di Marco Ferrando
Draghi: su difesa e energia serve una risposta europea
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La caccia ai 40 miliardi di «extraprofitti» già inizia a interessare anche la Borsa, perché tra le aziende chiamate a sostenere l’una tantum decisa dal governo venerdì ci saranno anzitutto numerose quotate. Contrarie a considerare «extraprofitti» i maggiori volumi registrati in un anno quasi normale a confronto con uno pandemico, pronte a dare battaglia (ad esempio sul tema retroattività), ciononostante restano tra le maggiori indiziate per accollarsi una fetta dei 4 miliardi che lo Stato punta a incassare dai privati.
Bozze alla mano, da venerdì sera tra manager, analisti e investitori gira la stessa domanda: a chi toccherà pagare? E chi pagherà di più? La prima domanda non fatica a trovare risposta: tutti, o quasi. L’articolo 37 della bozza di provvedimento passato venerdì in Consiglio dei ministri di fatto passa in rassegna tra i destinatari del prelievo straordinario tutti i componenti della filiera energetica, con la sola eccezione dei soggetti regolati che si occupano solo del trasporto e della distribuzione di energia elettrica e di gas, dunque soggetti come Snam, Terna, Italgas ad esempio. Esclusa questa ristretta pattuglia, nei fatti sono coinvolti tutti gli attori della filiera dell’energia elettrica (e quindi produttori, rivenditori e importatori), del gas (produttori di metano ed estrattori di gas naturale) e dei prodotti petroliferi (produttori, distributori, rivenditori).
Impossibile non partire da Eni ed Enel, esposte su più attività di quelle finite nel mirino; entrambi i gruppi, contattati da Il Sole 24 Ore, non sono ancora riusciti a fornire informazioni puntuali perché la norma è in bozza e, soprattutto, va compresa e interpretata. Certo nel caso di Eni, voci di mercato non mancavano di sottolineare come l’una tantum sia comparsa a poche ore dalla presentazione del nuovo piano industriale firmato da Claudio Descalzi, a cui la Borsa ha reagito freddamente (-2,91%) forse perché già fiutava le brutte sorprese in arrivo. «Non ci sono pressioni e interferenze di alcun tipo da parte del Governo italiano», l’unico cenno di Descalzi ai rapporti con l’azionista pubblico, risponendo a una domanda in tema di dividendi.
Sta di fatto che il bilancio di gruppi come questi è così articolato da rendere particolarmente complesso - sia dentro che fuori - individuare il perimetro su cui andare a calcolare il saldo tra le operazioni attive e passive. Restando nell’ambito del gas, tra gli osservati speciali ci sarà anche Gas Plus, mentre nei prodotti petroliferi (e non solo) si guarderà ad esempio anche a Saras. Ma è soprattutto il mondo dell’energia elettrica a essere nutrito: le utility (A2a e Iren più di Hera e Acea, stando alle prime informazioni raccolte da Il Sole), e poi i grandi gruppi produttori come Edison, Erg, Falck Renewables. Società che fanno cose diverse, con mix diversi e risultati diversi, che non sempre hanno visto tra quest’anno e lo scorso un balzo della marginalità così significativo. Dentro al +18,02% messo a segno dai titoli energetici di Piazza affari nell’ultimo anno (contro il +0,07 del Ftse All share) ci sono d’altronde situazioni molto eterogenee. Che ora, oltre all’una tantum, verranno accomunate da un’altra novità: l’obbligo - dal 1° aprile - di comunicare mennsilmente i prezzi medi di acquisto e vendita.
Marco Ferrando
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