di Marco Ludovico
Germania: "Italia salvi migranti su Humanity 1"
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Già visto in abbondanza con il governo Conte 1, il balletto sui migranti ritorna scatenato. Incessante, durerà diverse settimane come minimo. È uno scontro politico, di poteri, spesso a dispetto delle regole. Le norme in mare sono chiare. Ma tra le pieghe delle disposizioni, le loro interpretazioni, gli atti politici sovrani, ricomincia così l’ennesima replica di un film già visto. Con una certezza già riconfermata:l’attesa infinita in alto mare dei naufraghi. Quelli raccolti dalle Ong (organizzazioni non governative), unità di soccorso di media o grande stazza. Poi però c’è lo sciame di imbarcazioni più piccole, impossibili da fermare prima dell’approdo.
L’intervento di soccorso in caso di pericolo è un obbligo internazionale della legge del mare, ripetuto da anni in una serie di disposizioni nazionali e internazionali. Da nessuno, com’è ovvio, contestato. Lo conoscono bene innanzitutto i trafficanti di esseri umani, pronti a mandare su imbarcazioni insicure i migranti disperati. Una volta soccorsi in acque internazionali - le Ong sono di nuovo presenza diffusa nel Mediterraneo - scatta il contatto urgente con gli Mrcc (maritime rescue coordination center) nazionali. Se le partenze sono dalle coste nordafricane, soprattutto Libia e Tunisia, le prime chiamate vanno all’Italia e Malta. Da lì cominciano le indicazioni di Stato e gli scenari incerti o drammatici.
Il Viminale guidato da Matteo Piantedosi si era opposto inizialmente all’ingresso in acque territoriali di Geo Barents (Medici senza frontiere, 572 immigrati, bandiera norvegese), e Humanity 1 (Sos Humanity, 179 migranti, bandiera tedesca) nello Jonio tra Catania e Augusta; più Ocean Viking (Sos Méditerranée, 234 immigrati, bandiera norvegese) vicina a Porto Empedocle (Ag). Si è aggiunta una quarta unità Ong, Rise Above, nei pressi di Lampedusa, con 94 migranti.
Il no delle autorità è stato poi rivisto, dando il via libera all’accesso di due imbarcazioni diverse nell’arco di poche ore. La Humanity 1 di Sos Humanity ha varcato il confine «dopo aver ottenuto il permesso dalle autorità del porto di Catania», ma «non andrà» nella città siciliana e «non ha mai avuto intenzione di farlo». Anche la Geo Barents, nave di ricerca e soccorso di Medici Senza Frontiere (Msf), naviga in acque territoriali italiane «dopo aver chiesto e ricevuto il permesso dalle autorità».
Il confronto appena richiesto da Parigi con una serie di Stati, Italia compresa, prelude a entrare nel vivo delle questioni riportate, appunto, a un film già visto da anni. L’Italia ha chiesto l’identificazione dei migranti a bordo, Bruxelles ha replicato: va fatto dalle autorità al momento dello sbarco. Si gira attorno al tema, pure questo non nuovo, di raccogliere le richieste di asilo già in mare per poi avviare i migranti alla nazione richiesta per lo stesso asilo: procedura controversa e complicata. Resta la forza delle Ong: quella di intercettare e soccorrere i viaggi della disperazione ma anche la provenienza degli Stati di bandiera. La Francia si sta muovendo anche perché rappresenta Ong strutturate e organizzate.
Le condizioni meteorologiche in mare stanno via via peggiorando. L’allarme delle Ong è stato già lanciato, nelle prossime ore si vedrà fin dove arriverà il livello di pericolo. Certo, in alto mare è maggiore: se la forza delle onde mettesse a rischio i natanti non ci sarebbe da meravigliarsi se le unità con i migranti decidessero di avvicinarsi sottocosta in attesa del permesso di entrare in porto. C’è poi un protocollo già visto forse già prossimo attuazione. Si fanno sbarcare prima le donne, i minori, le persone disabili o in precarie condizioni di salute. Nel frattempo il botta e risposta tra Roma, Bruxelles e le principali cancellerie europee andrà avanti senza sosta.
Marco Ludovico
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