, oggetto anche del timore di chi vi vede un'ulteriore occasione della politica per regolare i conti con la magistratura.
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Giovanni Negri
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