di Angelo Flaccavento
(AFP)
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Il gioco della moda, a Parigi, si fa sempre serio. Il volume si alza. A questo giro i decibel deflagrano proprio: la fashion week maschile si apre con il debutto di Pharrell Williams alla direzione creativa della divisione uomo di Louis Vuitton. Il musicista prende il posto che fu di Virgil Abloh.
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È una produzione faraonica: sfilata sul Pont Neuf interamente ricoperto di un enorme damier oro, arrivo in bateau mouche, parterre con tutti i reali dell'entertainment - da Rihanna perennemente in ritardo a Beyoncé. Parlare di sfilata è riduttivo, in effetti. Vuitton si sta trasformando in un cultural brand e quello di ieri è stato un happening totale, una prova di puro entertainment, conclusa da un trascinante concerto di Pharrell e Jay-Z, nella quale gli abiti - un melange disparato di tailoring, sport, vaga eccentricità tenuto insieme dall'ubiquo damier - sono solo una parte dell'equazione. Lo spettacolo è grandioso, e certamente aggregativo, ma la moda, ancora, deve essere messa a fuoco. Manca l'ispirata leggerezza che Pharrell profonde nel suo personalissimo modo di vestire.
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