di Antonio Larizza
Svolta Biden, si' alla revoca dei brevetti per i vaccini
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La proposta di sospendere temporaneamente i diritti sui vaccini anti Covid-19, avanzata dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden, ha squarciato un velo. Nella contesa tra proprietà intellettuale e diritto globale alla salute, in poche ore l’alleanza senza frontiere per la lotta al Covid tra imprese, governi, enti di ricerca e istituzioni internazionali è andata in frantumi.
Il fragile equilibrio si è rotto. Da una parte, la mossa di Biden ha compattato il fronte delle big-pharma, che hanno bocciato senza appello l’idea di dover cedere proprietà intellettuale. Dall’altra, ha unito i Governi e gli Stati, che si sono accodati. Con un’unica eccezione: la Germania di Angela Merkel.
Secca la reazione più attesa nel mondo delle imprese, quella dell’amministratore delegato di Pfizer, Albert Bourla. Il ceo ha spiegato di non essere «per nulla» a favore.
Secondo il numero uno di Pfizer - che ha da poco annunciato che produrrà 2,5 milioni di dosi entro la fine del 2022 - aprire siti di produzione del vaccino Pfizer-BioNTech al di fuori degli Stati Uniti e dell’Unione europea sarebbe complicato per problemi legati alle forniture delle materie prime e avrebbe come risultato quello di «ridurre il numero di dosi prodotte».
Bourla ha anche chiesto alle istituzioni di «non disturbare le operazioni di produzione con annunci politici e con vane promesse».
Sulla stessa linea la reazione della tedesca BioNTech: «La protezione del brevetto sui vaccini Covid non è il fattore limitante nella produzione e fornitura del vaccino», ha spiegato la società in una nota. Per BioNTech tale misura non avrebbe alcun effetto «a breve e medio termine». Anzi. «Gli esperti hanno già sottolineato che di solito ci vuole un anno per allestire e convalidare nuovi siti di produzione» e inoltre la produzione di un vaccino «è un processo complesso sviluppato in più di un decennio. Tutti i passi devono essere definiti con precisione ed eseguiti da personale esperto». Se tutti i requisiti non sono soddisfatti, si potrebbe «mettere a rischio la salute dei vaccinati».
Il brevetto di un vaccino non è nulla, senza il knok-how necessario per produrlo. In Italia la linea Pfizer-BioNTech è sostenuta da Farmindustria. «Non ci si può improvvisare produttori di vaccini contro il Covid - ha spiegato con una nota l’associazione delle imprese farmaceutiche italiane -. La proprietà intellettuale, come tra l’altro sottolineato recentemente anche dalla Commissione Europea, non rappresenta un ostacolo per l’aumento della produzione».
«Ad oggi - prosegue la nota - nel mondo ci sono circa 280 vaccini in sviluppo. In UE già 4 sono stati approvati e altri sono in fase di approvazione. Risultati possibili solo grazie alla proprietà intellettuale. La deroga ai brevetti non servirebbe ad aumentare la produzione né a offrire le soluzioni necessarie per vincere la pandemia. Potrebbe avere invece - avverte Farmindustria - l’effetto opposto: dirottare risorse e materie prime verso siti di produzione meno efficienti. E determinare così l’aumento della contraffazione a livello globale».
Più sfumata la posizione dell’Agenzia italiana del farmaco. «Credo che sia giusta da un punto di vista etico, ma vedo difficile che passi la proposta di Biden». Ha parlato così il presidente di Aifa, Giorgio Palù. «Ci sono aziende - ha spiegato - che hanno centri di ricerche e sviluppo, e investono centinaia di milioni di dollari per un vaccino. E non lo possono fare i laboratori universitari. Se si toglie lo stimolo di un vaccino nella proprietà intellettuale, chi fa più ricerca dopo?».
«Ripeto, - ha ribadito Palù - io ritengo sia giusto dal punto di vista etico che l’industria dica che in questo caso toglie la proprietà intellettuale. Questo lo reputo giusto. Non è detto però che Biden riesca ad imporsi».
Sul fronte politico, l’unica voce fuori dal coro è stata quella di Angela Merkel, che è andata contro corrente reagendo con scetticismo. La notizia, rimbalzata sui media europei e americani, ha anche influenzato per alcune ore l’andamento in borsa delle quotazioni delle big-pharma, che dopo le parole attribuite alla cancelliera tedesca hanno guadagnato parte del terreno perso da inizio seduta.
«La protezione della proprietà intellettuale è una fonte di innovazione e deve rimanere tale anche in futuro», queste le parole attribuite a un portavoce del governo tedesco.
Secondo quanto attribuito alla cancelliera, la revoca dei brevetti su vaccini anti Covid-19 provocherebbe «complicazioni severe» per la produzione dei vaccini. Secondo il governo tedesco i brevetti devono continuare a essere «protetti».
Opposta la reazione del premier italiano Mario Draghi: «I vaccini sono un bene comune - ha detto - giusto abbattere gli ostacoli alla loro produzione». Parole simili, anzi identiche, a quelle poi utilizzate dal presidente francese Emmanuel Macron. «I vaccini sono un bene comune globale - ha detto l’inquilino dell’Eliseo - quello che rende difficile l’accesso ai vaccini è il trasferimento di tecnologia e la capacità di produzione». Poi l’affondo: «Sono favorevole alla revoca della proprietà intellettuale», per permettere l’invio di vaccini «ai Paesi più fragili».
«Accolgo con favore il sostegno senza precedenti del governo degli Stati Uniti alla rinuncia della protezione della proprietà intellettuale per quanto riguarda i vaccini anti Covid-19». Con un messaggio affidato a Twitter, anche il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha approvato l’azione di Biden: «Nessuno di noi sarà al sicuro dal virus finché non saremo tutti al sicuro».
Come era prevedibile, viste le azioni avviate nei giorni scorsi, l’Organizzazione mondiale del commercio ha accolto «calorosamente» l’annuncio degli Stati Uniti. «È solo sedendoci intorno al tavolo che troveremo un modo pragmatico e accettabile per tutti i membri», ha spiegato la direttrice generale dell’Organizzazione mondiale del commercio, Ngozi Okonjo-Iweala, secondo una dichiarazione letta da un portavoce della Wto.
Okonjo-Iweala ha anche invitato India e Sud Africa - i due paesi la cui mozione congiunta per la liberalizzazione dei diritti sui vaccini ha fatto scattare la proposta americana - a presentare rapidamente un nuovo testo, rivisto alla luce della mossa di Biden.
Un portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Wang Wenbin, ha unito la Cina al coro dei favorevoli. «Tutti i Paesi hanno la responsabilità di combattere contro la pandemia e tutti sono uguali rispetto all’accesso ai vaccini» contro il coronavirus. Va detto che Pechino, pur posizionandosi a favore di un maggiore accesso per tutti i Paesi ai vaccini anti-Covid, non ha indicato azioni concrete.
All’insegna del disgelo anche la reazione della Russia, che si è detta disponibile a revocare il brevetto per i vaccini contro il covid in modo che possano essere usati in tutto il mondo.
Lo ha affermato lo stesso presidente Vladimir Putin, in un incontro video con la vice Premier, a cui fa capo il dossier della lotta alla pandemia, Tatyana Golikova. Putin ha dato istruzioni a Golikova di operare in questo senso. «La Russia sostiene questa idea, dato che nella situazione in cui ci troviamo non dobbiamo pensare a massimizzare i profitti quanto alla salute delle persone e la sicurezza può essere garantita solo se i vaccini sono usati nella grande maggioranza dei paesi».
Parole che rimettono la geopolitica al centro della campagna vaccinale. Nel mezzo di una partita complessa, che è appena cominciata.
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