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Contro la tempesta Omicron serve un nuovo decreto liquidità

di Giancarlo Mazzuca

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Antonio Patuelli (Imagoeconomica)

Antonio Patuelli (Imagoeconomica)

La tempesta che nelle ultime settimane è tornata ad abbattersi sulle imprese, per certi versi, appare ancora più grave di quella del 2020

10 gennaio 2022
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2' di lettura

La tempesta che nelle ultime settimane è tornata ad abbattersi sul mondo delle imprese presenta diverse sfaccettature e, per certi versi, appare ancora più grave di quella attraversata nel 2020 con la prima ondata Covid. Tanti i nodi da sciogliere che sono sul tappeto: dalla variante Omicron che, contagi-record a parte, sta di nuovo paralizzando l’attività produttiva di molte imprese con pesanti riflessi sull’occupazione, all’inflazione, che è tornata ai livelli di 14 anni fa sfiorando il 4%; dal caro-energia, con aumenti esponenziali delle bollette, ai gravissimi problemi di liquidità delle aziende e delle famiglie. Molti SOS che rischiano di mettere definitivamente in ginocchio l’Italia SpA.  Di fronte alle nuove emergenze, gli addetti ai lavori hanno cercato per qualche tempo di chiudere un occhio ma oggi non è più possibile fare finta di nulla (o quasi) di fronte all’aggravarsi esponenziale della situazione.

Bene ha, quindi, fatto l’Abi a lanciare l’allarme sul problema della liquidità con una lettera inviata all’esecutivo ed al governatore della Banca d’Italia. Come hanno sottolineato il presidente dell’Associazione, Antonio Patuelli, ed il suo direttore generale, Giovanni Serafini, le misure previste dalla legge di bilancio appena varata,  non sono, in effetti,  sufficienti a far galleggiare le imprese in mezzo al maremoto scatenato dalla nuova esplosione del contagio: ci vogliono ben altri interventi ed il fatto che, su questo punto, si sia direttamente mossa la sala dei bottoni del sistema bancario  è la cartina di tornasole di una situazione tornata ad essere gravissima: pensiamo solo ai nuovi blackout nel comparto turistico durante le feste natalizie.

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Non c’è tempo da perdere: bisogna, a questo punto, riconfermare in toto  i provvedimenti di sostegno alle imprese che erano stati varati nell’aprile del 2020 con il decreto Liquidità quando i contraccolpi della prima ondata pandemica fecero già andare in tilt il made in Italy.  Vengono oggi smentite quelle previsioni improntate ad un certo ottimismo di qualche tempo fa quando molti guru avevano creduto che il peggio fosse, ormai, alle nostre spalle. Non è stato così perché, non appena il Covid ha ripreso vigore, tutto il sistema produttivo ha ricominciato a vacillare pericolosamente.

E oggi, in alcuni settori, la situazione appare addirittura più nera rispetto a quella registrata due anni fa: è il caso della crisi energetica che è il classico esempio del déjà vu: senza tirare in ballo Greta Thunberg e le sue invettive contro i bla-bla sull’ambiente, chi poteva immaginare che i prezzi del gas, della luce e del petrolio sarebbero schizzati così in alto nel giro di poco tempo? Una situazione resa ancora più grave dal ping-pong dell’Europa che continua a procedere senza bussola sull’argomento: è illuminante l’esempio del nucleare, con la Francia che è sempre più favorevole al suo utilizzo e con la Germania che sta invece facendo marcia indietro. Sullo scottante tema, i vertici di Bruxelles stanno procedendo davvero a zig-zag. E noi con loro.  

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