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Exor, il buy back e i 23 miliardi bruciati dal «listino Agnelli»

di Marigia Mangano

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(EPA)

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15 novembre 2018
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3' di lettura

Exor, la holding della famiglia Agnelli, ha annunciato ieri un buy back di 300 milioni. La scelta, quanto a tempi e modalità, non è fatto casuale. Due numeri aiutano a capire il perché: il 35% a cui è arrivato ormai lo sconto sul Nav a cui tratta la holding (Nav); il “costo”di 23 miliardi che la galassia Agnelli ha pagato in termini di capitalizzazione bruciata dai massimi del 2018.

Il piano di riacquisto
Ieri la holding della famiglia Agnelli ha annunciato un nuovo programma di riacquisto di azioni proprie fino a 300 milioni di euro. L'impegno della holding, ricorda la nota, è pari a circa il 50% del dividendo straordinario che la società si aspetta di ricevere da Fca dopo la chiusura della vendita di Magneti Marelli, prevista nel primo semestre 2019. Fca ha infatti annunciato una maxi cedola di due miliardi di euro dopo la vendita della controllata di componentistica. Cedola che si andrà a sommare «alla distribuzione di un dividendo annuale ordinario nella primavera del 2019 nella misura del 20% degli utili». Questa scelta si traduce per il primo azionista di Fiat Chrysler Automobiles , Exor, a cui fa capo il 29% di Fca, in un assegno di 600 milioni di euro circa. Somma destinata a salire in relazione al dividendo ordinario.

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Grazie all’operazione Magneti Marelli, dunque, la holding è passata così all'incasso dopo un lungo periodo di rinuncia alla cedola e, soprattutto, dopo aver versato solo quattro anni fa un assegno di pari entità nelle casse di Fca. Il riferimento è al piano di rafforzamento da 4 miliardi, annunciato a fine 2014 dall'allora ceo Sergio Marchionne, nell'ambito del quale proprio Exor investì 886 milioni di dollari, poco più di 700 milioni di euro, sottoscrivendo la quota parte del prestito convertendo da 2,5 miliardi. Operazione propedeutica al successivo scorporo di Ferrari. Un impiego di liquidità importante che dunque si appresta ora a rientrare nelle casse della holding, ma che con il piano di buy back trova già una nuova collocazione . Il programma di riacquisto viene considerato da Exor “come un’opportunità di investimento, nell’ambito della strategia per allocare capitali e remunerare gli azionisti”, ha spiegato la società nel comunicato.

La galassia Agnelli brucia 23 miliardi dai massimi
In proposito c’è chi osserva che la scelta di avviare il buy back arriva in un momento in cui tutti i titoli della galassia Agnelli hanno perso un valore importante dai massimi toccati nel corso del 2018, con il risultato immediato che il valore del portafoglio della holding si è ridimensionato e secondo l’ultimo aggiornamento disponibile le quotazioni di Exor evidenziano oggi uno sconto sul Nav che si è ampliato fino al 35%.

Sommando le perdite di valore di Exor a quelle di Fca, Cnh Industrial e Ferrari, l’intera galassia Agnelli ha bruciato dai massimi del 2018 qualcosa come 23 miliardi di euro. Nell'esercizio dei numeri, si potrebbe dire che la perdita di valore è superiore all’intera capitalizzazione di Ferrari, ormai intorno ai 18 miliardi di euro. Solo la Rossa, vale la pena di ricordare, dopo i massimi toccati a giugno a 129,5 euro, viaggia ora intorno a 98 euro, con un valore di Borsa di 19 miliardi circa. Il calo sul mercato, dunque, è costato quasi 6 miliardi di euro.

Il calo, generalizzato, e amplificato dalla debolezza dei mercati e in particolare del settore auto (-19% Eurostoxx del comparto da inizio anno) ha evidentemente avuto riflessi sul Nav della holding, ovvero sulla valore del portafoglio partecipazioni. Rispetto al 30 giugno, quando il net asset value di Exor era pari a 24 miliardi di dollari, oggi lo stesso è sceso a 21,5 miliardi di dollari. Considerando l’attuale capitalizzazione della holding, dunque, a forte sconto rispetto ai suoi asset, il piano di riacquisto è considerato una opportunità di investimento.

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