di Alessandro Turci
(Credit: Federica Miglio)
2' di lettura
Il lirismo di Kawabata, dimenticatelo. Tokyo è Revisited (al Maxxi di Roma fino al 16 ottobre 2022) nelle fotografie di due anti-maestri: Daido Moriyama e Shomei Tomatsu.
L'esposizione scuote il gusto del pubblico occidentale colto, nutrito a lungo da un certo idealismo classicista giapponese incardinato sui massimi, da Ōoka a Mishima: frequentazioni consolatorie, se non per contenuti almeno per stile sublime.
Il Maxxi, lo sappiamo, accoglie spesso le opere d'arte respingendole. E' la sua cifra peculiare. Ecco quindi che un allestimento pensato, nelle parole dei curatori (Hou Hanru e Elena Motisi), per sottolineare la realtà distopica di Tokyo e di Roma – metropoli di ossimori taglienti costruiti sulla coesistenza di bellezza/bruttezza – appare convincente.
Il cane randagio di Moriyama è il simbolo di tutto il percorso espositivo. A occhi bassi, dimessi, nello sguardo dello stray dog (1971) s'identifica quello di entrambi i fotografi, persi ma vigili nel loro nomadismo urbano. Come non c'è virtuosismo, a parte alcuni scatti erotici di pattern astrattista, nel Giappone di Moriyama e Tomatsu non è contemplato il primato della tecnica.Diversi video – quasi amatoriali – li ritraggono entrambi al lavoro rivelando un ricorso ad apparecchi fotografici affatto professionali. Sono gli strumenti dei quali si potrebbe avvalere un qualsiasi turista per foto ricordo, che nelle loro mani diventano clamoroso strumento rabdomantico.
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Si aprono così le porte dei quartieri controversi di Tokyo, le solitudini urbane, le maschere teatrali, i feti, le metropolitane, i nudi quasi rubati ma mai sottratti, anzi pudicamente mostrati nella loro terrena imperfezione e solitudine di corpi.La ricerca del bello nell'asimmetrico si bilancia così nel bianco e nero – diversissimo – dei due artisti, come fossero amanuensi che custodiscono inchiostri di densità opposte, per un medesimo fine. Non è forse del tutto vero – ma lo si può ben concedere ai curatori impegnati giustamente a promuovere una mostra di valore – che l'arte del manga fotografico giapponese sia una sorta di social media pre dittatura digitale, ma certo il carattere istantaneo di molti scatti è ineludibile.Lo scorcio di Giappone rivisitato al Maxxi ha il merito della schiettezza. Del già visto ma mai metabolizzato. Del regno transitorio delle forme. Un reportage d'arte con occhi randagi e mai asseverativi.
Di questi tempi, non è poco.
“Tokyo Revisited” Roma, Maxxi, fino al 16 ottobre 2022
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