di R.I.T.
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Con la guerra in Ucraina il prezzo della pasta, insieme a tutti gli altri prodotti a base cereale, potrebbe superare il 10%. L’incremento si aggiunge all’aumento di prezzo del 10% della pasta avvenuto alla fine dello scorso anno. Federalimentare prevede uno scenario di mercato con ripercussioni importanti sui prezzi, dovute alla somma di diversi fattori, dai rincari energetici, all’aumento del gas, agli scioperi dei trasportatori.
A segnalare un potenziale rialzo è anche Coldiretti che parla di effetto valanga sull’inflazione con il prezzo al consumo della pasta secca e fresca che in media- secondo elaborazioni Coldiretti su dati Istat - è già aumentato a gennaio del 12,5% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Coldiretti denuncia inoltre che «il grano duro italiano per la pasta è pagato agli agricoltori nazionali meno di quello proveniente dall’estero che pesa per il 40% sulla produzione di pasta».
Nel quadro d’insieme, Coldiretti sottolinea che «l’Italia è costretta oggi a subire le incertezze che vengono dai mercati mondiali perché molte industrie anziché garantirsi gli approvvigionamenti con prodotto nazionale hanno preferito acquistare sul mercato internazionale approfittando delle basse quotazioni dell’ultimo decennio». La soluzione è «investire sui contratti di filiera di lungo periodo tra agricoltori ed industrie per potenziare la produzione nazionale e ridurre la dipendenza dall’estero e dalle speculazioni in atto sui mercati mondiali».
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