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Jacinda Ardern, l’ascesa del nuovo primo ministro neozelandese

di Barbara Pezzotti

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(REUTERS)

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21 ottobre 2017
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3' di lettura

La più giovane leader politica al mondo, Jacinda Ardern è a sorpresa il nuovo primo ministro neozelandese. Appena 37 anni, in parlamento dal 2008 e a capo del Partito laburista solo dall'agosto scorso, la Ardern è riuscita in quella che fino a poco tempo fa era stata definita una “missione impossibile”: interrompere il dominio incontrastato del Partito conservatore (National Party) che per tre legislature consecutive aveva guidato la Nuova Zelanda, traghettandola con successo fuori dalla crisi economica e finanziaria globale. In un Paese che cresce ai ritmi del 2,5% all'anno e in cui la disoccupazione è attualmente al 4,8%, il livello più basso degli ultimi otto anni, pochi avevano scommesso in un cambiamento di governo.

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Eppure la Ardern ce l'ha fatta. Prese le redini di un partito che aveva visto susseguirsi ben cinque leader in nove anni e che aveva iniziato la campagna elettorale con sondaggi che lo davano in stato semi-comatoso al 24% (la metà di quanto assegnato al National Party) la giovane neo-primo ministro ha elettrizzato il Paese con una campagna che ha conquistato l'elettorato. La Ardern ha parlato al cuore e alle tasche dei kiwi, puntando sulla lotta alla povertà infantile, agevolazioni allo studio e all'acquisto della prima casa per le giovani famiglie, riduzione dell'immigrazione e riforma della Banca centrale. In un Paese in cui il divario tra ricchi e poveri è cresciuto esponenzialmente negli ultimi anni, questo messaggio è stato vincente: in poco tempo, come hanno definito i media locali, è impazzata la “Jacinda-mania”.

La Ardern è cresciuta nel Waikato, una regione a nord del Paese in una famiglia di mormoni, ma da adulta si è allontanata dalla Chiesa e ora si definisce atea. Il padre ha lavorato come poliziotto mentre la madre era impiegata in una mensa scolastica. Laureatasi nel 2001, ha lavorato come ricercatrice nell'ufficio dell'allora primo ministro laburista Helen Clark che ne aveva subito intuito le potenzialità e l'ha fortemente sostenuta in quest'ultima campagna elettorale. Come molti kiwi, ha fatto alcuni anni di esperienza nel Regno Unito dove ha lavorato come policy advisor per il gabinetto di Tony Blair. Mentre era in Europa è diventata anche presidente dell'International Union of Socialist Youth.

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AFP

La Arden si definisce social-democratica e progressista e vive con il suo fidanzato, il presentatore televisivo Clarke Gayford. Divenuta leader del partito ha dovuto rispondere a molte domande sulla sua vita privata, incluso come avrebbe conciliato la carriera politica con una possibile maternità, visto che nel passato aveva espresso pubblicamente la volontà di avere figli. “Questo è un dilemma che purtroppo le donne ancora affrontano. Si può solo vivere giorno per giorno e vedere come va” ha risposto la Ardern. Che ha aggiunto, conquistando definitivamente l'appoggio delle donne neozelandesi: “È incredibile che ancora oggi una donna debba rispondere a queste domande”.

La veloce scalata al potere di Jacinda Ardern rientra in un trend internazionale di cambio generazionale già avvenuto nella politica austriaca, irlandese, canadese e francese. “Con la crisi economica e finanziaria globale è avvenuto un riorientamento politico da parte dell'elettorato” spiega Bryce Edwards, docente di Scienze politiche all'Università Victoria di Wellington. “Le persone non credono più che per essere un politico efficace si debba avere una lunga esperienza, un'età matura e forti credenziali”.

Sarebbe però sbagliato sottovalutare le abilità politiche della Ardern che, circondata da un entourage di esperti, è riuscita a ribaltare il risultato elettorale. Sebbene il Labour Party sia finito secondo nelle elezioni del 23 settembre (il National Party controlla dieci seggi in più rispetto al Partito laburista), la giovane leader è riuscita a convincere un veterano della politica, Winston Peters del partito di destra New Zealand First, a salire a bordo. Dopo dodici giorni di negoziazioni Peters, che recentemente aveva sostenuto il Governo conservatore, ha annunciato l'appoggio alla Ardern, affermando che il capitalismo “deve riguadagnare un volto umano”. L'appoggio esterno dei Verdi ha sigillato il successo finale dei laburisti.

La coalizione controlla 63 dei 120 seggi in parlamento, quindi la vita non sarà facile per la Ardern, anche perché i suoi alleati sono nemici storici e posizionati agli estremi opposti nello spettro della politica kiwi. Intanto, il dollaro neozelandese è calato dell'1,7% giovedì, a causa di preoccupazioni dei mercati sulle politiche economiche del nuovo esecutivo e la Borsa ha subito una contrazione dell'1 per cento.

Tuttavia i problemi di coabitazione e le reazioni dei mercati non sembrano averla turbata. Quando le hanno chiesto se sarà in grado di mantenere la difficile coalizione, ha risposto con un sorriso: “Da presidente del sindacato internazionale dei giovani socialisti ho guidato un'organizzazione a cui appartenevano israeliani e palestinesi”. Ha quindi concluso con un: “I can do this”. Posso farcela.

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