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Rischio di fornitura: qualche consiglio utile per gestirlo in modo corretto

di Federico Caniato *

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(EPA)

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Un’attività indispensabile per la sopravvivenza delle imprese, da svolgere sapendo che non sempre è possibile prevedere quello che succederà in futuro

12 maggio 2022
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4' di lettura

Gli ultimi anni sono stati costellati da eventi internazionali che hanno reso sempre più problematica la gestione delle forniture, si pensi ad esempio alla pandemia, ai blocchi dei porti cinesi e del Canale di Suez, alla crisi dei semiconduttori e al conflitto in Ucraina solo per citare i più recenti. D’altra parte, le nostre aziende dipendono fortemente dai fornitori per la loro operatività, considerando che gli acquisti possono pesare fino all’80% dei ricavi, e larga parte di questi fornitori sono internazionali. Anche i fornitori nazionali a loro volta dipendono dall’estero per approvvigionarsi di materie prime e componenti, e sempre più spesso i fornitori ritardano le consegne o non riescono a soddisfare le richieste, mentre i prezzi continuano a salire.

Oggi si parla molto di reshoring, cioè di riavvicinare le fonti di approvvigionamento, quando non addirittura di internalizzare alcune attività, ma sono operazioni che richiedono tempi lunghi e investimenti considerevoli, e non sempre sono possibili, si pensi ad esempio alle materie prime disponibili solo in alcuni Paesi (come il litio per le batterie). In questo contesto, la gestione del rischio di fornitura è diventata un’attività indispensabile per sopravvivere, sapendo che il rischio non è eliminabile e non è sempre possibile prevedere che cosa succederà in futuro. L’idea è facilmente condivisibile, ma come attuarla non è per nulla scontato.

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Il primo, fondamentale, passo è l’identificazione delle forniture più esposte al rischio, ovvero capire quali merceologie e quali fornitori sono più soggetti a potenziali interruzioni e quali siano le possibili fonti di incertezza. Per fare questo, il primo passo è ovviamente conoscere con precisione che cosa si acquista e da chi, identificando ad esempio i codici di acquisto per cui ci si affida ad un unico fornitore e associando a ciascun fornitore la sua localizzazione, per comprenderne l’esposizione a potenziali problemi di trasporto, doganali, di valuta, nonché dovuti ad eventuali lockdown.

Si tratta di fare un’analisi dettagliata della propria spesa, estraendo opportunamente i dati dal gestionale aziendale ed eventualmente utilizzando appositi strumenti di gestione degli acquisti. Ma questo è solo il primo passo, perché purtroppo spesso i rischi si nascondono oltre il primo livello di fornitura: ad esempio fornitori locali e affidabili possono a loro volta dipendere da fornitori di secondo livello situati dall’altra parte del mondo e da mercati molto concentrati con scarsità di offerta.

Diventa quindi necessario comprendere come si articola la catena di fornitura a monte dei fornitori di primo livello, in particolare per quelli più critici, in modo da identificare in modo più completo le fonti di rischio. Questa analisi è sicuramente più difficile della prima, perché richiede di raccogliere informazioni aggiuntive direttamente dai fornitori di primo livello, non essendo normalmente già disponibili internamente né tramite fonti pubbliche.

Una volta completata la mappatura della rete di fornitura, almeno per le merceologie più critiche, è necessario compiere un terzo passo fondamentale, che consiste nel monitoraggio delle fonti di rischio che sono state individuate. Se ad esempio si è identificata una dipendenza critica da un fornitore localizzato nel Guangdong, o si utilizzano componenti elettronici prodotti esclusivamente a Taiwan, oppure ci si affida esclusivamente ad un fornitore turco per alcune lavorazioni critiche, è bene tenere costantemente sotto controllo l’evoluzione della situazione economica, politica, sanitaria e logistica di quelle zone, possibilmente cercando di comprenderne non solo lo scenario attuale, ma anche le probabili evoluzioni future.

Questa attività richiede conoscenze e fonti informative adeguate, per cui oggi esistono servizi specializzati che forniscono aggiornamenti continui, sfruttando molteplici fonti informative e algoritmi di intelligenza artificiale per collegarle e interpretarle. In questo modo è possibile non solo identificare le fonti di rischio, ma anche accorgersi tempestivamente di avvenimenti che potrebbero portare a problemi di fornitura nel prossimo futuro, e cercare di adottare rapidamente contromisure adeguate.

In generale esistono due principali modalità per gestire i rischi dopo che sono stati individuati: prevenirli o mitigarli. Nel primo caso si tratta di ridurre la propria esposizione, ad esempio attivando preventivamente fornitori aggiuntivi, in aree geografiche diverse, o addirittura modificando i propri prodotti per eliminare componenti e materiali critici per cui non esistono fonti alternative. In questo modo si riduce il rischio alla fonte, a fronte di costi aggiuntivi, pur sapendo che il rischio non può mai essere del tutto eliminato.

Nel secondo caso si tratta di ridurre le conseguenze di eventi negativi, ad esempio dotandosi di maggiori scorte che permettano di far fronte a temporanee interruzioni di fornitura, oppure stipulando contratti di fornitura che garantiscano la continuità anche in caso di scarsità di materiali, o ancora cercando fornitori alternativi da utilizzare soltanto in caso di necessità. Anche queste azioni presentano costi e limiti di applicazione, e non annullano del tutto le conseguenze di eventi negativi.

Entrambe le modalità hanno i loro pregi e limiti, e possono essere utilizzate in modo combinato, ma soltanto se l’identificazione e valutazione delle fonti di rischio è stata effettuata in modo corretto. Oggi non possiamo prevedere con certezza come evolverà lo scenario economico nei prossimi mesi o anni, ma sicuramente ci saranno nuovi cambiamenti ed eventi inaspettati: l’unica certezza che abbiamo è che dobbiamo imparare a convivere con l’incertezza!

* Professore Ordinario di Gestione e Organizzazione Aziendale, Politecnico di Milano


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