Brasile, Lula giura come presidente
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Salgono le aspettative, in Argentina, per l’incontro tra il presidente Alberto Fernández e il suo omologo brasiliano, Luiz Inácio Lula da Silva, che è arrivato domenica a Buenos Aires accompagnato, tra gli altri, dalla moglie, Rosángela, e dai ministri Mauro Vieira (Esteri) e Fernando Haddad (Finanze). «Qui a Buenos Aires avrò un intenso lavoro per riprendere la cooperazione tra Brasile e Argentina, uno dei principali mercati per i prodotti industriali brasiliani, che è anche il terzo partner commerciale del Brasile», ha scritto Lula sui social. Tra i temi più attesi anche la creazione di una moneta comune, che «non implicherà la fine del real (brasiliano) o del peso (argentino)», ha precisato Haddad.
Prudenza anche nelle parole di Vieira, secondo cui la questione della valuta comune è ancora «in fase di discussione» e non sarà comunque una realtà che avverrà «in breve tempo». Più entusiasta sull’argomento il presidente argentino, che ieri all’emittente brasiliana Bandeirantes ha sottolineato come «con Lula è tutto più facile perché crede nel Mercosur. La moneta unica dipende fondamentalmente dal Brasile» perché l’Argentina è molto interessata alla sua attuazione, ha aggiunto Fernandez.
In dichiarazioni al Financial Times, il ministro dell’Economia argentino Sergio Massa ha confermato l’idea, e spiegato che in occasione del vertice che si apre nelle prossime ore a Buenos Aires della Comunità degli Statti d’America Latina e dei Caraibi (Celac), «verrà presa la decisione di iniziare a studiare i parametri necessari per una moneta comune, compresi gli aspetti fiscali, delle finanze pubbliche e del ruolo delle banche centrali. Non voglio creare false aspettative - ha chiarito - ma è il primo passo di un lungo cammino che sono convinto l’America Latina debba percorrere».
Il giornale ricorda che la moneta in questione si chiamerà “sur” (che in spagnolo significa Sud), un nome proposto lo scorso anno da Luiz Inacio Lula da Silva nel corso della campagna elettorale che lo ha portato per la terza volta alla guida del Brasile. A dare l’annuncio dell’avvio del progetto dovrebbero essere il presidente dell’Argentina Alberto Fernández e lo stesso brasiliano Lula, che nelle prossime saranno insieme nella capitale argentina per il vertice della Celac.
L’obiettivo della moneta regionale, che non dovrebbe sostituire quelle esistenti nei differenti Paesi latinoamericani ma operare in parallelo, è in una prima fase quello di rafforzare il commercio tra i due giganti del Sudamerica, riducendo la dipendenza degli scambi dal dollaro Usa. Senza dover rispolverare l’idea della moneta sovrannazionale ’Bancor’, illustrata nel 1944 dal britannico John Mainard Keynes, ma bocciata durante la Conferenza di Bretton Woods a favore del dollaro, l’esempio dei leader sudamericani viene dall’introduzione in Europa dell’euro nel 2002.
È’ un fatto che Brasile e Argentina discutono della possibilita’ di una moneta unica dai primi del 2019, anche se inizialmente la proposta fu osteggiata dalla banca centrale brasiliana, preoccupata per la debolezza del peso argentino e della forte inflazione che lo sorso anno in Argentina ha sfiorato il 100%. Ora le prospettive sembrano migliorate sia per l’azione di contenimento del governo di Buenos Aires, sia anche per l’attuale maggiore omogeneità politica dei governi del subcontinente americano. In ogni caso, dato che nei mesi scorsi vari presidenti della regione - il cileno Gabriel Boric e il colombiano Gustavo Petro - si sono detti favorevoli ad esaminare il tema, la chiara intenzione è quella di invitare progressivamente i 33 Paesi latinoamericani della Celac ad aderire al Sur. E possibile che il Sur possa essere adottato in un secondo tempo dai quattro Paesi del Mercosur (Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay) che già hanno da tempo collaudati rapporti economici e commerciali, e in seguito dagli altri. Sognare non costa nulla, ma l’obiettivo del progetto è certo ambizioso perché, secondo le stime del Financial Times, se coprisse tutta l’America latina il Sur rappresenterebbe circa il 5% del Pil globale.
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