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La meteora Berzin trionfa a Campitello

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Evgeni Berzin e Miguel Indurain al Giro d’Italia del 1994

Evgeni Berzin e Miguel Indurain al Giro d’Italia del 1994

11 luglio 2018
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2' di lettura

Il Giro d’Italia del 1994 viene ricordato come uno dei più belli ed emozionanti di sempre. Un concentrato di campioni e di emozioni che raramente si vede in una corsa a tappe. Fu il Giro in cui si rivelò il talento sconfinato di Marco Pantani, che trionfò all’Aprica in una tappa rimasta alla storia con Stelvio, Mortirolo e Santa Cristina. Fu il Giro in cui Miguel Indurain mostrò, per la prima volta, le proprie debolezze: piegato, proprio dal Pirata, ma anche penalizzato da una condizione di forma approssimativa visto che era proiettato sulla quarta vittoria consecutiva al Tour (poi puntualmente centrata). E fu il Giro, l’unico, vinto dal russo Evgeni Berzin a soli 24 anni grazie a un colpo di pedale che non ritrovò mai più nella sua carriera.

Proprio Berzin indossò la maglia rosa (per portarla poi fino a Milano) vincendo in cima a una delle salite più famose del Molise, neppure troppo lontano da Castel San Vincenzo: Campitello Matese. Non è un’ascesa impossibile, ma alla quarta tappa Berzin aveva di gran lunga la condizione migliore di tutti – quell’anno aveva già conquistato a sorpresa la Liegi-Bastogne-Liegi – e con uno scatto a 4 km dalla fine lasciò indietro tutti i favoriti. Raggiunse il bergamasco Oscar Pelliccioli al triangolo rosso dell’ultimo km (“andava a velocita doppia”, disse quest’ultimo) e lo bruciò allo sprint. Berzin avrebbe poi bastonato la concorrenza sia nella cronometro di Follonica, dove rifilò due minuti e mezzo a Indurain, sia nella cronoscalata del Bocco per poi difendersi sulle montagne, anche con un po’ di fortuna, dai micidiali attacchi di Pantani, che terminò secondo in classifica generale a 2 minuti e 51 secondi con Indurain terzo a oltre 3 minuti.    

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Per il Pirata quel Giro fu l’inizio della leggenda, per Indurain un buon allenamento in vista del quarto Tour consecutivo vinto e per Berzin l’apice di una carriera che sarebbe forse potuta essere più brillante.

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