dal nostro corrispondente Beda Romano
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È stato raggiunto nella serata di giovedì 27 ottobre un accordo storico tra Parlamento e Consiglio sul futuro delle emissioni nocive dei veicoli leggeri. Dopo lunghi mesi di trattativa, le due istituzioni si sono accordati per mettere al bando dal 2035 in poi automobili nuove a combustione. L’intesa, la prima del pacchetto Fit for 55, deve servire a ridurre le emissioni nocive per giungere alla neutralità climatica entro il 2050. Una clausola di eventuale revisione scatterà nel 2026.
«Questo accordo aprirà la strada a un’industria automobilistica moderna e competitiva nell’Unione europea», ha detto Jozef Síkela, il ministro ceco dell’Industria e del Commercio, in nome della presidenza di turno della Ue. «Il mondo sta cambiando e noi dobbiamo rimanere all’avanguardia nell’innovazione. Credo che possiamo trarre vantaggio da questa transizione tecnologica. La tempistica prevista rende gli obiettivi raggiungibili anche per le case automobilistiche». I costruttori responsabili di piccoli volumi di produzione in un anno solare (da 1.000 a 10mila nuove autovetture o da 1.000 a 22mila nuovi furgoni) «possono ottenere una deroga fino alla fine del 2035 (mentre quelli responsabili di meno di mille immatricolazioni di nuovi veicoli all’anno continueranno a essere esenti)», ha spiegato in un comunicato il Parlamento europeo.
Le case automobilistiche saranno chiamate a passaggi intermedi nella riduzione delle loro emissioni nocive nel 2025 e nel 2030 (rispetto ai dati del 2021). L’accordo segna una vittoria per la Commissione europea che poco più di un anno fa aveva presentato obiettivi ritenuti spesso troppo ambiziosi (si veda Il Sole/24 Ore del 15 luglio 2021). L’intesa giunge mentre Bruxelles sostiene che l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e la conseguente grave crisi energetica devono accelerare la transizione ambientale dell’Unione europea, non certo ostacolarla. «L’esecutivo comunitario pubblicherà una relazione entro la fine del 2025, e successivamente ogni due anni, per valutare i progressi verso una mobilità stradale a zero emissioni», spiega sempre il Parlamento europeo. «La relazione riguarderà l’impatto sui consumatori e sull’occupazione, i progressi in termini di efficienza energetica e di accessibilità economica dei veicoli a zero e a basse emissioni».
Nell’accordo si prende posizione sui carburanti sintetici, ritenuti neutri dal punto di vista delle emissioni di Co2. Una richiesta in particolare tedesca. Dopo aver consultato le parti interessate, la Commissione presenterà una proposta per l’immatricolazione di veicoli alimentati con questi carburanti dopo il 2035, in conformità con la legislazione europea, nel rispetto dell’obiettivo di neutralità climatica dell’Unione europea. In fin dei conti l’Europa sta scommettendo sull’auto elettrica. Positivo il commento di Julia Poliscanova, della Ong Transport & Environment: «I giorni del motore a combustione, che sputa anidride carbonica e produce inquinamento, sono finalmente contati». Più scettico Carlos Tavares, l’amministratore delegato del gruppo Stellantis, nato dalla fusione di Psa e di Fiat-Chrysler: «Non vedo la classe media in grado di acquistare auto elettriche a 30mila euro», aveva detto prima dell’accordo.
Beda Romano
Corrispondente
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